Dal tramonto all'alba

 di Roberta Pedrotti

R. Schumann

Fantasiestücke Op. 12; Arabeske in C Op. 18; 3 Romanzen Op. 28; Ahnung WoO28; Gesange der Fruhe Op. 133

Maurizio Baglini, pianoforte

registrato a Prato nel giugno 2018

CD, Decca 481 7666, 2018

Schizzi, frammenti, piccole pagine in cui Schumann esprime umori, suggestioni, guizzi di malinconia e straordinario amore per la vita, i temperamenti opposti e complementari dei suoi alter ego Eusebio e Florestano, l'esuberante e l'introverso, l'attivo e il pensoso. Fra i pensieri pianistici schumanniani che Maurizio Baglini raccoglie in questo quarto cd dedicato all'integrale del compositore tedesco si apre, però, una voragine: oltre dieci anni e più di cento fra i più svariati numeri d'opus separano i Fantasiestücke, Arabeske e 3 Romanzen composti prima dei trent'anni e il ritorno, nel 1853, a brevi composizioni per pianoforte solo con i Gesänge der Frühe (Canti dell'alba). In questi dieci anni ha conosciuto la felicità delle nozze con Clara, ma anche il progressivo aggravarsi dei suoi disturbi depressivi: pochi mesi dopo la composizione dei Gesänge der Frühe, nel febbraio 1854, Robert tenterà il suicidio gettandosi nel Reno.

L'ascolto consecutivo getta come un ponte fra l'inquieto, giovane Schumann e l'uomo ormai prossimo al baratro, e il legame profondo fra queste pagine, separate da tante esperienze di vita e d'arte, non manca di turbare, espresso com'è in un canto senza parole che si fa sempre più estremo, essenziale, che risolve le atmosfere notturne dei Fantasiestücke in un'aurora diafana, una luce nuova, dopo ombre e contrasti, che sembra portare con sé la pace eterna.

L'interpretazione di Baglini colpisce subito per il suo muoversi elastico, dinoccolato e felpato in questo canto pianistico, prima vibrante d'opposti umori, poi, via via dilavato in lucida e pacata disperazione. I tempi sono flessibili, tendenzialmente più lenti del consueto, ma non trasmettono un senso di stasi, di estenuazione, bensì di moto interiore. La naturalezza del fraseggio è ripensata nel respiro del canto: la breve intervista all'interprete che costituisce le note d'accompagnamento chiarisce la precisa intenzione di svincolarsi dalla legge del metronomo. Il risultato coerente e suggestivo conferma la bontà della scelta, la dichiarazione programmatica ne consolida la consapevolezza e l'interesse. Ancor più, questo Schumann cantato sulla tastiera ricercando il flusso naturale della prosodia musicale svela anche le pieghe segrete di due rarità sempre appartenenti a questo mondo poetico: uno dei Fantasiestücke espunto dalla raccolta nella stesura definitiva e di cui si ignora la possibile originaria collocazione (con il nome di Anhang, come tale è proposto dopo la fine del canto, Ende vom Lied) e una quarta Romanze (Ahnung, idea) riscoperta solo di recente e priva di numero d'opus. Il quadro si completa, con la profondità propria di un canto senza parole, mobile quanto ben definito anche nelle sue perturbanti zone d'ombra.