L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

L’antico non cede il passo, ma il giovane avanza

di Michele Olivieri

In un’unica serata due assoli di giovani coreografi della scena contemporanea. Sguardi e interpretazioni capaci di mostrarsi senza filtri nella loro creatività. Un progetto firmato da Stefania Tansini e Giovanni Napoli nel cartellone di Teatro Danza, curato da Emma Chiara Perotti e inserito nella corrente Stagione di Prosa del Teatro Municipale, organizzata da Teatro Gioco Vita.

PIACENZA – Ad aprire la serata, presso il raccolto Teatro Filodrammatici di Piacenza (conosciuto anche come Teatro di Santa Franca), La grazia del terribile, progetto selezionato per la Vetrina della giovane danza d’autore 2020 – azione del Network Anticorpi XL, vincitore del Premio Rete Critica 2021 e del Premio miglior interprete – Bando Experimenta 2019 (luci Matteo Crespi, suono Claudio Tortorici, collaborazione artistica Anna Zanetti). In trenta minuti di performance la bella ed istintiva Stefania Pansini (nel triplice ruolo di ideatrice, coreografa e danzatrice) conduce gli astanti ad una riflessione: la trasformazione del proprio corpo (e con essa le pratiche coreutiche). Ciò non avviene in una sola notte, ma richiede un impegno costante sia fisico che mentale. Certamente il motivo primario che porta la danza contemporanea a spingersi verso nuovi linguaggi, e con essi a migliorarsi, sovente viene a mancare. Perché è più facile tornare alle antiche abitudini e al “vecchio corpo” con le canoniche fisicità e i passi collaudati nell’immaginario. Vi sono altresì dei moduli tecnici produttivi per restare centrati sul proprio obiettivo e raggiungerlo. Lo scopo di questo primo pezzo, da definire correttamente una “dimostrazione” o meglio uno “studio”, è quello di fornire le indicazioni che necessitano per attuarlo. È importante per la Pansini trovare la geometria del corpo in senso letterale, con la capacità di armonizzare l’espressione fisica mediante il controllo dell’equilibrio lungo i vari piani spaziali. Ciò avviene attraverso una sorta di raccoglimento intimo, quasi fosse una pratica scientificamente spirituale come può essere lo yoga e la meditazione orientale. I differenti livelli e le direzioni del movimento da lei proposti sembrano infiniti. La comprensione non è immediata, la musica tarda ad arrivare e il silenzio dilata la collocazione del corpo. Come la mano che nasconde il volto o che afferra i capelli, ognuno può dare il senso che desidera senza trovarne uno comune, come spesso avviene in ambito accademico. Se questa intenzione è presentata con concretezza non diventa penalizzante. Le linee assunte nella Grazia del terribile sono una sorta di “tecnologia della danza” nel percepire e compenetrare le disposizioni performative e figurative. Gli arti della danzatrice, tra spasmi e pulsioni, si trasformano in pennelli dipingendo una personale estetica, spingendola in altre concentrazioni. Assolo introspettivo, da sviluppare drammaturgicamente per mutarlo in un gioco teatrale nell’emozione della fruizione, e dunque nel coinvolgimento dello spettatore per sgrossare il suo sentimento, dopo quello dell’interprete.

Nella seconda parte della serata troviamo il coreografo Giovanni Napoli con Narciso danzato dal valente Giuseppe Villarosa, creazione selezionata per la Vetrina della giovane danza d’autore 2021 – azione del Network Anticorpi XL (immagini Nicola Stasi, short movie e disegno luci Cristina Spelti, con il supporto di Staatstheater Augsburg). Dodici intensi minuti in cui Narciso sublima gli accenni di danza rappresentando con persistenza e prestanza l’immagine del personaggio mitologico. La riuscita si determina nella svolta teatrale, laddove viene espresso il contenuto drammatico, facendo pulsare realisticamente l’interprete, colpendo l’immaginazione del pubblico non solo sul piano estetico o tecnico ma soprattutto delineando l’interiorizzazione. L’aspetto musicale è fondamentale (Claudio Borgianni, David Nigro, Domenico Scarlatti), lieve e lucente come lo specchio in scena, sinonimo dell’elemento acqua, per la bellezza d’insieme.  Scrivere dell’evoluzione tecnica della danza contemporanea ai giorni nostri non è sempre impresa facile: certamente è molto più semplice esporre le innovazioni quotidiane senza porre confronti. Le visioni che portano a questi piccoli studi tecnici e concentrati coreografici trovano comunque un apparentamento tra di loro, lasciando aperta la porta ad una creazione di maggiore respiro. Uno sviluppo che può trasformare l’assolo di 12 minuti firmato da Giovanni Napoli in un’esplosione dei sensi, rifacendosi ai temi proposti dall’arte figurativa pittorica o scultorea (in questo caso l’assioma caravaggesco è evidente, il mettere in scena figure vere e sanguigne) dove la luce consegna ogni cosa al buio, e ad una pelle nuda quale sinonimo dei nostri tempi in cui è predominante l’immagine a discapito della sostanza. La mise-en-scène si presenta quale adattamento essenziale, diretto ed intimo del mito, senza forzature od eccessi. Il percorso fin qui compiuto pone profonde domande alle nuove generazioni per non cadere vittime della propria parvenza. Ciò per cui siamo venuti al mondo? lo scopo della vita? il sogno dell’anima? La chiara lettura performativa di Narciso conduce all’attesa di uno sviluppo, di una creazione da ampliare in versione a serata intera. L’incipit è interessante!


 

 

 
 
 

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