Bianco Butterfly

 di Francesco Bertini

Di rilievo l'allestimento scenico a cura dell'artista giapponese Mariko Mori, in collaborazione con la Biennale, e la concertazione di Jader Bignamini per il capolavoro pucciniano. Non sempre all'altezza, viceversa, il cast vocale e la regia affidata ad Àlex Rigola.

VENEZIA 22 maggio 2015 - Nel flusso continuo di proposte ideato, da qualche anno a questa parte, dal Teatro La Fenice di Venezia, Madama Butterfly si inserisce come uno dei tasselli fondanti la tradizione, da sempre intimamente collegata all’opera lirica italiana. L’allestimento, presentato nel 2013, costituisce la prima collaborazione con l’Esposizione internazionale d’Arte della Biennale, evento tra i più rinomati al mondo. Questa esperienza speciale, proseguita proprio in questi giorni con Norma, rappresenta una tappa di assoluto rilievo nella storia più recente della fondazione veneziana. Il coinvolgimento dell’artista giapponese Mariko Mori assicura un respiro internazionale alla produzione. Il suo lavoro, come scenografa e costumista, è essenziale ma indissolubilmente legato alle simbologie minimali e allegoriche. Dal finale primo, e per tutto il resto dell’opera, campeggia in scena una grande struttura, somigliante al segno matematico dell’infinito, che diventa il prototipo futurista della casetta di Butterfly e il totem attorno al quale ruota l’intera vicenda. Il bianco domina incontrastato, costumi compresi, stridendo nel confronto tra la pura fanciulla e il tenente cinico. Àlex Rigola, regista, non coglie tutti gli spunti offerti dal lavoro della Mori e spesso rischia di ridurre a gesti stereotipati i movimenti dei personaggi che, alla lunga, appaiono impettiti se non statici. Fondamentale l’apporto del light designer, Albert Faura, il quale ricopre un ruolo rilevantissimo in un allestimento spoglio e bagnato costantemente di luce.

La compagnia canora dà scarso risalto alla partitura articolata e intrisa di espressività. La russa Svetlana Kasyan, Cio-Cio-San, esibisce uno strumento stentoreo e dal colore potenzialmente attraente, purtroppo però manca la maturità per affrontare i complessi tormenti della fanciulla giapponese, per renderli sapientemente in scena e per superarli a testa alta con una tecnica solida che dev’essere assestata al pari dell’oscura dizione.

Il vile tenente F.B. Pinkerton è affidato a Vincenzo Costanzo. Il giovanissimo tenore italiano appare a disagio nella parte che poco si adatta ad una vocalità come la sua, da considerarsi ancora non pienamente formata. Il ruolo viene affrontato con alcuni incidenti di percorso, senza grande intento espressivo e con evidenti difficoltà riguardanti l’emissione, perlopiù di fibra.

Vagamente più accurato il console Sharpless di Marcello Rosiello, artista dalla presenza credibile e dal fraseggio personale. Manuela Custer, Suzuki sempre in scena, risolve il proprio ruolo con enfasi scenica ma più di qualche asperità vocale. Tra gli altri spicca Lo zio bonzo di Cristian Saitta, dotato di florida e promettente vocalità. Completano il cast Nicola Pamio, esuberante Goro, Julie Mellor, Kate Pinkerton, William Corrò, Il principe Yamadori, Ciro Passilongo, Yakusidé, Emanuele Pedrini, Il commissario imperiale, Franco Zanette, L’ufficiale del registro, Misuzu Ozawa, La madre di Cio-Cio-San, Emanuela Conti, La zia e Loriana Marin, La cugina.

Il direttore Jader Bignamini è capace di far convivere la vena sinfonica con la narrazione dell’opera pucciniana. La sua lettura è enfatica ma attenta ai dettagli, levigata nonostante gli abbandoni passionali. Pur assistendo a qualche scollamento con il palcoscenico, la resa è senza dubbio lodevole. È lampante la qualità e la pasta dell’amalgama orchestrale, forgiato dalla valida prova della compagine veneziana, che spicca, tra gli altri momenti, nell’emozionante intermezzo sinfonico tra la prima e la seconda parte dell’atto secondo. Non ineccepibile la prova del Coro del Teatro La Fenice istruito da Claudio Marino Moretti.

Il pubblico manifesta con convinzione il proprio apprezzamento per produzione e interpreti. 

foto Michele Crosera