La riscoperta del Tarantino

 di Stefano Ceccarelli

Francesco Nicola Fago

Cantatas for Solo Voice and Continuo

All’or ch’in dolce oblio: cantata a voce sola

Questo povero cor: cantata a voce sola

Francesco Paolo Scripiani: Sinfonia di violoncello solo e basso

Tormentata: arietta diversa

Come viver poss’io: cantata a voce sola

Giovanni Girolamo Kapsperger: Capona

Lagrime di cordoglio: cantata a voce sola

Quanto invidio la sorte tua: cantata a voce sola

Francesco Corbetta: Partie de Chacone

Lusinga di chi pena: arietta diversa

Quall’or non veggio: cantata a voce sola

 

Controtenore Riccardo Angelo Strano

Clavicembalo e direttore Sabino Manzo

Ensemble Barocco della Cappella Musicale ‘Santa Teresa dei Maschi’

S. Teresa dei Maschi, Bari, 27-29 Maggio 2015

CD Toccata Classics TOCC0367, 2016

Un vero e proprio ‘genere letterario’ dei CD che si occupano della divulgazione degli ascosi tesori del Barocco è quello delle monografie dedicate a un singolo compositore o interprete castrato. Il caso del presente CD fa parte della prima categoria. Nicola Fago, ‘il Tarantino’, divenne protégé di qualche feudatario pugliese del XVII secolo che gli consentì di trasferirsi nella capitale musicale dell’epoca, Napoli, per studiare e servire nelle chiese e nei palazzi nobiliari come musicista. Il mecenatismo – fondato sul prestigio e di chi investe e del musicista talentuoso che usufruisce delle elargizioni in denaro – era la principale leva economica dell’industria musicale dell’epoca (e lo sarà, in parte, almeno fino al ‘900: e lo è, per certi versi, ancor oggi): non pochi pugliesi giungevano a Napoli per stabilirvisi e lavorare. Fago riuscì, grazie al suo talento e all’appoggio del famoso cognato, l’evirato cantore ricordato come ‘Il Nicolino’ (Nicolo Grimaldi), a diventare docente nei conservatori partenopei – fra gli allievi, ebbe anche Jommelli e Leo, compositori di straordinario talento.

Figura di spicco della scuola napoletana, Fago ci appare ora più vicino in questo CD prevalentemente di sue musiche. L’ensemble barocco della Cappella Musicale “Santa Teresa dei Maschi”, sotto la guida del maestro Sabino Manzo, e la bella voce del controtenore Riccardo Angelo Strano danno vita a cantate e arie del tarantino. L’intesa fra gli esecutori è invidiabile e produce una performance di altissima qualità. Le doti di Strano sono una voce calda, duttile, ben centrata nei diversi registri, espressiva, dunque particolarmente adatta alle cantate e alle arie, di non facile esecuzione giacché, forse, scritte appunto per ‘Il Nicolino’. Il fraseggio, spesso sorretto da un autentico trasporto emotivo, è notevolissimo per sfumature, nuance e preziosismi. Pochi esempi basteranno: «quei sogni, oh Dio, / sì lusinghieri e cari» da All’or ch’in dolce oblio, ricco di sconsolato sospirare; incredibile il pathos, così soffusamente pieno, di «Nel gel si strugge / e nell’ardor si sface» di Come viver poss’io; o il recitativo iniziale di Lagrime di cordoglio. Alcune interpretazioni delle arie, poi, rimangono particolarmente impressi. Colpo di genio di Fago e mirabile interpretazione di Strano risulta l’incipit dell’aria da Questo povero cor: «Sono belle le fiammelle» rende palpabile lo struggimento amoroso, reso subito agitato dai sensi in «Son vaghe e care l’onde del mare». Bell’esempio della perizia di Strano è Tormentata: sulla parola «brame» esegue fioriture sul fiato omogenee, aggraziate. I flessuosi lamenti vocali di «I più teneri sospiri» (Lagrime di cordoglio) sono espressione del più rarefatto sentimento erotico barocco. Gemma del genio di Fago è «Fortunata tortorella» (Quanto invidio la tua sorte), che Strano canta assecondando il senso di gentile vaghezza che caratterizza il brano, dove l’icastica metafora della tortorella evoca referenti amorosi. Dell’energia interpretativa dell’interprete attesta «Vivo in mar qual navicella», che gioca sulla topica metafora della nave in tempesta per descrivere l’amato in preda ai tumulti del cuore. Assieme alle ariette e alle cantate il CD contiene preziose esecuzioni strumentali: la Sinfonia di violoncello solo e basso di Scipriani (notevole l’esecuzione di Claudio Mastrangelo al violoncello barocco), la Capona di Kaspsperger (‘Il tedesco della tiorba’), la Partie de Chacone di Francesco Corbetta, che attestano l’altissima qualità e la profusione di musica strumentale del tempo.

La registrazione val la pena di essere ascoltata e goduta, magari facendosi condurre dalla lettura delle competenti note di Dinko Fabris e dello stesso Manzo, che hanno lo scopo di far penetrare l’ascoltatore in quel mondo ricchissimo, raffinato, la cui scoperta è, di fatto, ancora in fieri.