Il canto nell'oratorio

di Roberta Pedrotti

Maria& Maddalena
arie e sinfonie di Lullier, Bononcini, Leopoldo I d'Asburgo, Caldara, Perti, Handel
soprano Francesca Aspromonte
violino Boris Begelman
direttore Diego Fasolis
I barocchisti
CD Pentatone PTC5186867, 2021

Il barocco va di moda. E come tutte le mode rischia di essere presa in maniera superficiale: facili effetti, corse pirotecniche e ammiccamenti alle tendenze in voga, fraintendimenti di libertà per arbitri, ricerca dell'inedito che raramente costituisce poi un repertorio (come si vede nei concorsi di canto, dove continua a imperare la solita manciata di pezzi di Monteverdi e Handel, con qualche puntata su Cavalli o Vivaldi). Un rischio per chi vuol cavalcare le onde del barocco o, più spesso, del ba-rock. Poi, però, c'è chi fa le cose sul serio e per bene, come, in questo caso, il soprano Francesca Aspromonte con il direttore Diego Fasolis a capo dei Barocchisti e il musicologo Francesco Lora, che firma le edizioni critiche di sette brani in programma e le note di copertina.

In primo luogo, Aspromonte canta. Affronta questo repertorio con emissione ben timbrata, morbida, sul fiato, sgranando e legando a dovere tutte le note, facendo intendere ogni parola. Questo canto, poi, è amministrato con la musicalità e l'intelligenza di chi conosce la retorica del rapporto fra il testo e la sua intonazione, lo stile che governa le appoggiature, le dinamiche, le tipologie di trillo e tutto quel che concerne l'articolazione vocale.

Da qui deriva anche la valorizzazione della specificità del genere dell'oratorio, che non è semplicemente un'opera di carattere sacro e che dunque non deve fuorviare con un tratto espressivo facile da considerare, a un primo ascolto, come mondano e teatrale. Certo, l'oratorio ha una spiccata teatralità che si esprime con forme più libere che oggi possono sembrarci intriganti, moderne, sperimentali. Sono forme che non devono sottostare alle convenienze teatrali, che non devono condividere i propri codici con un pubblico più vasto e misurarsi con le limitazioni della scena. Viceversa, sono forme modellate per un pubblico colto, selezionatissimo, che riflette su testi di sofisticato spessore intellettuale, sia sul piano etico politico sia su quello teologico.

Attraverso la chiave di due figure femminili speculari e antitetiche – la Vergine Maria, immacolata concezione perché priva del peccato originale e Maria Maddalena, peccatrice redenta – il panorama dell'oratorio è attraversato senza impuntigliarsi sull'inedito o ammiccare al noto per accattivarsi l'attenzione dell'ascoltatore. C'è Handel e c'è Scarlatti, capitoli chiave di ogni manuale di storia della musica, ci sono Bononcini, Caldara, Draghi, Lulier e Perti, chi più chi meno familiare ai cultori del barocco. Con qualche preziosità: per esempio, il nome di Antonio Draghi è sì associato a Il crocefisso per grazia, ma la bella aria “Ecco qui l'incomprensibile”, in cui la Vergine porge il bambinello umano e divino a San Gaetano, si deve nientemeno che all'imperatore Leopoldo I d'Asburgo. Al di là di questa testimonianza della competenza, della penna felice e dell'impegno diretto del monarca, però, quello su cui bisogna porre l'attenzione sono le costanti e le divergenze in un contesto omogeneo per genere e tematiche. Proprio “Ecco qui l'incomprensibile” è caratterizzata, per esempio, da una struttura arcaizzante, strofica e con semplice accompagnamento del basso continuo e ritornelli strumentali, mentre gli altri brani condividono la forma ABA dominante nel primo Settecento, con l'utilizzo di tempi di danza o l'intervento di strumenti solisti concertanti (l'ottimo violino di Boris Begelman in arie di Bononcini, Lulier e Perti).

Buon canto, interpretazione forbita e pregnante, un progetto ben costruito come analisi seria ed equilibrata di un genere e di un momento storico che, pure, nella scelta dei brani e nella loro alternanza costruisce una scorrevole drammaturgia d'ascolto. Sostenuto dalla bacchetta solerte e sempre versatile nelle esigenze di ogni pagina quanto coerente nello stile di Diego Fasolie, seguito con prontezza dai Barocchisti, il CD è senz'altro una perla cui prestare attenzione nel mare magnum del barocco, fra mode effimere e valori concreti.