Passioni barocche

 di Giuliana Dal Piaz

 

Riprende l'attività musicale a Toronto con un bel concerto barocco dell'orchestra Tafelmusik diretta da Rodolfo Richter e la voce di Mireille Lebel.

TORONRO, 16 settembre 2015 - È certamente un concerto pieno di passione quello che ha aperto la stagione liricomusicale dell’orchestra barocca Tafelmusik a Toronto: con il violinista anglo-brasiliano Rodolfo Richter come direttore e concertista ospite, The human Passions replica fino a domenica 20 settembre presso il Trinity-St.Paul’s Centre.

Il programma alterna brani per orchestra e arie d’opera barocca interpretate dallo straordinario mezzosoprano canadese Mireille Lebel.

Apre la prima parte del concerto la Ouverture n.6 in Sol Minore del compositore settecentesco Francesco Maria Veracini, considerato a suo tempo il miglior violinista vivente; le sue opere sono purtroppo poco eseguite e la sua fama è stata offuscata da quella di altri autori d’epoca barocca.

Mireille Lebel interpreta, con grande intensità e un’impeccabile pronuncia italiana, l’aria di Antonio Vivaldi, “Gelido in ogni vena” da Il Farnace. La Lebel è una stella in ascesa: nata a Vancouver, ha studiato canto a Toronto e a Montreal, e, vincitrice del concorso Jeunes Ambassadeurs Lyriques, ha cantato in Germania e in Francia, oltre che in Canada, interpretando la maggior parte dei ruoli da mezzosoprano. Per la prima volta in concerto con l’orchestra Tafelmusik, in omaggio alle passioni umane è apparsa in scena come una fiamma (peccato quelle scintillanti scarpette d’argento sotto un abito rosso e oro...) guadagnandosi applausi calorosi da pubblico e orchestrali.

Nel Concerto per Fagotto in Fa Maggiore RV 485 di Antonio Vivaldi (ottimo il fagottista solista Dominic Teresi) risulta affascinante il contrappunto tra il suono basso, cupo, quasi minaccioso, del fagotto e il fraseggio leggero e scintillante degli archi. Un contrasto che Vivaldi doveva amare, visto che compose trentanove concerti per fagotto e orchestra.

L’aria “L’angue offeso mai riposa” dal Giulio Cesare di George Friederich Haendel chiude la prima parte del concerto.

La seconda parte presenta la ricostruzione che lo stesso direttore Richter ha fatto della versione per clavicembalo del Concerto in Re Minore BWV 1052R di Johann Sebastian Bach; una versione, quella di Rodolfo Richter, alla quale, a conclusione dell’evento inaugurale, l’autore si è riferito come “la ricostruzione di  una ricostruzione”, commentando l’abitudine di Bach di riutilizzare brani, o a volte perfino opere complete, in occasioni e modalità differenti. In questo caso, si trattava di una versione per clavicembalo virtuosistica e priva di passione; l'elaborazione di Richter la trasforma: nell’Allegro del primo movimento, il violino è particolarmente energico e vitale, dominando l’orchestra in dialogo con l'oboe (eliminato da Bach nella versione per clavicembalo); nell’Adagio del secondo movimiento, il violino pare ripiegarsi pensoso su se stesso, mentre tacce l'oboe; nell’Allegro del terzo movimento, il violino non è più dirompente, sembra quasi svegliare da un sogno, con una vena di tristezza.

Chiudono il concerto altre due arie, “Scherza infida”, dall’Ariodante di Haendel, e “Agitata infido flatu” dalla Judita Triumphans di Vivaldi. Già apprezzata nella sua recente interpretazione di Orfeo, nell’Orfeo e Euridice di Gluck, Mireille Lebel conferma le sue doti di grande talento musicale, la sua voce – che è riduttivo qualificare di mezzosoprano – ha una duttilità e un’ampiezza di estensione che le permettono di andare molto oltre l’interpretazione della musica barocca, come dimostra anche la sua resa del ruolo della Cenerentola rossiniana e di Carmen.

Durante tutto il concerto, la Baroque Orchestra Tafelmusik fornisce come sempre un sostegno orchestrale di altissimo livello, con perfino dei tocchi estetici: è esteticamente armonioso il movimento gemello del braccio di violoncellista e contrabbassista (sedute una dietro l’altra) nel pizzicato che accompagna Mireille nell’aria “Scherza infida”.

Il prolungato applauso del pubblico ha riportato tutti in scena per un bis, l’aria “Sovente iil Sole” dall’Andromeda liberata di Vivaldi.