Per Niccolò, per Vincenza

di Roberta Pedrotti

N. Piccinni
brani da Didone abbandonata, La capricciosa, Didon, Zenobia, Ciro riconosciuto, Artaserse, La schiava, Le faux lord, Le donne vendicate, Atys, Il finto turco, Lo stravagante
Rosa Feola, soprano
Antonio Florio, direttore
Cappella Neapolitana
registrazione effettuata a Napoli, gennaio 2024
CD Pentatone, PTC 5187 361, 2025

Chissà da cosa dipende la scelta di non riportare il nome di Niccolò Piccinni che in quarta di copertina di questo cofanetto monografico a lui dedicato, in cui spiccano i nomi degli interpreti e l'incipit dell'aria di Didone scelta come titolo, “Son regina e sono amante”. Curioso davvero, ché l'ascolto e la lettura delle note di Dinko Fabris restituiscono invece un sentito, perfino tenero omaggio al compositore pugliese, una pietra del paragone del suo tempo, reso dalla sua fortuna parigina oggetto di una delle frequenti querelle francesi, questa volta in opposizione a Gluck.

Considerato campione dello stile italiano, e nondimeno autore di tragédie lyrique e opéra comique, Piccinni viene ritratto attraverso pagine di diversa estrazione, eroiche, buffe o sentimentali, italiane, francesi o in lingua partenopea, lasciando emergere in filigrana anche l'immagine di Vincenza Sibilla, l'allieva sposata appena adolescente (lei quattordicenne, lui con il doppio dei suoi anni) e testimoniata come l'interprete ideale delle sue musiche, artista eccellente, benché attiva solo come insegnante e in concerti privati. Questo programma si rifà proprio a questi appuntamenti e in generale alla prassi delle “accademie”, eterogenee antologie musicali come quell'ultima in cui Vincenza riassunse la carriera dell'amato Niccolò poco prima della morte di lui (1800, lei l'avrebbe seguito l'anno dopo).

Con l'accompagnamento degli archi della Cappella Neapolitana diretta da Antonio Florio, cui si devono anche le trascrizioni, è Rosa Feola a far rivivere la voce di Vincenza Subilla. Dichiara che, da napoletana, ritiene un dovere morale contribuire alla riscoperta di questa musica ed è difficile pensare a doveri meglio assolti: l'idiomaticità che si percepisce nelle lingue madri (italiano e partenopeo) non viene meno in un chiarissimo francese. Parimenti, la nobiltà metastasiana, l'implacabile solennità della dea furiosa, la tenerezza sentimentale o il brio piccante sono serviti con franca e convincente adesione, quale che sia il rango o il genere del personaggio. Cambia l'accento, lo spirito, non la sensibile tornitura della frase musicale, la morbidezza dell'emissione, la fluidità della vocalizzazione che rendono all'ascolto odierno una viva immagine di come venisse percepita la purezza espressiva del canto di scuola italiana (vale a dire napoletana) identificato con Piccinni. Nel farlo, la cura della parola e la pregnanza, per quanto stilizzata, dell'affetto ricordano anche come vada ripensata in chiave più sfumata e complessa l'abituale schematizzazione delle querelle; tanto più che, in questo caso, alla polarizzazione fra tradizione e riforma, fra sentimento italiano e dramma severo si mescolavano anche elementi politici non meno intricati, essendo l'opera nazionale nervo sensibile per gli intellettuali francesi e la regina Maria Antonietta molto attenta alle faccende musicali, già allieva di Gluck e fautrice pure dell'arrivo di Piccinni a Parigi.

La Sinfonia da Zenobia (1756), l'Andante con moto da La schiava (1776) e l'Ouvertura da Le donne vendicate (1763) completano con chiarissime esecuzioni il percorso di questa eloquente Accademia con uno sguardo alla cantabilità strumentale del compositore pugliese. Manca all'appello giusto la sua opera più famosa, La Cecchina o sia la buona figliuola, ma è omissione deliberata e dichiarata per raccontare quanto ci sia da scoprire nella produzione di un musicista altrimenti noto più di nome (e di etichette) che di fatto.

Napoli, concerto Feola/Burnside, 30/03/2025

Pesaro, concerto Feola/Quatrini, 17/08/2023

Napoli, concerto, Ettinger/Feola, 26/03/2022