Tre sull'altalena

L'altalena della vita

 di Isabella Ferrara

In scena al Piccolo Bellini dal 19 al 24 aprile Tre sull’altalena. Testo di Luigi Lunari. Regia di Peppe Miale, Massimo De Matteo e Sergio Di Paola, questi ultimi insieme anche sul palcoscenico con Eduardo Tartaglia, e al violoncello, per le musiche di scena, Pasquale Termini.

NAPOLI, 20 aprile 2016 - Il racconto è quello di tre uomini che si ritrovano a dondolarsi su una stessa altalena metaforica, uno spazio di tempo circoscritto, ma non ben identificato, all’interno di una stanza, non ben definita, con bagno e qualche sedia e una scrivania e un frigobar e un telefono e qualche rivista, e soprattutto con tre porte di tre ingressi che danno su tre strade diverse, su tre vite diverse e tre mondi anch’essi diversi. Tre uomini accomunati e uniti in una stessa situazione di confusione e attesa, nata però da motivazioni ed eventi differenti. Ma forse questa è la descrizione della vita di ognuno di noi in questo mondo che unico conosciamo, e che esperiamo con modalità diverse ma che ci conducono allo stesso luogo: una stanza per caso o la morte, alla fine.

Lo spettacolo non si definisce e non si lascia definire con semplicità. Perché è un dramma, è un dialogo colto su argomenti filosofici e di grande spessore; ma è anche una commedia con l’incontro di tre personalità e tre caratteri che più disomogenei non si potrebbe e che si scontrano incontrandosi; è quasi un thriller per il mistero del susseguirsi di eventi inspiegabili per lo più, di cui si attende la fine per scoprire dove sia la realtà, cosa davvero sia accaduto; ed è anche uno spettacolo del surreale, dove tutto può accadere, tutto può avere un significato ma anche il suo opposto, e dove tutto può essere frutto dell’immaginazione ed appartenere alle suggestioni della psiche.

È un testo superlativo, con citazioni in latino e pensieri di grandi filosofi e letterati. Una regia così ben fatta da rendere le due ore di dialoghi e misteri impalpabili, piacevoli, significanti, e da lasciare soddisfazione nello spettatore, un senso di pienezza e di appartenenza. Una recitazione perfetta nel tratteggio delle personalità, nella presentazioni dei tipi umani, nell’interazione tra i personaggi, nei tempi di lunghe frasi e discorsi articolati, e in quelli di battute ad effetto, silenzi eloquenti ed espressività familiari e sincere. Anche laddove l’uomo fa capolino nel personaggio è vero, è puro, è parte del tutto. Una bella prova di recitazione, perché è come si racconta una storia e come si riesce a creare un’atmosfera che determina un risultato coinvolgente, che cattura il pubblico. Superlativa la scena in cui si ride senza alcun pensiero di una barzelletta che a ben vedere cela una forte carica di drammaticità, quale il nostro breve passaggio su questo mondo, che va avanti sempre, con o senza di noi, a volte senza accorgersi nemmeno di noi. Perché come recita la strofa di una famosa canzone : “il mondo non si è fermato mai un momento” , e anche semplici parole canticchiate assumono un significato dal profondo afflato esistenziale.

In scena l’equivoco della vita, la drammaticità dell’ironia e l’irresistibile risata nel dramma insolubile e insoluto. Se fuori tutto è fermo, a causa di una prova anti inquinamento, sarà il nostro futuro?, che costringe tutti al chiuso con tutto spento, in quella sala anonima che potrebbe essere una casa editrice, o una ditta o una pensione per incontri d’amore, la vita non si ferma, perché si parla, ci si confronta, si litiga anche, si ride, si ha paura. Ma di cosa si parla, si litiga, si ha paura? Della vita? Della morte? E a che serve parlare della vita se basta viverla? E a che serve parlare della morte se è assenza di vita? E perché averne paura? I più grandi filosofi e letterati e i razionali per forza che tutto devono poter spiegare e controllare parlano attraverso il ragionevole Professore, l’attore Tartaglia impeccabile nelle citazioni; i più comuni uomini che vivono ogni giorno cercandone il lato migliore ridono con l’ottimista Capitano dell’esercito, l’attore De Matteo centratissimo nel personaggio; i tanti uomini che lavorano dibattendosi fra tasse e piccole illegalità e che attraversano la loro giornata con rabbia e con sospetto, si pongono tante domande e temono il dubbio insieme al pessimista Commendatore, l’attore Di Paola convincente come arrabbiato per paura.

Complimenti alla compagnia Le Pecore Nere srl che ha prodotto lo spettacolo, davvero una piacevole sorpresa, un difficile connubio di tanti elementi che hanno reso perfettamente l’uomo in questo mondo, con la sua vita, afflitto da dubbi esistenziali, concrete paure, forti drammi e da sincero bisogno di umorismo. Perché “in fondo dalla vita nessuno esce vivo”.