Persi in una nebbia virtuale

di Isabella Ferrara

In scena al Piccolo Bellini dal 8 al 20 marzo, FOG di Francesco Ferrara, per la regia di Salvatore Cutrì del collettivo Mind The Step, racconta l'oggi nel rapporto fra relae e virtuale.

NAPOLI, 9 marzo 2022 - Due ragazze si incontrano a casa di un amico e avviano una diretta virtuale. “Finalmente mi sembrava di aver trovato un posto nel disordine del mondo”. Senza alcuna retorica con lo spettacolo Fog gli autori e attori trasportano sul palco questa aspirazione del tutto umana, senza limiti temporali o spaziali, che ci appartiene, e con cui facciamo i conti. Lo fanno con il racconto della quotidianità, dove tutto accade restando spesso non meglio identificato. Ci raccontano se stessi, e i personaggi che interpretano, ci raccontano una storia, ci raccontano di noi, e di altri, della realtà intorno, e di quella dentro. Attraverso un rinvio continuo fra tempi e spazi, fra il recitato e il narrato. Nel tentativo di annullare le distanze, quelle con il pubblico in sala e quelle con l’altro, ovunque. Ci conducono con apparente, e trascinante, leggerezza fra le vite non speciali di qualcuno, tanto simili alle nostre, o a quella storia che abbiamo letto su qualche sito internet, che tanto ormai ne succedono tante. Fra energico entusiasmo e inespresso disagio arriva quel momento, quello in cui le azioni compiute sotto la spinta di impulsi sopiti e riaccesi da invisibili spettatori, sembrano una ragazzata. E così sembra che debba restare. Senza peso, senza corpo, senza conseguenze. Tranne forse per qualcuno, o per qualche spazio di tempo indefinito, dentro un corpo fuori da sé, con il quale non si troverà un contatto per paura dell’impatto. Sarà allora un momento, lungo quanto una diretta sui social, dai confini indefiniti, eppure limitati. Un momento interminabile, perché la memoria breve dei social non trova corrispondenza con la memoria dei corpi.

Senza effetti sonori se non quelli creati sul momento, su una scena scarna eppure simbolicamente eloquente, questi giovani attori, Claudia d’Avanzo, Simone Mazzella, Alessia Santalucia, Manuel Severino, raccontano come oggi si viva dietro uno schermo, la solitudine, il disagio, il sesso, la violenza, con l’idea di delegare al virtuale quello che, senza farci caso davvero, noi stessi viviamo e facciamo nel reale. E riescono così bene da farci domandare se questo sia un punto di partenza di giovani attori, o se non sia piuttosto il punto di partenza del nuovo racconto di “oggi”.