Il tempo dell'inverno senza tempo

di Roberta Pedrotti

F. Schubert

Winterreise

Ian Bostridge, tenore

Thomas Ades, pianoforte

registrato a Londra, Wigmore Hall, nel settembre 2019.

CD Pentatone, PTC 5186 764, 2019

Inverno, ancora un viaggio. L'ennesimo per Ian Bostridge, che ha fatto della Winterreise di Schubert più di un cavallo di battaglia: un simbolo, un'identificazione. Non solo l'ha cantata infinite volte, ma l'ha incisa con Leif Ove Andsnes, ha realizzato una versione filmata con lo storico partner artistico Julius Drake, ha scritto articoli e un ponderoso saggio sull'argomento [leggi la recensione: Libri, Bostridge, Il Viaggio d'inverno di Schubert]. C'era ancora qualcosa da dire, per Ian Bostridge, sulla Winterreise? Evidentemente sì, perché il viaggio d'inverno non finisce con la bella stagione, ma attraversa tutta la vita, perché diversi compagni permettono di ripercorrere in modo diverso gli stessi cammini.

Dopo averlo ascoltato tante volte con Drake, ora approda alla Winterreise un'altra collaborazione privilegiata del tenore/professore: quella con il pianista, direttore e compositore Thomas Adès. 

L'ascolto inizia dall'immagine, dalla copertina del Cd. A uno sguardo distratto sembra una fotografia, si guarda meglio: è un disegno. Si guarda ancora meglio e si notano i dettagli realistici in una prospettiva scomposta, cubista, si notano i tratti allungati da una lente deformante. Veri, riconoscibili, ma alterati con minuziosa acrivia surrealista. Un ritratto onirico dell'umana concretezza dell'interprete ancorato intorno alle pagine di Schubert che balzano sul pianoforte come fulcro di uno spazio riassemblato.

Intorno a quest'ancora pentagrammata, anche la lettura di Bostridge ci appare più quieta, più pacata e riflessiva, rispetto a schegge di follia e glaciali sospensioni ascoltate in altre occasioni (Leggi anche Città della Pieve, Incontri in Terra di Siena, 26/07/2015 e Bologna, Bostridge-Schubertiade II, 18/11/2016). Tuttavia, in questo incedere piano, pensoso, si avverte bene come la semplicità apparente lasci nuda l'essenza del discorso poetico e musicale. Sarà pur viziato dall'idioma oxfordiano, ma il tedesco di Bostridge è comunque straordinariamente espressivo per la cura posta dall'artista nella sostanza materica del fonema, del colore, nel dire la musica senza compromessi estetici. Così, basta citare il settimo Lied, Auf dem Flusse, e le parole "Mein Herz" così incise con il bisturi per notare come gradualmente si sia liberato il tono allucinato che sfocerà nel surreale canto di morte di Der Leiermann. La fine di tutto, il tempo immobile, nemmeno spossato, nemmeno folle, eppure tutto questo insieme, affondando nella nebbia denza come nelle acque del Lete. 

Tutto questo è anche il tocco pianistico quasi astratto di Adès, pulitissimo, essenziale, verrebbe da dire cembalistico nella nettezza se non fosse così morbido e felpato, così chiaro nel trascendere quasi l'idiomaticità strumentale. Poi lo si sente il secondo Lied, Der Wetterfahne, con quelle note sgranate, quasi fisiche che si sposano con le tensioni del timbro di Bostridge nei passaggi più mordaci, poi quasi sparire rarefatto e tornare a scandire discreto e incalzante il cammino invernale. Come Bostridge è prima di tutto un intellettuale musicista che presta la sua voce all'interpretazione, così Adès è un compositore che usa il pianoforte per esprimere quel che sente come cuore ideale della scrittura schubertiana, per plasmare la sospensione del tempo realizzandone i moti interni fra colore, metrica e dinamica. Il connubio è perfetto, fatto di colori minuti e decisi che si sposano alla perfezione, di essenze distillate che bastano, combinandosi, a scatenare le reazioni della poesia sonora di Schubert e Müller, dell'intimo, infinito viaggio nell'inverno dell'anima.

Il fatto che si tratti di un'incisione dal vivo, ottimamente catturata e restituita, rende l'ascolto, se possibile, ancor più intenso, vivido e meditativo insieme, pacato e sottilmente inquieto.

Da segnalare, nel libretto d'accompagnamento, un articolo scritto dallo stesso Bostridge a proposito della Winterreise nel 2015 per The Guardian.