Don Giovanni vittima mediatica

 di Valentina Anzani

 

Al Teatro Olimpico di Vicenza belle voci per un Don Giovanni dall’impostazione registica inaspettata e accattivante.

Vicenza, 23 maggio 2015 – Le Settimane Musicali al Teatro Olimpico sono ormai da ventiquattro anni l’occasione per vivere gli spazi del famoso teatro palladiano di Vicenza quali cornice di eventi artistici di rilievo. Tra i numerosi appuntamenti musicali previsti da metà maggio a metà giugno, il festival ripropone quest’anno, dopo il Così fan tutte della scorsa stagione [leggi la recensione], un altro titolo mozartiano: Don Giovanni (con repliche ancora fino al 12 giugno), di nuovo affidato alla regìa dell’ormai di casa Lorenzo Regazzo e guidato dalla cauta bacchetta del fondatore della rassegna, Giovanni Battista Rigon.

I lavori registici di Regazzo – apprezzato interprete di belcanto prima ancora che regista – si distinguono per la sua capacità di rendere accessibili alla sensibilità contemporanea opere appartenenti a un’epoca – e a un linguaggio – inevitabilmente lontani. La prospettiva con cui si è accostato all’opera è quella di uno sguardo disincantato sulla società attuale, prospettiva che ha sovrapposto con coerenza al testo dapontiano, pur stravolgendone la fabula originaria. Evidenti sono poi i risultati del lavoro minuzioso di caratterizzazione dei personaggio svolto con gli interpreti, cui richiede di essere, ancor prima che cantanti, veri attori.

Giunto a noi attraverso le deformazioni romantiche ottocentesche, il libertino mozartiano è stato considerato a lungo un mero conquistatore seriale, certo affascinante, ma privato della sua natura burlona (è pur sempre il protagonista di un dramma giocoso), che invece Lorenzo Regazzo ha voluto riportare in primo piano.

Don Giovanni (Luca Dall’Amico) ha reazioni restìe e turbate alle avances delle donne che –  per soddisfazione dell’ego, vendetta o frustrazione – lo desiderano: si atteggia a sciupafemmine solo perché così richiede il suo personaggio mediatico da talk show, ma, quando accetta le loro attenzioni, lo fa giocando.

Tra le sue pretendenti brilla la Donna Elvira di Arianna Vendittelli, interprete sagace che tratteggia un tipino tutto pepe, determinata alla conquista di un bamboccio solo perché indicato dai media come il più desiderabile del momento. Calamita dell’attenzione fin dal suo primo apparire, affronta in modo appropriato la prova vocale che le spetta, di volta in volta agguerrita, frivola, sofferente.

Non delude nemmeno la frizzante Zerlina di Minni Diodati, che, evidentemente trascurata dal promesso sposo, cerca soddisfazione prima tra le braccia di Don Giovanni, per poi optare per quelle di Leporello nel duetto quasi inaudito che Mozart inserì per le rappresentazioni viennesi del 1788.

D’altro canto nessuno degli uomini che si aggirano per la vicenda può competere con la virilità di facciata di Don Giovanni: Don Ottavio (Matteo Macchioni) è un tenorino innocuo e debole sia nella voce che nel temperamento mentre Masetto, sebbene affidato a un interprete ben più caratterizzante quale è stato Abramo Rosalen (impegnato anche quale Commendatore, come avvenne alle prime di Praga e Vienna), non era altro che un contadinotto troglodita e infantile.

Inedita la figura del Commendatore quale padre incestuoso. Se per la sua condotta il Commendatore si merita la morte inflittagli da Don Giovanni, quest’ultimo non è però in alcun modo assolto per la sua vita dissoluta: una Donna Anna (Anna Viola) vendicativa e manipolatrice ne pianificherà l’assassinio tramite la mano inaspettata di un avido Leporello, nel corpo e nella voce di un magistrale Giovanni Furlanetto. Colui che per godere dei riflessi del suo successo ne aveva fatto un mostro, non esita alla fine a eliminare Don Giovanni per profitto, salvo poi vedere un altro mostro della stessa genìa prendere immediatamente il suo posto, in un gesto che è emblema della stessa ritualità di certi programmi televisivi d’oggi che vedono un tamarrello qualsiasi posto su un trono attorniato da cieche pretendenti.

Ancora una volta si confermano positive le scelte lungimiranti della direzione artistica della rassegna che, nel proporre interpreti giovani e capaci di coniugare a un’interpretazione vocale appropriata una caratterizzazione personale e inaspettata dei personaggi, conquista una lettura alternativa e modernissima del caposaldo mozartiano, tanto da metterne in luce gli aspetti più attuali.