I cittadini di Windsor

 di Giuliana Dal Piaz

Il festival di Stratford prosegue con una felice produzione di The Merry Wives of Windsor.

STRATFORD, 3 luglio 2019 - Malgrado la figura del grasso Cavaliere, Sir John Falstaff, fosse stata creata come personaggio dei tardi romances shakespeariani “Enrico IV” ed “Enrico V”, la sua fama è soprattutto legata a The Merry Wives of Windsor, che ci mostra uno Shakespeare completamente diverso, anche rispetto alle altre sue commedie.

È l’unica pièce che l’autore ambienta ai suoi tempi (fine del XVI secolo) ed in un luogo molto simile alla sua natale Stratford, ed è l’unica in cui la classe media di un intero villaggio è di fatto la protagonista della vicenda. “Può essere che la comunità della cittadina rurale di Windsor sia stata modellata sulla Stratford della gioventù dell’autore? – si chiede il regista Antoni Cimolino, Direttore artistico del Festival – Non ne siamo certi, ma vediamo senz’altro che ‘l’eroe’ di quest’opera è la comunità, e che tale comunità è guidata da due notevoli donne [...] le ‘allegre comari’ del titolo [che] con arguzia, saggezza e brio assicurano un esito felice per sé stesse e per coloro che amano”.

Anche in questa brillante commedia, il perno dell’azione sono la gelosia e la vendetta, ma qui non si tratta del “mostro dagli occhi verdi” che ossessionava Otello, perché qui i personaggi lo esorcizzano tramite il teatro e il divertimento. Nel piccolo mondo di Windsor, con un suo tocco cosmopolita (un parroco gallese, un medico francese, un giudice inglese), popolato da commercianti e casalinghe, domestici e locandiere, i pochi e squattrinati superstiti della nobiltà interagiscono con gli altri senza residui di alterigia. Sono anzi le vittime delle burle ordite ai loro danni: “Shakespeare importa la logica della giustizia del ‘fabliaux’ medievale” – quello, che Joseph Bédier definisce ‘racconto comico in versi’ – “nel suo mondo quasi contemporaneo, allo scopo di mettere in evidenza i predatori maschili e rieducare i mariti gelosi tramite il potere curativo dellla risata comunitaria” (Jessica Riddell dell’Università di Sherbrooke, Québec). Non è solo la logica del fabliaux alla Chaucer, ma anche, diremmo noi, quello dei racconti di Boccaccio, in cui la nascente borghesia domina la scena al posto degli ambienti di corte. “Le eroine di quest’opera sono complesse e indomite: Mrs. Ford, Mrs. Page, Mrs Quicky, e la stessa Anne Page, sanno cos’hanno in mente e dispongono di una voce propria, cosa che le rende pressantemente attuali” (J. Riddell). In quest’opera, la rottura delle barriere è un processo collettivo!

La messa in scena è veloce e dinamica, esteticamente molto piacevole. I costumi e le musiche pop ambientano la commedia negli anni ’50, una società pre-internalizzazione e pre-trasformazione tecnologica che appare perfettamente compatibile con quella dei tempi di Shakespeare.

Il linguaggio del Bardo non è, qui, quello aulico delle corti, utilizza espressioni popolaresche e fa parlare al dottore francese un inglese maccheronico e approssimativo. La produzione sottolinea gli aspetti farseschi della situazione senza peraltro mai scadere nella volgarità, anche nei lazzi frequenti. Provoca, tra l’altro, nel pubblico una sentita risata la reiterazione con inflessione negativa della parola “Ford” – il cognome del marito geloso della commedia, ma anche dell’attuale e molto criticato governatore della Provincia dell’Ontario – che, senza alterare il testo originale, rappresenta un’allusione immediatamente percepita.

Accurata ed efficace la coreografia di attori e comparse in scena, soprattutto nelle scene a cui partecipa l’intero villaggio. Mi è parsa particolarmente indovinata la ricreazione di una notte di Halloween per la burla finale al povero Falstaff, con i varî personaggi e i numerosi bambini/comparse in costumi da notte delle streghe.

Gli attori sostengono le loro parti con grande bravura, arguzia e immediatezza di caratterizzazione (solo Mrs. Page mi è parsa non del tutto all’altezza degli altri). Sorprende la capacità trasformistica in chiave comica dei bravissimi Michal Blake (Mr. Page) e Gordon S. Miller (il Dott. Caius), appena visti nelle antitetiche interpretazioni di Otello e Iago, rispettivamente, nella tragedia che ha aperto la Stagione. Tantissime risate e molti applausi, anche a scena aperta.

 

THE MERRY WIVES OF WINDSOR (LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR), di William Shakespeare (probab. 1597) – Festival Theatre, Stratford, dall’11 maggio al 26 ottobre.

Regia: Antoni Cimolino. Scene: Julie Fox. Luci: Jason Hand. Musiche: Berthold Carrière. Versi: Marion Adler. Regia del suono: Thomas Ryder Payne.

Personaggi e interpreti:

Falstaff – Geraint Wyn Davies.

Mrs. Ford – Sophia Walker

Mrs. Page – Brigit Wilson

Mrs. Quickly – Lucy Peacock

Mr. Ford – Graham Abbey

Mr. Page – Michael Blake

Anne Page, sua figlia – Shruti Kothari

Sir Hugh Evans – Ben Carlson

Judice Shallow – Michael Spencer Davis

Dott. Caius – Gordon S. Miller

Slender – Jamie Mac

Fenton – Mike Shara

Ostessa del Garter – Sarah Dodd

Bardolph – David Collins

Nym – Farhang Ghajar

Pistol – Randy Hughson

Robin – Nolan McKee

Simple – Josue Laboucane

Rugby – Johnathan Sousa

John – John Kirkpatrick

Robert – Daniel Krompotic

Abitanti e bambini del villaggio