Del diriger cantando

di Roberta Pedrotti

Contralto
arie e sinfonie di Handel, Porpora, Bononcini, Vivaldi, Lotti, Gasparini e Caldara
Nathalie Stutzmann contralto e direttrice
ensemble Orfeo55
registrazione effettuata ad Arras nel 2019
CD ERATO 2021, 0190295209551

Se i soprani, maschi o femmine, e i contralti castrati sono per lo più eroi (ed eroine), se i tenori sono uomini maturi, per lo più padri e re, per i contralti donne Nathalie Stutzmann con questo CD rivendica maggior libertà d’azione drammaturgica: guerrieri e fanciulle, matrone e regine, modelli di virtù o concentrati di malvagità. Anche senza voler irrigidire un sistema di attribuzione di ruoli vocali per forza di cose elastico, delle convenzioni pur esistono e il teatro barocco - cui troppo spesso si attribuisce alla leggera un’assoluta allegra libertà - non ne è esente, segue le proprie logiche e i propri equilibri. E Stutzmann si diverte proprio a entrare in queste logiche e in questi equilibri per mostrarne i molteplici volti, la versatilità di una tipologia vocale che, al di là delle corrispondenze di genere, resta comunque al centro della creazione di molti capolavori. Ecco, allora, gli omaggi a grandissimi contralti femminili del XVIII secolo, come Anna Girò, Maddalena Pieri, Francesca Vanini-Boschi, Vittoria Tesi (la prima diva delle scene operistiche di etnia africana) o Anastasia Robinson. Sembra incredibile che ancora attecchisca la bufala secondo cui le donne non potessero cantare in pubblico - divieto attivo, e nemmeno in maniera troppo rigida, solo a Roma e in centri dello stato Pontificio. Semplicemente, il livello medio di preparazione dei castrati, educati al canto fin dalla più tenera età, era più alto di quello delle fanciulle canterine, rendendoli più richiesti e ammirati, ma le eccezioni per scrivere la storia del teatro d'opera non mancavano, specie quando povere e orfane trovavano nei conservatori femminili eccellenti formazioni musicali. 

Stutzmann si muove nella prima metà del Settecento, prevalentemente fra gli anni ‘20 e ‘30, fra pagine patetiche e furiose, leggiadre, pirotecniche o, viceversa, tese in un’articolazione sillabica. In ogni veste teatrale e musicale riconosciamo la voce di contralto autentico, naturalmente scura senza bisogno di artifici, per questo anche duttile, eloquente, con quella lieve velatura che non offusca l’emissione, semmai rende più suggestivo il canto. Piace il mordente, mai smodato, del fraseggio e perfino qualche consonante un po’ indurita, pur nella pronuncia italiana assai buona, ha il suo senso espressivo. E poiché la chiave è la versatilità del contralto, i suoi mille volti musicali nella drammaturgia musicale, Stutzmann a buon diritto si spinge oltre, non si limita ad agire cantando, ma dirige anche l’ensemble Orfeo55. Non è la prima volta, certo. La carriera della direttrice Nathalie Stutzmann non ha nulla da invidiare a quella del contralto Nathalie Stutzmann, spazia dal barocco al Novecento, dall’opera alla musica sinfonica, miete consensi e incarichi importanti. Occasionalmente i ruoli si incontrano e la discografia già conta importanti incisioni in cui canta dal podio. Tuttavia, ogni volta la corrispondenza così naturale e immediata fra l’impulso della voce e dello strumento, come se il gesto fosse tutt’uno, risulta entusiasmante, rende la totalità di un intelligente sentire musicale. Parimenti, le sinfonie di Handel, Lotti e Vivaldi, tutte tratte da opere interpretate da grandi contralti dell’epoca, punteggiano il programma con slancio energico ma sempre ben calibrato, un ampio ventaglio dinamico il cui moto non risulta mai gratuito, spesso elettrizzante.

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