Quartetto per Veronalirica

 a cura di Andrea R. G. Pedrotti

 

Hui He, Sanja Anastasia, Andrea Caré e Federico Longhi animano il pomeriggio veronese per i tradizionali appuntamenti del circolo scaligero.

VERONA, 1 novembre 2015 - Nella giornata di Ognissanti, prosegue la stagione del circolo di Veronalirica nella sua veste tradizionale. Il Maestro Patrizia Quarta al pianoforte e le sempre indispensabili impertinenti presentazioni del sagace Davide da Como. In principio del concerto il dottor Tuppini, presidente del circolo scaligero, ha chiamato a parlar sul palco il sindaco della città di Verona, Flavio Tosi, il quale ha tranquillizzato la platea di appassionati con la lieta notizia che la programmazione invernale della Fondazione lirica Arena di Verona proseguirà al teatro Filarmonico anche per i prossimi anni. Come originale cambio di programma, rispetto alle scorse edizioni, la presenza dell'Arena di Verona Brass Quintet: l'unione di cinque professori d'orchestra dell'orchestra areniana (due trombe, tuba, trombone e corno) intenti a far riscoprire la musica che fece la fortuna dell'America di alcuni anni fa. Sonorità bianche e nere che ci hanno portato in più attimi del pomeriggio nelle atmosfere del Mississippi, rese con gran maestria. Le loro prestazioni sono state impreziosite da citazioni da Haendel, spaziando fino ai grandi autori del primo Novecento statunitense.

La parte vocale è stata inaugurata dal soccorritore del pomeriggio veronese: Federico Longhi, con atto di generosa amicizia verso il circolo, ha accettato di sostituire il baritono inizialmente previsto. Forte della recente esperienza nel Falstaff diretto da Riccardo Muti, Longhi ha deciso di partire con “E' sogno o realtà”.

Dopo il tormentoso dubbio di Ford sulla presunta infedeltà della pettegola moglie Alice, si è deciso di fare un salto cronologico indietro e alla bellissima aria del mezzosoprano dalla Favorita di Gaetano Donizetti, “Oh mio Fernando”, nell'interpretazione passionale di Sanja Anastasia, che lo scorso anno partecipò alla monumentale inaugurazione del circolo, alla presenza di coro e orchestra. Di seguito siamo tornati prontamente a Giuseppe Verdi con Andrea Carè, al debutto assoluto nella città di Verona, a interpretare con gusto e passione la bella aria di Rodolfo dalla Luisa Miller “Quando le sere al placido”. Questo è uno dei brani più adatti per un concerto simile, poiché racchiude in essa tutte le caratteristiche necessarie: è d'effetto, non facile e consente di palesare molte caratteristiche stilistiche d'un tenore lirico.

Ricordi dell'estate veronese 2014, con la sempre bravissima Hui He e la sua Amelia. “Morrò, ma prima in grazia”. Come da alcuni anni a questa parte il soprano cinese si dimostra beniamina del pubblico locale e uno dei migliori lirici drammatici in circolazione. Non a caso sarà proprio lei a inaugurare la stagione invernale con La forza del destino.

Prosegue incessante il concerto e torna sul palco il soccorritore Federico Longhi a interpretare quella che sarebbe una fra le migliori parti in cui ci piacerebbe ascoltarlo in teatro. Divertente la presentazione di Davide da Como, il quale invita il pubblico a interpretare i Donati, a ribattere all'insolente monologo di Gianni Schicchi. Bravo Longhi sia vocalmente, sia dal punto di vista interpretativo e nella varietà d'espressione.

Chiusura della prima parte con il duetto conclusivo della Carmen di Bizet, che inaugurerà il prossimo locale festival estivo. “C'est toi! C'est moi!” è stato cantato, ovviamente, da Andrea Carè e da Sanja Anastasia. È sempre bello vedere cantanti interagire fra loro non solo vocalmente, ma anche scenicamente e brava Patrizia Quarta nei suoi interventi pianistici.

Breve intervallo, condito da una piacevole conversazione del palco che la sempre impeccabile organizzazione del circolo ci aveva messo a disposizione, e siamo stati pronti a salutare la seconda parte dell'evento veronese.

Ora è Sanja Anastasia ad appropinquarsi per la terza volta sul legno del Filarmonico, assieme a Francesco Cilea e Adriana Lecouvreur con la partecipata esecuzione di “Acerba voluttà”, l'aria della Principessa di Bouillon.

Si volge al termine, ma in allegria; lietezza che non poteva far parte degli stati d'animo di Mario Cavaradossi, in attesa della tragica conclusione della sia esistenza. È Andrea Carè a portarci nelle atmosfere delle disfide prerisorgimentali, con il suo “E lucevan le stelle” dalla Tosca di Giacomo Puccini. Il tenore italiano pone in luce un bello squillo e una certa sicurezza tecnica.

Sempre Verdi, uno degli autori più amati nel mondo, con un'opera simbolo del melodramma italiano. I versi di Salvadore Cammarano e la voce di Hui He ci portano in Spagna e a Leonora (personaggio omonimo a quello di La forza del destino), “Tacea la notte placida” dal Trovatore di Giuseppe Verdi.

Ottima l'idea di affidare a Federico Longhi l'aria di Valentin dal Faust di Charles Gounod “Ô sainte medaille”. Bella l'interpretazione e fraseggio notevole, anche grazie alla perfetta dizione francese, niente affatto sporcata dall'origine valdostana del baritono.

Chiusura del concerto affidata a un duetto, ossia quello finale del primo atto di Madama Butterfly, naturalmente affidato alle voci di Andrea Carè e di quella che è probabilmente una delle migliori interpreti del ruolo al giorno d'oggi, ossia Hui He.

Bel successo conclusivo per tutti e appuntamento al 6 dicembre con il tradizionale concerto di beneficenza.