Lo Spontini perduto

di Gabriele Cesaretti

Vera gemma della stagione jesina e ragion d'essere di un festival che, pur fra mille difficoltà, ha già completato l'integrale di Pergolesi, la riscoperta della cantata di Spontini Gott segne den König! (Dio benedica il re!), a lungo ritenuta perduta. Sul podio Corrado Rovaris, con i complessi del Comunale di Bologna e le voci di Yuliya Poleshchuk e Aurora Faggioli.

JESI, 25 ottobre 2013 - Compito di un Festival monografico è far conoscere al suo pubblico quanta più musica possibile degli autori cui il festival è intitolato: dopo aver completato l’integrale pergolesiana, fissata anche in una preziosa serie di dvd dalla Arthaus, il Festival Pergolesi Spontini affronta quindi le opere di Spontini mettendo al centro della sua edizione 2013, dedicata ai rapporti tra musica e potere politico, la cantata Gott segne den König! (Dio benedica il Re!), a lungo ritenuta perduta e ricostruita nella sua interezza attraverso la collazione di ben quattro fonti parziali due delle quali conservate presso il prezioso fondo Robert della Biblioteca Comunale Planettiana di Jesi. La cantata, composta nel 1829 per il Festival di Halle su commissione del Musikdirektor dell’Università di Halle Johann Friedrich Naue, è divisa in tre parti, una preghiera corale (Gebet) iniziale di toccante incisività, seguita da un duetto angelico di sicura e raffinata scrittura, che è senz’altro da considerarsi il momento più riuscito della composizione, per chiudersi con un Festgesang finale, che di fatto riprende integralmente una Festhymne del 1826, composta per un concerto in cui si univano il pretesto politico della recente incoronazione dello zar Nicola I (a cui erano legati gli Hohenzollern da vari intrecci dinastici) e il movente umanitario costituito dalla raccolta fondi per le vittime dell’epidemia di malaria che, durante l’estate dello stesso anno, aveva colpito i Paesi Bassi partendo dai porti tedeschi del Mare del Nord. La Festhymne in onore di Nicola I di Russia venne composta su versi di Ernst Raupach (futuro autore del libretto di Agnese di Hohenstaufen) e venne salutata con grande successo; nel 1829, molto semplicemente, le parole di Raupach vennero sostituite da un nuovo testo di Karl Alexander Herklots, che invece di esaltare lo zar, celebrava la grandeur imperiale del Re di Prussia, Federico Guglielmo III. Il Festgesang appare comunque come l’elemento meno interessante della cantata, per la sua carica retorica e celebrativa che, alla prima esecuzione, sarà stata di certo accentuata dal maestoso e faraonico organico di ben 600 musicisti. A Jesi, per la prima ripresa in epoca moderna di Gott segne den König che costituiva il centro dell’edizione 2013 del Festival Pergolesi Spontini, c’erano “solamente” gli oltre 120 membri dei complessi del Teatro Comunale di Bologna, comunque più che sufficienti a riempire in maniera autorevole gli spazi ristretti del Teatro Pergolesi di Jesi. Gli artisti del teatro felsineo si sono disimpegnati con disinvoltura e bravura (benché penalizzati, per quando riguarda il coro, da una disposizione sul palcoscenico troppo arretrata) coordinati con raffinata sicurezza da Corrado Rovaris, che ha aperto la serata con una bella esecuzione della splendida Sinfonia K.550 di Mozart. Le voci soliste del soprano Yuliya Poleshchuk e del mezzosoprano Aurora Faggioli hanno eseguito con bravura il bel duetto che costituiva il centro della cantata spontiniana. Teatro non esaurito, ma il pubblico presente ha seguito con grande attenzione l’esecuzione, tributando un sentito successo a tutti i protagonisti della serata.