Tra opera aperta e metamorfosi

di Luca Fialdini

R. Cresti
Sylvano Bussotti e l’opera geniale
280 pagine
Maschietto Editore, Firenze
ISBN: 9788863941333

Un libro nato come omaggio per i 90 anni di Sylvano Bussotti e tramutatosi in omaggio estremo, ma che è sorto da esigenze che vanno ben oltre quelle dell’occasione. L’ultima fatica di Renzo Cresti ha incassato ottimi riscontri già all’indomani della pubblicazione e in effetti si tratta di un testo che merita attenzione: Sylvano Bussotti e l’opera geniale è un testo di grande intelligenza dove la figura del compositore è posta sotto la lente dell’indagine critica ma resta comunque immersa nel contesto che l’ha generata e in cui si è sviluppata la sua opera. Questo è l’aspetto più notevole del lavoro di Cresti, la capacità di offrire la visione – esauriente ma non pedante – di uno spaccato culturale dalla vivace complessità: ci sono Arbasino e John Cage, i retaggi del Fluxus e di Darmstadt, i rimandi all’Opera aperta di Umberto Eco (un concetto che si armonizza così bene con il percorso creativo di Bussotti), le voci di Carmelo Bene e Pasolini, una polifonia virtuale che restituisce un’immagine completa indagata con uno sguardo estremamente penetrante in cui tutto ruota attorno alla duplice identità di Bussotti, artista e uomo, in continuo rapporto con la propria epoca. In questi termini il compositore cessa quasi l’essere il soggetto di un saggio e diviene il protagonista di una vicenda irripetibile.

Il ritratto eseguito con maestria da Cresti privilegia proprio questo incombente divenire, la ricerca dell’aggiornamento del senso «dal momento che l’opera non è mai finita», caratteristiche assolutamente coerenti in Bussotti, sì creatore ma anche interprete del proprio tempo «intuitivo come forse nessun altro» e «capace di recepire tutte le sollecitazioni che l’arte del suo tempo gli ha presentato», avvicinando così il compositore fiorentino al famoso aforisma 198 di Konrad Fiedler: «Non è vero che gli artisti debbano esprimere il contenuto di un’epoca: essi devono dare all’epoca un contenuto».

Nel libro pubblicato da Maschietto Editore è tutto un rincorrersi di dualità e rapporti: uomo/artista, l’artista e il suo tempo, l’opera e il suo tempo, l’artista e la sua opera; quest’ultimo ha un peso specifico notevole per Cresti e inquadra l’opera (in modo non definitivo, convenientemente al testo e a Bussotti) come «entità autonoma rispetto all’artista» originata da un dialogo tra conoscenza e intuizione, una «progressione in continua metamorfosi» alla quale l’artista partecipa con intelligenza non estatica. In somma sintesi, si tratta di una delle prove più brillanti e convincenti della feconda penna di Renzo Cresti, dove si fornisce un’analisi sicuramente non definitiva ma completa di uno degli spiriti più ardenti del secondo Novecento italiano unita a una riflessione che per lucidità ed estensione non può non colpire gli studiosi dell’arte tout court (ma non solo) del secolo breve.

In aggiunta a tutto questo, il volume si presenta in una veste sontuosa, corredato da un ragguardevole apparato fotografico e arricchito da uno scritto autografo inedito di Sylvano Bussotti sull’ideazione di bussottioperaballett e di un’intervista a Rocco Quaglia, coreografo e ballerino, compagno e collaboratore di Sylvano dagli anni ’70. La presenza di un CD con brani del compositore da Monica Benvenuti e Francesco Giomi rappresenta una nota di pregio.