Orfeo romano

di Roberta Pedrotti

L. Colista

Sinfonie a tre

Ensemble Giardino di Delizie

registrazione effettuata a Trevi nel novembre 2019

CD Brilliant Classics 96033, 2020

A qualcuno piace imbrattare i monumenti, inventare complotti e innalzare Carneade al posto di Platone per sentirsi importante e rivoluzionario. Eppure, senza perdersi in distopie malriuscite, la storia della musica, quella vera, avrebbe tante strade ancora da esplorare, tanti supposti Carneadi che non meritano d'esser tali. Per esempio, nel panorama brulicante della Roma Seicentesca e dell'Europa tutta, si trovano nomi citati con riverenza da Athanasius Kirchner (sua la definizione di "Orfeo della città di Roma"), Henry Purcell e Antonio Casti (vale a dire pilastri d'ogni manuale che si rispetti di storia e teoria musicale) e che pure sembrano dimenticati. Lelio Colista (1629-1680) passa la maggior parte della sua vita a Roma, per un periodo si trasferisce a Bologna, miete successi, gratificazioni economiche e riconoscimenti artistici come compositore, virtuoso di chitarra e liuto. Non pubblica i suoi lavori, che rimangono inediti manoscritti in biblioteche e archivi, in breve le fortune della sua carriera scivolano nell'oblio. E, tuttavia, le parole spese per lui da musicisti contemporanei di tutto rispetto dovrebbero fra drizzare le antenne: così è, e i frutti si vedono in questo CD.

Nove Sinfonie a tre e un Ballo sempre a tre, tutti inediti e in prima esecuzione, ci mostrano la capacità di Colista di coniugare l'espressiva vena melodica, un'articolazione ritmica accattivante e l'impeccabile, rigorosa formazione contrappuntistica, fughe e canoni e spazi per l'improvvisazione virtuosistica. È musica che merita d'esser conosciuta ed eseguita non perché si voglia mettere in ombra Corelli e Stradella, ma anche per capire meglio Stradella e Corelli e il loro contesto, per arricchire il quadro di un mondo musicale vivacissimo in cui si intrecciavano rapporti, contatti, influenze. Per rendere il posto che gli compete a un esponente di spicco di questo mondo che i casi della storia hanno fatto scivolar via dai programmi di concerto e dai manuali di studio. 

L'Ensemble Giardino di Delizie ci fa apprezzare le caratteristiche della scrittura di Colista nella tornitura di un suono caldo e soffice quanto chiaro e nitido, di un bell'impasto timbrico omogeneo nelle cui sfumature restano ben intellegibili le linee dei diversi strumenti, cosa di non secondaria importanza data l'attenzione che Colista riserva alle parti del basso. L'agilità dell'esecuzioni a parti reali (la direttrice artistica Ewa Anna Augustynowicz e Katarzyna Solecka violini, Valeria Brunelli violoncello, Fabrizio Carta arciliuto e chitarra barocca, Elisabetta Ferri cembalo e organo) si concretizza in grazia e leggerezza; l'evidenza del contrappunto non traspare come in lugubre radiografia, anzi, si porge con fraseggio suadente, mobile, scevro da ogni frenesia o nervosismo e abile nel dosare colori e densità nell'articolazione metrica della frase. Il dipinto di Romina Farris in copertina, che trasforma anche i blu e i verdi in tinte calde grazie all'intensità delle pennellate e ai riflessi gialli e bianchi, sembra la perfetta rappresentazione del colore e della texture del suono dell'Ensemble.

Tutte da leggere, poi, le note di Pasquale Imbrenda, la cui dedizione alla causa di Colista si traduce non solo nell'acribia della ricerca (e nella quantità di informazioni documentate), ma anche in una prosa coinvolgente per la palpabile passione profusa.