Alle radici del Liebestod

 di Andrea R. G. Pedrotti

A. Boghetich

Tristan e Isolde, il canto della notte

pag. VII+202 - f.to cm. 15x21

Collana I racconti della musica

Zecchini Editore, 2016

ISBN 978-88-6540-158-3

Tristan e Isolde, il canto della notte di Adele Boghetich, edito dalla Zecchini, si inquadra certamente nel l'ambito della saggistica, ma è una un testo che non rinuncia mai alla narrativa. L'autrice racconta con stile asciutto, elegante e raffinato, la genesi compositiva del Tristan und Isolde di Richard Wagner e la precisione del dato non fa venir meno preziosi esercizi di stile e bella retorica.

L'interesse della Boghetich (musicologa e germanista) è quello di far comprendere al lettore non solo la cronologia delle fasi del lavoro di Wagner, ma il processo che ha portato la mente del compositore a partorire quest'opera. Si insiste sulla descrizione dei luoghi che hanno accompagnato il percorso di Richard Wagner - Zurigo, Varsavia, Parigi... - le persone che hanno incrociato il proprio cammino di vita con il compositore, le sue letture e i suoi pensieri.

Viene dato gran risalto all'influenza che su Wagner ebbero i testi di Arthur Schopenhauer, protesi verso un sentimento elevato, che, per buona parte, esaltano un meccanicismo dell'animo quasi esasperato, tanto esasperato da rigettare (probabilmente anche per il percorso di vita del filosofo tedesco) la natura stessa delle pulsioni umane e dell'interiorità. Questo condusse Wagner a un ideale dell'amore e della morte distante dalla carnalità, quasi alla ricerca di una purezza superiore in un connubio di anime avulse dalla materia. Anche le letture successive di Wagner paiono indicative di questo: nella sua ricerca di perfezione, egli si imbatte nei testi di Wolfgang von Goethe, concepisce il messaggio ivi contenuto come epurato dai tormenti disordinati dell'anima, lo riverbera nel ricordo misterico del medioevo patrio.

Il senso complessivo ottimamente descritto da Adele Boghetich più che un ultimo afflato di romanticismo, appare una sorta di protoesistenzialismo, scientificamente inconsistente, irreale e irrealizzabile, di purezza estrema, non intesa esclusivamente come verginità, ma idealmente paragonabile a quello del Übermensch (oltreuomo) o della Wille zur Macht (volontà di potenza) di Nietzsche; più ad ampio raggio, precursore di buona parte del pensiero di Heidegger. Significativa di questo anche la lettura dell'Infinito di Leopardi. Qui ritroviamo il tema dell'”eterno ritorno dell'uguale” (utilizzando ancora la terminologia di Nietzsche). Tutti temi che in Wagner hanno dato vita a una forma di manifestazione artistica palesemente trascendente, apprezzabile a seconda dei gusti, ma pericolosa se appicata alla società, poiché priva di qualsiasi descrizione fenomenologica classificabile per definizioni, scostandosi pesantemente da quello che era, e dovrebbe essere, la filosofia, ciò una prassi e una materia fra le più puramente scientifiche, al pari della fisica, della matematica, etc...

La seconda parte del libro è, invece, una precisa analisi della partitura wagneriana, lunga all'esecuzione, ma facilmente scomponibile in più parti, nonostante la notoria avversione del compositore per i numeri chiusi.

Vengono presentati tutti i personaggi, le scene, i temi musicali e le immagini significanti del testo wagneriano, sempre narrati dall'autrice in sovrapposizione ai vari momenti biografici della vita del compositore. Il libro si chiude con alcune epistole di Wagner, dalla corrispondenza con la donna che gli ispirò la creazione del Tristan und Isolde, Mathilde Wesendonk, fino agli ultimi giorni a Venezia.

Interessante l'inserimento in appendice di una cronologia schematica della vita di Wagner, della stesura del Tristan und Isolde (dal principio nel 1857 alla prima rappresentazione italiana del 2 giugno 1888, con la traduzione di Arrigo Boito) e i testi (in italiano e tedesco) dei cinque Lieder con musiche di Wagner per pianoforte e soprano sulle parole scritte proprio da Mathilde Wesendonk: Der Engel (L'angelo), Träume (Sogni), Schmerzen (Dolori), Stehe still! (Fermati!) e Im Treibhaus (Nella serra).