Sangue Viennese

 di Andrea R. G. Pedrotti

Johann Strauss I, Johann Strauss II, Josef Strauss, Eduard Strauss 

The Strauss Family

direttore Willi Boskovsky

orchestra Wiener Philharmoniker

8 CD Decca, B01MTO3BC6, 2016

Centocinquanta anni fa, nel 1867, nasceva il più celebre walzer di tutti i tempi, composto da Johann Strauss jr. su commissione del Wiener Männergesang-Verein (associazione corale maschile di Vienna). Quel walzer sarebbe divenuto icona del celebre salottiero ritmo ternario, che fama e lustro diede, e continua a conferire, alla città di Vienna. Quel walzer è l'immortale An der schönen blauen Donau. A ridosso della ricorrenza (seppur senza alcun riferimento esplicito), la Decca Classic propone l'incisione di centotré esecuzioni di brani tratte dai varii concerti di capodanno che videro quale guida indiscussa il m° Willi Boskovsky. Dal 1955 al 1979 fu lui a salutare il pubblico del Musikverein e il mondo intero, attraverso gli schermi televisivi, con quello che è diventato l'augurio di inizio anno per antonomasia: “Die Wiener Philharmoniker und ich wünschen ihnen Prosit Neujahr!” Molti hanno provato a imitarlo, ma solo quello dei Wiener Philharmoniker è l'autentico concerto di capodanno, perché è parte integrante della magica tradizione viennese e sognante espressione di una città unica al mondo, inserito com'è nel gran periodo dei balli dei salotti dell'ex capitale asburgica: dalla Hofburg, passando  per l'università, fino all'Opernball, etc...

Non può essere capodanno senza l'opportunità di alzarsi al mattino, accendere il televisore e venire accolti dalle sonorità, dolci e conturbanti al tempo stesso, della Vienna imperiale, dagli ori della Goldener Saal, dalle danze dei ballerini dell'Opera di Vienna e dagli strumenti della più prestigiosa orchestra al mondo. Il nome ufficiale del concerto è Das Neujahrskonzert der Wiener Philharmoniker: è il saluto dell'orchestra tutta e Willi Boskovsky ne era parte integrante e impareggiabile profeta. Latore mirabile dello spirito viennese fu dapprima Konzertmeister (primo violino di spalla) dell'orchestra, per poi, dal 1971, esserne semplicemente direttore. Fu egli a pieno titolo l'ultimo degli Strauss, abituato, come facevano loro, a dirigere alla maniera Vorgeiger, con violino e archetto stretto fra le mani. Otto CD per otto ore di musica di marce, polke, galopp, quadrille e walzer, oltre alla registrazione integrale dell'ultima fatica capodannizia di Willi Boskovsky nel 1979. In tutti, senza eccezione alcuna, Boskovsky si conferma (casomai ve ne fosse bisogno) come l'insuperato interprete delle partiture degli Strauss e degli altri autori che deliziarono il pubblico viennese della grande Austria Felix. Boskovsky è esegeta del walzer viennese e ne manifesta tutta la malizia dal sapore oniricamente erotico. Impossibile elencare tutti i brani dell'incisione, con la densità pensiero ed emotività contenuta in ogni nota. Ci aiuta il testo della versione corale (quella originale) di An der schönen blauen Donau: “Viennese sii felice! Oh, perché? Basta guardarsi intorno! […] A cosa servono i rimpianti. I lutti. Meglio essere felici e stare allegri. […] Danziamo, […] come si fa sulla pista affollata durante un ballo!”

Vienna è come Willi Boskovsky, imperfettibile per tecnica, fraseggio musicale, ossessivo nella precisione e nella professionalità, ma capace di manifestazioni inarrestabili di spensierata fanciullezza e innata propensione al sogno. Basta aggirarsi per le vie della capitale austriaca di giorno: non troverete nulla fuori posto, nessun servizio pubblico inefficiente, nessuna pecca organizzativa, poi provate a entrare in uno dei numerosi teatri o sale da concerto della città e vi troverete nel mezzo del pubblico più entusiasta e festoso che si possa immaginare. Vienna è questo, la città del fermento emotivo e degli entusiasmi, delle passioni opposte, della seriosità e dell'allegria, dell'amore e dell'odio. Tutto distinto e, sempre e comunque passionalmente eccessivo, dove l'unica perfetta alchimia è quella fra sogno e realtà. Tutto questo è contenuto nelle musiche degli Strauss, la città più ammaliante perché la più femminile: curiosa, intrigante e maliziosa in ogni sua espressione, apparentemente espressione splendida di un fermento che potrebbe apparire sensorialmente inconoscibile a un primo confronto, ma dal fascino irresistibile e intrigante per chi abbia la fortuna di conoscerla. Un disco di cui si consiglia certamente l'acquisto.

Forse sarebbe stato consigliabile proporre un titolo differente da The Strauss Family: poiché il CD è stato editato in Italia e tratta di autori austriaci, si sarebbe potuta utilizzare una dicitura in lingua italiana, o, meglio, tedesca. Sul retro del cofanetto sono riportati i titoli di alcuni brani eseguiti senza che si comprenda il motivo della mancata citazione di quelli non indicati. In ultima istanza, poiché sarebbe stato preferibile dar maggior risalto, nel breve saggio di Massimo Rolando Zappa, alla figura di Willi Boskovsky, vista la sua importanza e personalità, così come si sarebbe potuto dedicare qualche parola e riferimento in più gli autori, comunque ben presenti, che non facevano parte della famiglia Strauss e che compaiono solo nell'elenco delle tracce.