Ipnotico Chopin

 di Roberta Pedrotti

F. Chopin

24 preludi op. 28; Mazurka op.30 n.3, op.56 n.2, op.68 n.2 e n.4, op. 7. n.1; Scherzo n.2 in si bemolle minore op. 31

Antonii Baryshevskyi, pianoforte

registrazioni effettuate a Lugo (RA) nel 2014, Trieste nel 2016 e Bologna nel 2017

CD AM 353-2, Amadeus, allegato al numero di aprile 2019

Antonii Baryshevskyi, al suo debutto italiano, fu il primo pianista recensito dall'Ape musicale. Primo insieme a Maria Perrotta, a dire il vero, in un confronto fra i loro concerti bolognesi nell'estate 2013, lei lunare ed enigmatica, lui brillante e assertivo [leggi la recensione]. Già allora, nelle condizioni acustiche non ottimali dell'Auditorium Biagi, il pianista ucraino classe 1988 faceva intuire un talento fuori dal comune, un tratto grandioso insito nel suo fraseggio sorprendentemente versatile. Non a caso, vien da pensare, sembra prediligere recital dal programma composito e per un live monografico si sono dovuti riunire estratti di ben tre diversi concerti. Ecco allora che di Chopin ascoltiamo i 24 preludi op. 28 eseguiti al Verdi di Trieste nel 2016, cinque mazurke provenienti da una serata al Rossini di Lugo nel 2014, lo Scherzo n. 2 in si bemolle minore op. 31 suonate nel 2017 al Teatro Manzoni di Bologna.

Tre luoghi, tre strumenti, tre momenti diversi: è davvero impressionante come la personalità di Baryshevskyi si stagli in ogni caso prepotente ma non soverchiante, con un forza assertiva capace di piegarsi al carattere di ogni pagina. L'ascolto risulta perfino ipnotico e la registrazione non tradisce il ricordo dello Scherzo eseguito a Bologna e definito, già allora, “demoniaco” [leggi la recensione]. Demoniaco, e irresistibile, è davvero lo spirito sospeso fra ironia, sinistro gioco d'ombre e brillantissima incisività d'accento, con suono sempre plastico, fraseggio elastico: Baryshevskyi è un signore mefistofelico dell'arte del rubato, giostrata con la nonchalance di chi sa esattamente quanto osare senza mai stuccare o scadere nel cattivo gusto. Anzi, l'articolazione appare sfacciatamente fresca, naturale, suadente nel legato e nel dominio di colori e dinamiche, inconfondibile nella personalità dell'interprete e nella penetrazione del testo.

Che uno Chopin così virilmente sfaccettato riesca a emergere anche da una collazione di varie registrazioni live, inedite e carpite in tempi e modi differenti, ha dell'incredibile e impone all'attenzione il trentunenne ucraino, già onusto di una notevole serie di premi internazionali, come uno dei più importanti pianisti di oggi e, c'è da scommetterci, di domani.

Ascoltare per credere.