La maschera di Lady Macbeth

 di Roberta Pedrotti

Eduardo Rescigno 

Marianna Barbieri Nini 
I mezzi-successi, le semi-cadute, le compiute sconfitte e i mancati trionfi di una grande cantante

pp. VI+346 - f.to cm. 17x24 - illustrato 
ISBN 978-88-6540-140-8 

Zecchini Editore, 2015

Ecco un bel libro. Di quelli che è una gioia prendere in mano, sfogliare, leggere e rileggere. Di quelli che, a dispetto delle oltre trecento pagine fitte fitte, si divorano in un lampo.

Il lavoro di Eduardo Rescigno conquista in primo luogo per la cura minuziosa della ricerca documentaria, che non si appaga mai del dato assodato senza verificarlo, che non esce mai dal seminato di un obbiettivo sempre chiaro e preciso, che propone una dovizia di fonti sempre utili, gustose da leggere o, in ogni caso, argomentate con puntualità e arguzia nella loro pertinenza. Così la lettura si muove sempre su basi solide, confortanti, nelle quali echeggiano fresche le vive voci del tempo, anche a sfatar miti e ribaltare prospettive che avremmo ritenuto inalterabili.

In tal modo emerge tutto l'interesse di un soggetto confinato finora prevalentemente nell'aneddotica. Che la biografia della prima interprete del Macbeth verdiano fosse degna della massima attenzione, era cosa assolutamente prevedibile, ma Rescigno ci svela anche che la creazione della Lady non abbia costituito un momento chiave della sua carriera, che le prove sfiancanti tramandate dalla tradizione fossero leggenda e che, per quanto abbia consegnato il nome di Marianna Barbieri Nini alla nostra memoria, l'incontro con Verdi non abbia avuto, in vita, il peso cruciale che qualche anno dopo avrebbe avuto per Tamagno. Tre furono le creazioni verdiane del soprano fiorentino (Lucrezia nei Due Foscari, Lady Macbeth, Gulnara nel Corsaro), ma, si chiarisce, nel primo caso si trattò di una compagnia prestabilita sulla quale il compositore aveva poca o nulla voce in capitolo, nel secondo di una realizzazione assai curata ma non totalizzante come si narrava, nel terzo della fiducia riposta in una voce ben nota e in indicazioni epistolari per un debutto in assenza dell'autore (l'unico, lo ricordiamo, con la parziale eccezione di Aida, per la quale Verdi aveva a cuore la prima milanese ben più del formale esordio egiziano). In seguito, peraltro, Marianna Barbieri Nini non si convertì decisamente in cantante verdiana, non propose la Lady, Odabella o Abigaille (che pure cantava) come suoi cavalli di battaglia, ma ripiegò sul suo originario repertorio donizettiano, su Lucrezia Borgia, Anna Bolena, Gemma di Vergy. Opere, quindi, che stavano inesorabilmente passando di moda e che accompagnarono il declino di una carriera quantomai accidentata.

E, ripercorrendo questa accidentata carriera con cura certosina, Rescigno svelle il più radicato e sgradevole luogo comune sul soprano fiorentino: bella non era, ma non è vero che abbia debuttato con Lucrezia Borgia (ruolo che affronterà assai spesso, ma non nei primi anni) né tantomeno che l'abbia scelto perché la maschera con cui si presenta avrebbe attutito l'impatto della sua scarsa avvenenza. Viceversa, non senza eludere lo spinoso tema estetico, si scopre un personaggio affatto particolare, che, a differenza di molte colleghe, si sposò assai presto, ben prima di giungere a qualche fama, anzi in un momento in cui pareva la sua carriera potesse chiudersi precocemente, con il senese conte Nini, il cui grado determinò, forse, l'estrema discrezione dell'artista. A differenza della quasi totalità dei colleghi, infatti, non sollecitò alcun tipo di inserzione sulle sue disponibilità, su impegni e spostamenti, non fu oggetto d'attenzioni per quel che riguarda la sua vita privata, tant'è vero che, pur avendo partorito i suoi due figli quasi senza interrompere una fitta serie d'impegni, la sua maternità passò quasi sotto silenzio stampa.

Si scopre anche un percorso atipico, con studi irregolari con un prozio buon musicista ma un debutto dettato più che altro da natura e istinto (la voce era bellissima, a dispetto di chi ancora sostiene la necessità di un timbro sgradevole per Lady Macbeth), l'umiliazione del primo fiasco milanese che la vide degradata a supporto canoro nella stagione di prosa alla Canobbiana, la ripresa e la risalita, sempre costellata, tuttavia, di dubbi, sempre accolta da una critica tiepida e interlocutoria. Sfortunata, anche, bisogna ben dire, quando alcune tappe importanti andarono a cozzare con la Storia, come il tanto rimandato esordio all'estero, che avrebbe dovuto consacrarla, dopo anni circoscritti in teatri anche minori fra Toscana, Marche, Romagna e Lazio, con una tournée italiana di gran prestigio a Vienna, fatalmente coincidente, però, con lo scoppio della Prima Guerra d'Indipendenza e quindi annullata in fretta e furia quando già Marianna e famiglia erano giunti nella capitale austroungarica.

Non passa pagina, insomma, in cui il racconto e la ricerca di Rescigno non offrano spunti interessanti di riflessione intorno alla donna e all'artista, al suo tempo e, in parallelo, ai nostri. Tutto con il valore aggiunto di una prosa sobria e garbata, che non rinuncia all'arguzia e che, soprattutto, non scade mai nel morboso o nel pettegolezzo, argomentando sempre con buon gusto i dati privati sulla Barbieri Nini e sui suoi colleghi, presentati, quando utili e necessari, sempre in funzione della ricostruzione di un quadro storico e biografico, anzi, con un piacevole coinvolgimento del lettore stimolato a prestare attenzione al perché quell'informazione sia interessante e non un dato di colore fine a se stesso.

Prezioso anche l'apparato documentario in appendice, con articoli, lettere (quelle di Verdi son sempre un tesoro da leggere e rileggere), testimonianze e una dettagliata cronologia della carriera.

Un testo prezioso per tutti gli amanti della storia della musica e della voce, un acquisto di cui l'appassionato e lo studioso non si pentiranno.