Sangue, eros e… Petit

 di Stefano Ceccarelli

L’Opera di Roma mette in scena, in coproduzione con Opéra National de Bordeaux e Opéra de Paris, Notre-Dame de Paris, balletto coreografato da Roland Petit e ripreso, per questa edizione romana, da Luigi Bonino. I solisti del cast sono: Susanna Salvi (Esmeralda), Bakhtiyar Adamzhan (Quasimodo), Andrea D’Ottavio (Pheobus) e Walter Maimone (Frollo). La serata è un autentico successo.

ROMA, 16 settembre 2021 – La fervida immaginazione di Roland Petit non poteva che tirar fuori dal fosco romanzo di Victor Hugo, Notre-Dame de Paris, un balletto vitale, sensuale, trascinante, che ha stregato il pubblico fin dalla première nel 1965 all’Opéra Garnier di Parigi. L’Opera di Roma, del resto, ha una lunga tradizione di riprese di balletti di Petit, tradizione certamente ravvivata dall’attuale direttrice del corpo di ballo, Eleonora Abbagnato, particolarmente attenta al repertorio contemporaneo. Forse fra il pubblico era persino seduto qualcuno che assistette alla première romana di Notre-Dame avvenuta nel giugno del 1984.

Non poteva che aprirsi in modo migliore, dunque, la ripresa degli spettacoli al Costanzi, dopo la pausa estiva. L’allestimento di Notre-Dame de Paris, infatti, è stato a dir poco impeccabile, non solo per la qualità degli interpreti e del corpo di ballo del suo insieme, ma anche per il fascino immortale che la torbida storia di Quasimodo, Esmeralda e Frollo non manca di irradiare sugli spettatori. In Notre-Dame de Paris si riscopre l’inconfondibile firma del talento di Petit; per questa edizione romana il custode della coreografia di Petit è Luigi Bonino, che fu collaboratore del maestro. Tutto l’impianto coreografico è basato su una miscela estrosa e calibrata di posizioni e schemi del repertorio classico con apporti quanto più eterogenei possibili, in particolare di movimenti sclerotizzati che marcano i personaggi ai margini della società. I pezzi dedicati al corpo di ballo che impersona gli zingari della ‘Corte dei Miracoli’ sono ancora, dopo più di mezzo secolo, di una modernità freschissima. In generale, il corpo di ballo del Costanzi dà prova di eccellente forma, danzando con notevole precisione le scene ‘corali’ del balletto di Petit (come la scena carnevalesca di apertura). Chiunque conosca una coreografia di Petit sa che un passo falso di uno solo dei danzatori del corpo di ballo può pregiudicare l’armonia generale del quadro, giacché nelle idee coreografiche di gruppo di Petit il movimento sembra quasi trasferirsi da un danzatore all’altro, come un’onda o una vibrazione.

A brillare nel cast dei solisti è Susanna Salvi, che danza un’Esmeralda sensuale, delicata, indifesa o energica a seconda della situazione drammatica. La Salvi si fa apprezzare fin dal suo ingresso, danzando un assolo seducente, incredibilmente preciso nelle linee e nelle posizioni. Questa pulizia tecnica, accompagnata da un’interpretazione autenticamente drammatica e sempre tesa a trovare l’emozione più adatta, permettono alla Salvi di danzare i suoi pas de deux, in particolare quello delicatissimo con Quasimodo (II atto) che termina con la ballerina addormentata. Gli applausi del pubblico sono giustamente generosi con lei. Non stupisce, quindi, che la Salvi (assieme a Michele Satriano) sia stata premiata, al termine delle recite di Notre-Dame, con la nomina a étoile dell’Opera di Roma. Il ruolo di Quasimodo è danzato da Bakthiyar Adamzhan. Il kazako si distingue per recitazione e mimica intense (non ultima l’attenzione alla mimica facciale), danzando la parte di Quasimodo con trasporto. Phoebus è Andrea D’Ottavio, perfetto per fisicità e allure nel ruolo del bel capo degli arcieri parigini. Infine, Frollo è danzato da Walter Maimone, che scolpisce un personaggio perfido persino nei movimenti, serpentini e precisi come lame.

L’allestimento del Costanzi riprende quello originale con le scene di René Allio e gli splendidi costumi di Yves Saint Laurent. Le scene di Allio ci immergono in uno scorcio di Parigi tratteggiato con le geometrie di un Cézanne, al cui centro troneggiano due pilastri scenici che rappresentano l’ingresso di Notre-Dame; i costumi di Saint Laurent (i cui bozzetti si possono ammirare sul programma di sala) sono una rilettura raffinatissima dell’immaginario medioevale: basti citare quelli delle dame del I atto, durante la festa del carnevale, senza dimenticare creazioni più ardite. Le musiche, composte da Maurice Jarre (in questa produzione presentate in registrazione), accompagnano come meglio non si potrebbe il dipanarsi della storia, attingendo a una notevole varietà stilistica, dai cori sacri alla musica novecentesca.

Il pubblico, alla fine del balletto, applaude calorosamente. Notre-Dame de Paris, che ha ormai più di mezzo secolo, è di diritto assurto fra i classici della danza del Novecento e ci si augura rimanga in repertorio il più a lungo possibile.