Fra gli spettri del Wiener Klassik

di Roberta Pedrotti

M. Reger

String Trios

N. 1 in la minore op. 77b

N. 2 in re minore op 141b

Trio Il furibondo

Liana Mosca (violino), Gianni De Rosa (viola), Marcello Scandelli (violoncello)

registrazione effettuata nel giugno 2017

CD Solo Musica/ Sony Musica SM 323, 2020

1915, vale a dire in piena Grande Guerra, un anno prima della morte di Max Reger, che di quella guerra non vedrà la fine e le conseguenze. È in quest'anno che il quarantaduenne compositore torna al trio d'archi per una Miniaturkammermusik, tre movimenti per violino viola e violoncello abbinati nel medesimo numero d'opus a una serenata per flauto, violino e viola. Ed è con questo Trio, il 141b in Re minore, che si apre il CD: una sintesi estrema, quasi spettrale e scarnificata, dello stile di Reger, della sua assimilazione e rielaborazione di forme e strutture classiche quasi chirurgica nella densità del contrappunto, nella lucidità della gestione tematica, nello sviluppo rigoroso delle variazioni, ma non accademica. Non accademica perché non s'incasella passivo in schemi formali preordinati, non accademica perché l'articolazione melodica, e armonica insieme, possiede un afflato poetico dolente, perfino decadente, malinconico, ma pur sempre vitale, come se stanchezza e disincanto non spegnessero del tutto il guizzo dello spirito.

Quello spirito animava già l'omologo di undici anni prima, il Trio op 77b in la minore (il 77a era pure allora una Serenata per flauto, violino e viola). Chissà se nell'impostare la tonalità Reger avrà pensato all'intervallo di quinta fra Re e La, come se da una Dominante giovanile e prebellica riposasse nei suoi ultimi mesi di vita e con l'Europa in fiamme su una Tonica ideale. Fantasticherie, certo, elucubrazioni romanticheggianti sulle suggestioni dell'ethos tonale, mentre Reger non era certo un compositore mistico tentato dall'esoterismo, anzi. Se nell'op. 141b sentiamo il frutto estremo della sua maturità stilistica, nell'op. 77b ne cogliamo le radici ideali nel richiamo ai quattro tempi della Sonata classica (Sostenuto-allegro agitato, Larghetto, Scherzo Vivace, Allegro con moto), nell'architettura generale, ma con evidenza anche nell'emergere di moduli tematici, di gesti sonori che sembrano quasi citazioni, sagome rievocate dall'epoca di Mozart, Haydn e Beethoven. Il richiamo al classicismo viennese è un'affermazione di identità, un'ancora, una radice, un omaggio, ma anche l'evidente constatazione di un mondo al tramonto, di un mondo ormai sull'orlo del collasso. Musicalmente la Mecca è Vienna, storicamente la natìa Baviera aveva ormai perso l'autonomia nei confronti del Reich bismarkiano. Dopo la Guerra, l'Austroungheria avrebbe cessato di esistere, la Prussia avrebbe ceduto il passo a Weimar prima che l'utopia della repubblica precipitasse sotto gli stivali che avanzavano al passo dell'oca. Anche la musica da un lato perde le certezze e svela lacerazioni, porta all'estremo processi di emancipazione tonale già in atto da decenni – forse dalla nascita stessa dell'idea di tonalità classica – e dall'altro si richiama alla ragione, alla razionalità di dottrine antiche. All'alba di un nuovo secolo, il trentunenne Reger percepisce la fase cruciale ed evoca, quasi come nume tutelare, Mozart. Al precipitare degli eventi, il quarantaduenne e prossimo alla morte Reger, non ha bisogno di evocarlo apertamente per levare il proprio canto del cigno.

Il trio Il furibondo, Liana Mosca (violino), Gianni De Rosa (viola), Marcello Scandelli (violoncello), parte da una solida esperienza di tutti componenti in seno ad alcune delle principali formazioni storicamente informate specializzate in musica del XVII e XVIII secolo. Ciò comporta una naturale familiarità con il mondo a cui si richiama Reger, da Bach a Mozart, e di conseguenza un'efficacia ancor maggiore nel riportarlo attraverso il filtro del compositore bavarese, nel farlo emergere a diversi livelli, dall'omaggio scoperto, alla filigrana, alle strutture più profonde, palese o distorto, metabolizzato, evocato, rinnovato. Abile, in tal senso, sia l'articolazione del fraseggio, sia la nettezza del dialogo, sia la cura di colori e arcate con cui si delineano gli spettri del Wiener Klassik, la figura e la poetica di Reger.

Pregevoli, infine, sia la grafica sia le note di Stefan König, del Max Reger Institute di Karlsruhe.