Belcanto y Mariachi

 di José Noé Mercado

Grandissimo successo per il ritorno del tenore peruviano nella capitale atzeca. Dopo una prima parte che da Rossini si è diretta al nuovo repertorio, più lirico, Flórez ha spaziato dalla canzone napoletana alla tradizione del proprio paese e del Messico.

CITTA' del MESSICO, 6 ottobre 2015 - Il celeberrimo tenore peruviano Juan Diego Flórez è tornato in terra atzeca per un concerto d'opera, canzoni napoletane e musica popolare del suo paese e del Messico, nell'Auditorio Nacional lo scorso 6 ottobre di fronte a circa settemila persone.

Questo appuntamento musicale di primo ordine e che ha destato una grandissima aspettativa nei melomani e anche nei professionisti e addetti ai lavori, si è tenuto nell'ambito dell'apertura delle attività di Viva Perú 2015, organizzazione internazionale senza scopo di lucro presieduta da Ingrid Yrivarren che “cerca di far conoscere il meglio del Perù in Messico e del Messico in Perù, così come in altre nazioni sorelle che vantano una storia e uno spirito comune.”

Per la quarta apparizione artistica di Juan Diego Flórez in Messico (2003, Sala Nezahualcóyotl del Centro Cultural Universitario; 2009, Auditorio Telmex de Guadalajara; 2010, Auditorio Nacional del Distrito Federal), il sostegno musicale è venuto dalla Orquesta Sinfónica de Minería, sotto la direzione dell'italiano Sebastiano Rolli.

La prima parte del programma interpretato si potrebbe considerare immagine di una transizione vocale nella carriera di Flórez. Sebbene abbia interpretato “Principe più non sei… Si ritrovarla io giuro” della Cenerentola di Rossini, opera di quel belcanto del quale è stato il grande eroe tenorile degli ultimi quindici anni almeno, si è cimentato con fermezza in un lirismo più centrale con “Tombe degli avi miei” de Lucia di Lammermoor di Donizetti, “Salut! Demeure chaste et pure” da Faust di Gounod, “Pourquoi me révellier?” da Werther di Massenet e “Au mont Ida” dalla Belle Hélène di Offenbach.

La coloratura spericolata sembra resistere, ma non la luminosità del registro acuto. Al centro la voce di Flórez si è irrobustita e rende il fraseggio più carnoso e chiaro, con controllo assoluto della respirazione che gli permette mille sottigliezze. La precisione tecnica e il gusto raffinato, l'amministrazione magistrale del fiato distinguono il canto del tenore peruviano ed è una delizia ascoltarlo anche in un repertorio di cui ancora deve impadronirsi; anche in uno spazio che per le dimensioni rende indispensabile l'amplificazione.

La Sinfónica de Minería ha interpretato alcuni brani solo orchestrali dalla Favorite di Donizetti, L'Arlesienne e Carmen di Bizet rispondendo bene alle indicazioni di Rolli, che ne hanno ben delineato l'essenza. Tuttavia, nell'attitudine un po' grezza ad adattarsi alle sfumature, alle sottigliezze e al virtuosismo di Flórez si nota che il complesso non ha nell'opera il suo repertorio più abituale, né che si tratta di fuorclasse.

Dopo l'intervallo sono arrivate le napoletane. Mattinata di Leoncavallo, Marechiare di Tosti, con O sole mio di Eduardo di Capua, hanno aperto un sentiero stilistico popolare più epidermico, di gusto emotivo più immediato. El alcatraz di Abelardo Vásquez, La flor de la canela di Chabuca Granda, Ojos azules-Valicha di Miguel Ángel Hurtado, Guadalajara di José Guízar, Malagueña di Pedro Galindo e México lindo di Jesús Monge hanno permesso a Juan Diego Flórez di mettere in luce una sensibilità calorosa, latina, senza per queso rinunciare al controllo tecnico e alla consapevolezza della precisione vocale.

Il pubblico ha risposto con ovazioni, fischi d'approvazione, grandi acclamazioni coronate da una pioggia di coriandoli tricolori quello che è senza dubbio uno dei migliori tenori del pianeta e che conquista la sala senza riserve di sorta. La festa sarebbe continuata con un potpourri latinoamericano come bis con la partecipazione del Mariachi Gama 1000. Anche se vocalmente meno esigenti, questi omaggi al pubblico hanno permesso di ammirare la versatilità di Juan Diego Flórez, che di fronte alla generosità e al calore degli applausi ha chiuso il concerto con “La donna è mobile” del Rigoletto di Verdi. Una serata che ha mandato in estasi più d'uno, per la freschezza, la salute e il pre-dominio vocale di uno dei grandi della storia.

foto Fernando Aceves / Auditorio Nacional