La gloria prima di Waterloo

 di Francesco Bertini

In occasione del bicentenario della battaglia di Waterloo, il Festival Galuppi propone raffinate rarità, fra cui spicca la cantata Napoleone trionfante nel tempo della gloria diel bellunese Antonio Angelo Miari (1778-1854).

Venezia – martedì 6 ottobre 2015 - Per la ventunesima volta si rinnova la magia del Festival Galuppi, ricettacolo di importanti eventi musicali a Venezia. I luoghi più disparati della città lagunare ospitano serate curiose che affrontano il repertorio barocco, senza tralasciare frequenti incursioni in altre epoche. Il programma di martedì 6 ottobre è forse il più curioso dell’intera rassegna: per il “progetto centenari” viene presentata “Musica in onore di Napoleone Bonaparte nel bicentenario della battaglia di Waterloo”.

L’iniziativa musicale, pur con qualche intenzione commemorativa, ha risvegliato gli animi di uno sparuto gruppo di persone che, fin dall’inizio del concerto, si sono posizionate davanti alla Scuola Grande di San Rocco per manifestare il proprio disappunto. Sì perché, a quanto pare, nel cuore e nell’animo di molti l’arrivo coatto del Corso, che causò la fine della millenaria Serenissima Repubblica, ancora non è andato giù. Il grido “San Marco”, oltre ad accompagnare l’intera esecuzione musicale, ha accolto artisti e pubblico all’uscita. Qualche voce s’è levata a commentare l’evento, sottolineando che il concerto ricorda la fine, e non l’ascesa, del condottiero a Waterloo.

In questa sede ci interessa però la musica e a San Rocco se n’è sentita di rara. Il programma ha subito notevoli variazioni, cionondimeno si è ascoltato il lavoro più atteso la Cantata Napoleone massimo trionfante nel tempo della gloria, per la celebrazione delle nozze di Napoleone Bonaparte e Maria Luisa d’Austria, per soli, coro a voci maschili, orchestra e fortepiano di Antonio Angelo Miari. Il conte bellunese, nato nel 1778 e scomparso nel 1854, fu molto apprezzato in vita e animò alacremente l’attività musicale tra la città natale, che conserva molti segni del suo impegno, e Venezia, dove svariate composizioni videro la luce. Ebbe un peso non irrilevante il copioso numero di lavori cameristici, scritti in un’epoca in cui il panorama musicale prediligeva il teatro lirico. La stesura della cantata risale al principio del 1810, mentre la prima esecuzione, al Teatro di Belluno, è datata 31 maggio 1810. Il testo dell’Agosti si abbina allo stile celebrativo adottato da Miari che attraverso arie, recitativi e cori rende omaggio al condottiero.

L’eccellente Roberta Canzian (Gloria), Carlo Agostini (Il tempo) e Gianluca Zoccatelli (Marte), subentrato all’ultimo al collega annunciato, affrontano la scrittura, affine allo stile operistico coevo, con validi risultati e intelligente valorizzazione del testo, non sempre limpido e efficace. L’Orchestra San Marco di Pordenone, su strumenti originali accordati a 430 Hz, e il Coro San Marco, guidati da Riccardo Favero, danno prova di un’idonea preparazione. La prima parte della serata è stata occupata da Giovanni Paisiello, in sostituzione di Ferdinando Paër e Ludwig van Beethoven. L’ensemble, costituito da due flauti, due corni, un fagotto e due clarinetti, ha eseguito, con pregevole coesione, la Suite I momenti del giorno (Mattino, Mezzogiorno, Tramonto del Sole) e tre dai sette divertimenti per strumenti a fiato. Nonostante la scarsa affluenza, la serata è stata salutata da calorosi applausi.