L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Crocevia di linguaggi

di Michele Olivieri

La coreografa Dada Masilo rilegge Le sacre di Stravinskij: in questo lavoro presentato al Teatro Grande di Brescia non è la fusione e la sovrapposizione di danze e bagagli culturali differenti a muovere la coreografa. La performance si rivolge al minimalismo della danza Tswana, espressione unica per ritmo ed espressività.

BRESCIA, 23 novembre 2021 - Dimentichiamo Le sacre du printemps di Stravinskij e la creazione coreografica originale di Nižinskij: come dice Dada Masilo nella sua presentazione alla stampa “(...) mentre studiavo a Bruxelles ho avuto il privilegio di imparare una piccola parte nella Sagra di Pina Bausch (…) adoro i ritmi che sfidano la tradizione (…) voglio esplorare il mondo rituale per capire cosa il sacrificio rappresentava e cosa ancora rappresenta per il popolo Tswana (…) voglio creare una storia più profonda di quella di una ragazza che danza fino allo sfinimento e alla morte”. E così è stato. Partendo dal movimento Motswana che appartiene alla cultura dell’acclamata coreografa, The Sacrifice scende ancor più in profondità per ricercare cosa significhi il sacrificio nel popolo del Botswana quale sia la sua ricchezza di patrimonio da proteggere. Lo spettacolo non ha una trama ben delineata: regna idealmente una terra benevola tra velati chiaroscuri. Al contempo mentre tutti danzano, quasi in una estasi di gloria, tra battute, musiche e canti eseguiti dal vivo da TlaleMakhene (percussioni), Leroy Mapholo (violino), Nathi Shongwe (tastiere) e dalla florida voce di Ann Masina, si giunge al sacrificio. Il nostro tempo è contrassegnato da profondi dolori e spaccature, ma forse la peggiore è la minaccia della sopravvivenza sulla terra. Dada Masilo, tratteggiando la drammaturgia, si lascia coinvolgere dall’esigenza profonda di un’unità universale che giunga dal suo paese natio a una consonanza verso altre culture. Guidato dalla genialità e dall’estetica mai scontata della coreografa, The Dance Factory (composto dagli interpreti Sinazo Bokolo, Refiloe Mogoje, Thandiwe Mqokeli, Lwando Dutyulwa, Thuso Lobeko, Steven Mokone, Kyle Rossouw, Lebo Seodigeng, Tshepo Zasekhaya) parte dalle sorgenti della vita e dagli elementi della natura cercando di ristabilire l’armonia terrestre, evidenziando la necessità che l’uomo intraprenda un viaggio dello (e nello) spirito. Quasi fosse un dubbio amletico, The Sacrifice si trasforma “passé dopo passé” in una gemma di bellezza toccante, raggiungendo il culmine della liricità finale contrassegnato dal canto, in un folklore di emblematico magnetismo. Lettura libera e stimolante, per combattere antiche e nuove paure, esorcizzando il mal di vivere che accompagna il presente. Un presente sempre pronto a individuare un capro espiatorio da votare ben appunto al sacrificio. La coreografa e danzatrice sudafricana, altresì, interroga il futuro mediante i rituali, nella ricerca di quell’immensa forza primitiva, pura, che improvvisamente esplode e cinge il tutt’uno. Questa forza è l’amore di Dada Masilo (il suo assolo di apertura è un affresco estensivo che conquista immediatamente) e dei suoi straordinari danzatori che nell’aspetto più fisico e vero, nella soave nudità simboleggiano la potenza del rifiuto di qualsiasi concetto che non sia quello universale. Respirando così le forze essenziali dell’uomo che dovrebbero essere le medesime in tutti i continenti, senza distinzioni di epoca, ad ogni coordinata. Storie, suggestioni, simbologie, ampiezze, coscienze ed emozionalità. La danza, per quanto astratta o sconosciuta, rimane ininterrottamente fisica ed umana, istintiva. C’è sicuramente qualcosa in questo lavoro che trasporta lo spettatore a ripensare attentamente al sentimento di solidarietà, di libertà, di comprensione e di indulgenza verso gli altri.


 

 

 
 
 

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