Sfidare la poesia

 di Roberta Pedrotti

F. Liszt

Études d'exécution transcendante d'après Paganini versione originale del 1838 (S-140)

Trois Études de concert 

Zwei Konzertetüden

Elisa Tomellini, pianoforte

registrato a Lugano nel dicembre 2017

CD Dynamic, CDS7815, 2018

Leggere il virtuosismo trascendentale di Paganini e Liszt come un inumano meccanico sarebbe un errore madornale, un totale fraintendimento. Trascendere l'umano, il naturale non significa ambire alla perfezione dell'usignolo artificiale donato all'imperatore cinese nella fiaba di Andersen. Significa sublimare l'arte a un livello superiore, che sfida il limite che uno slancio demoniaco, con uno spirito ancor più vivo e vivace. Il virtuosismo estremo è, dunque, di per sé poetico ed espressivo, in una dimensione semplicemente altra rispetto al comune sentire.

Talora la sfida ideale e assoluta, però, deve fare i conti con la realtà, e così anche la prima versione delle Études d'exécution transcendante d'après Paganini (1838) deve venire a più miti consigli nella revisione del 1852, che entra stabilmente nel repertorio dei pianisti virtuosi. E, tuttavia, quella stesura originaria, così ardita e spericolata, non può né deve esser ripresa come un puro esercizio ginnico, come uno sfoggio di doti atletiche e acrobatiche da usignolo meccanico. Se così fosse, anche questa incisione di Elisa Tomellini, prima donna ad affrontare queste pagine di raro ascolto, sarebbe inutile. Invece non lo è, non lo è affatto. Anzi, coglie proprio l'essenza di un ideale che può rischiare di scivolare nel narcisismo, ma con il narcisismo non ha, in realtà, nulla a che fare, ché si tratta piuttosto della trascendenza stessa dell'arte, della consapevolezza di un gesto creativo estremo e compiuto in sé. Basterebbe ascoltare l'Étude numero 3 in La bemolle minore, la celeberrima Campanella, che già nella revisione del 1852 (nella tonalità equivalente ma di più semplice lettura di Sol diesis minore) ha conquistato il suo posto nel cuore dei pianisti virtuosi, lanciati a velocità scatenate. Nella prima stesura l'articolazione è più aderente al modello violinistico (seppur rivissuto a memoria, quindi idealizzato) e in generale più fitta, articolata, complessa, ma non è solo il numero e la velocità delle note a cambiare: il pensiero musicale ha un diverso spessore, ispirandosi non solo all'esuberante Rondò del Primo concerto paganiniano, ma anche ad altri elementi dallo stesso concerto. Ne consegue un diverso impegno anche di fraseggio, di dialettica del suono, ed è qui che l'arte di Elisa Tomellini fa la differenza. Come già un folgorante concerto bolognese [leggi la recensione] diede l'occasione di notare, la pianista ligure trasferisce sulla tastiera la sua esperienza di alpinista, scala con perizia le pareti più impervie, giunge a vette che a pochi sono accessibili, non teme di suonare pagine di grande difficoltà con una rapidità che è più familiare a un archetto incandescente, ma sa anche soffermarsi ad ammirare il paesaggio, sa gettare sulla partitura un sguardo panoramico che l'abbraccia nella sua interezza e non perde di vista le bellezze nascoste o impreviste. Sa cogliere la fisicità de suono, magari anche l'asprezza minerale, ma in essa c'è un cuore cristallino illuminato con intelligenza. Ha la forza fisica per rispondere alle esigenze quasi materiche, irruenti del testo, ma anche la finezza artistica per limarle oltre lo sfoggio virtuosistico. Lo si avverte nel gioco saggio e leggiadro fra trasparenze e opacità, luci e ombre, pesi densi e spazi ariosi che animano il suo fraseggio e il suo tocco, sempre originali, mai gratuiti. Allora, sì, le Études d'exécution transcendante d'après Paganini così come le altre pagine virtuosistiche lisztiane assumono lo spessore che compete loro: dichiarazione poetica, incarnazione d'arte assoluta e sublime, non solo sfide tecniche per abbagliare il pubblico. Anche il Liszt concertista osannato era un artista, anche il fenomenale Paganini lo era. Non usignoli meccanici, ma esseri umani in grado di superare in musica la loro stessa natura.

Alla trascendenza paganiniana, il CD accompagna i tre Études de concert e i due Konzertetüden a ribadire sia la profondità di questa esplorazione del potenziale del pianista, sia la straordinaria attitudine di Elisa Tomellini alla sublimazione poetica nella materia.