L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Un sogno di Hans Sachs

di Luis Gutiérrez

La fantasiosa lettura del capolavoro wagneriano, trasformato in una surreale e fiabesca proiezione onirica dal regista Stefan Herheim, colpisce nel segno e reinterpreta in modo coinvolgente e convincente lo spirito della partitura anche nonostante un corposo taglio nell'inno finale all'arte tedesca. nel cast domina l'Hans Sachs di Michael Volle.

SALZBURG, 20 agosto 2013 - Confesso che Wagner non è esattamente il mio autore prediletto, ma se dovessi indicare fra quelli che l'autore stesso pomposamente ha definito "Gesamkunstwerke " uno che mi piaccia veramente, questo è proprio Die Meistersinger von Nürnberg. Inserisco un'altra piccola premessa personale ricordando che dopo quello che per me è stato un palese tentativo di omicidio di Die Entführung aus dem Serail avevo promesso a me stesso di non ripetere più il nome dell'autore di quell'allestimento. Fortunatamente posso dire che ho dovuto cambiare idea e ricordare Stefan Herheim, che ha gestito una delle migliori performance cheio abbia mai visto della commedia wagneriana. Il regista presenta l'azione come un sogno di Hans Sachs e i tre atti si svolgono in diverse zone della casa e dello studio del calzolaio. L'opera inizia ancor prima dell'apertura del sipario, quando vediamo Hans sedere alla scrivania e comporre le poesie per i suoi Lieder. Il Maestro chiude un sipario di garza su cui vi è una proiezione di quello che gli abbiamo appena visto creare e subito l'orchestra attacca la formidabile ouverture dell'opera. Il primo atto, che Wagner colloca fra gli ultimi banchi della chiesa di Santa Caterina a Norimberga, si svolge in uno scenario che simula lo scrittoio del poeta in proporzioni gigantesche. La scena riproduce dettagliatamente cassetti e scomparti del mobile dove in cui il Maestro (Sachs, non Wagner) compone la sua musica. Il secondo atto si svolge non nella Norimberga immaginata dal Maestro (Wagner, non Sachs), ma nell'officina di calzolaio Hans, pure ingigantita, che ovviamente rappresenta uno spazio aperto in cui la casa di Pogner è l'armadio Sachs. Il regista sottolinea una tensione erotica tra il calzolaio vedovo e la giovane figlia del ricco orafo, rispettando il contegno di Sachs e lasciando intendere che a Eva costa molto di più pensare di non unirsi al vecchio mentore. La scena non termina nel tumulto che vediamo normalmente, ma in un sogno selvaggio in cui dai libri di fiabe collocati sugli scaffali spunta una moltitudine di personaggi che si uniscono in un'orgia collettiva in cui , ad esempio, Cappuccetto Rosso e il grande lupo cattivo se la spassano, Biancaneve insegue i sette nani, o il Gatto con gli Stivali tenta di sodomizzare un altro animale non meglio identificato. Questa scena non è assolutamente gratuita, bensì solleva lo stesso clamore immaginato dal Maestro (Wagner, non Sachs), immerso nel sogno incontrollato del Maestro (Sachs, non Wagner). Il terzo atto si svolge non alla periferia di Norimberga, ma nel laboratorio, di nuovo amplificando tutti i mobili con attenzione ai dettagli.

Alla fine della commedia, dopo la chiusura e riapertura del sipario di garza vediamo nelle loro lenzuola sia Sachs sia Beckmesser. Era un sogno solo o due? E se erano due erano complementari? Ciascuno trovi la propria risposta. Indipendentemente dall'interpretazione che ciascuno potrà dare, devo dire che il regista ha sempre rigorosamente rispettato la complessissima partitura di Wagner.

L'interpretazione di Michael Volle come Hans Sachs è stata magnifica, probabilmente la migliore che abbia mai visto. Georg Zeppenfeld come Pogner e Markus Werba come Beckmesser apparivano più giovani del solito, anche se nel caso del burocrate è giustificato dal suo disperato tentativo di conquistare Eva; le loro performance vocali erano perfette, anche se non particolarmente brillanti. C'è stato chi non ha gradito la prestazione di Roberto Saccà come von Stolzing, ma a mio parere è stata più che corretta e se anche l'italo tedesco non sembrerà un ragazzino dà comunque al Cavaliere un aspetto molto migliore di tanti altri interpreti del ruolo. La sua performance vocale è stata magnifica nel rendere questo Heldentenor wagneriano che per lunghezza e difficoltà musicale può competere solo con Siegfried. Peter Sonn è stato un David esemplare. Invece mi sono parse molto al di sotto delle esigenze delle rispettive parti le donne, soprattutto Anna Gabler come Eva. Il restante gruppo dei maestri cantori è stato molto ben interpretato sia vocalmente sia teatralmente. Daniele Gatti è uno di quei direttori di cui non comprendo il prestigio. Naturalmente dirigere un'opera come questa, con grande orchestra, coro, solisti, un mondo di persone sul palco contemporaneamente, e una durata lunghissima, è molto impegnativo, ma l'impressione era che dipendesse principalmente dai maestri (non cantori) della Filarmonica di Vienna e dai maestri (cantori) del coro della Staatsoper di Vienna, che con la loro esperienza e qualità lo hanno aiutato a portare a compimento le cinque ore e mezzo di durata di quest'opera (e sarebbero state 6 senza il taglio dell'inno all'arte tedesca, che ho trovato appropriato in questo spettacolo). Il "sogno di Sachs" è stato un ottimo modo per godere di questo capolavoro e anche per capire che non è poi così male dimenticare la tavola dove abbiamo contrassegnato gli errori che abbiamo rilevato.

 

Grosses Festspielhaus. Richard Wagner: Die Meistersinger von Nürnberg. opera in tre atti (21 giugno 1868, Königliches Nationaltheater, Münich) su libretto dell'autore. Stefan Herheim, messa in scena. Heike Scheele, scenografia. Gesine Völlm, costumi. Olaf Freese, luci. Martin Kern, video. Cast: Michael Volle (Hans Sachs), Roberto Saccà (Walther von Stolzing), Anna Gabler (Eva), Peter Sonn (David), Georg Zeppenfeld (Veit Pogner), Monika Bohinec (Magdalene), Markus Werba (Sixtus Beckmesser), Thomas Ebenstein (Kunz Vogelgesang), Guido Jentjens (Konrad Nachtigall), Oliver Zwarg (Fritz Kothner), Benedikt Kobel (Balthasar Zorn), Franz Supper (Ulrich Eisslinger), Thorsten Scharnke (Augustin Moser), Karl Huml (Hermann Ortel), Dirk Aleschus (Hans Schwarz), Roman Astakhov (Hans Foltz), Tobias Kehrer (guardia notturna). Membri del programma giovani cantanti del Festival di Salisburgo YSP (apprendisti). Konzertvereinigung Wiener Staatsopernchor. Wiener Philarmoniker. Direzione musicale: Daniele Gatti. [Coproduzione con l'Opéra National de Paris]

Figaro pigliatutto

di Gustavo Gabriel Otero

La personalità travolgente di Erwin Schrott, Figaro, ha inesorabilmente la meglio sulla pallida autorità del conte, ma non è privo d'interesse nemmeno il cast femminile, con Maija Kovalevska, Julia Novikova e Serena Malfi. Delude invece la messa in scena firmata da Davide Livermore e Alfonso Antoniozzi per una nuova produzione delle Nozze di Figaro che segnano una piccola battuta d'arresto nel percorso di rilancio qualitativo del teatro Colon

Postapocalittici e disintegrati

di José Noé Mercado

Per il debutto della sua direzione artistica all'Opera de Bellas Artes di Città del Messico, Ramon Vargas deve rinunciare per motivi di salute a calcare il palcoscenico. Lo sostituisce Walter Fraccaro, mentre sul podio si distingue un altro italiano, Federico Santi. Discutibile, invece la messa in scena ispirata alla fantascienza postapocalittica.

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