Rebibbia, Kobane, Napoli

di Isabella Ferrara

Dal 3 all’8 marzo al Teatro Bellini “Kobane calling on stage” opera tratta dallla graphic novel Kobane calling di Zerocalcare edito da Bao Publishing.

NAPOLI,3 marzo 2020 - Non è uno spettacolo come tanti quello che  è andato in scena al teatro Bellini, sia per tipologia, sia per idea, sia per pubblico. Giovani attori che interpretano i personaggi che vivono sulle pagine di un fumetto in forma di caricatura delle loro caratteristiche più significanti, che a loro volta vivono in una realtà a noi molto vicina, la Rebibbia dell’autore Zerocalcare, e in una realtà che sembra molto lontana da noi, il territorio al confine tra la Turchia e la Siria, a Kobane città assediata, nel Rojava, tra i curdi che si oppongono alle forze dello Stato Islamico. Un pubblico variegato, con tanti giovani appassionati di fumetti, amanti dell’estro dell'autore Michele Rech; fra di loro anche una rappresentanza di giovani volontari napoletani sostenitori della questione curda, che a fine spettacolo hanno voluto sensibilizzare, soprattutto informare, sulla situazione che tanti uomini e donne vivono quotidianamente in quei territori di guerra, dove combattono cercando di resistere, portando avanti un modello di società e di civiltà centrato sulla democrazia diretta, l’ecologia, il rispetto e la vera emancipazione femminile.

Il “non-reportage” Kobane calling, come lo stesso autore Zerocalcare l’ha definito in una intervista, racconta del suo viaggio nel 2015 nei territori dei combattenti curdi; la trasposizione teatrale riprende fedelmente la storia così come disegnata, dando voce alle nuvolette tipiche dei fumetti in cui si descrive, si commenta, si scherza, si riflette sulla vita così come è, tutti i giorni. Dando movenze, dinamismo, gesti ai personaggi di carta, dando loro quella consistenza che realmente hanno, muovendosi davanti a noi, parlandoci, tirandoci dentro. Difficile mettere in scena dei disegni, meno se quei disegni mettono in scena le persone che ci circondano, le nostre abitudini, quei dettagli quotidiani che sembrano insignificanti, perché così comuni e frequenti, che ci sfuggono, ma che possono fare la differenza facendo sorridere e riflettere. Non tutto poteva essere rappresentato e recitato, ma quello che è riuscito a trovare posto sulla scena ha saputo divertire al momento giusto, disorientare, come a volte capita nei viaggi, riflettere come si fa quando non giriamo le spalle a realtà scomode. Nonostante fossimo a teatro, nonostante si inscenasse un fumetto, si parlava di guerra, di persone in carne ed ossa, come gli attori sul palco, come i ragazzi volontari, come il nostro vicino di poltrona in sala.

Il progetto è Graphic Novel Theatre, è nato con il sostegno di Lucca Crea, e nelle mani del regista e curatore Nicola Zavagli e della curatrice Cristina Poccardi, è diventato uno spettacolo teatrale affidato alla fresca recitazione della compagnia Teatri d’Imbarco. Gli attori hanno dimostrato quelle capacità interpretative che consentono di passare rapidamente da uno stile scherzoso ad uno serioso, dimostrando rispetto e sensibilità sia per l’opera originale, sia per la vita da cui l’opera è tratta. Rappresentare la guerra non è facile, perché la guerra non piace a nessuno, e nessuno vuole sentirne parlare. Per questo l’ideazione e la realizzazione di questo spettacolo hanno merito, coraggiosamente prendono posizione, seriamente si mettono in gioco, seguendo, inoltre, un istinto di innovazione che conferma un valore letterario al fumetto, e la necessità di un abbraccio fra le forme artistiche, una commistione di stili per un unico fine.