Tragedia ecologica contemporanea

di Michele Olivieri

Tutto esaurito al Teatro Ponchielli per il capolavoro musicale di Čajkovskij, nell’elogiata rilettura coreografica di Angelin Preljocaj, fedele all’ossatura drammaturgica del “balletto dei balletti” con una estetica contemporanea e un occhio di riguardo alla tutela dell’ambiente.

CREMONA 12 febbraio 2023 – Tra le inclinazioni che inquadrano l’evolversi della coreografia attuale, la reinterpretazione moderna dei grandi balletti dell’Ottocento è senza dubbio una questione che merita sempre particolare attenzione. Non a caso le scene degli ultimi anni hanno dedicato a questo tema più di un appuntamento, non ultimo quello del Lago dei cigni ad opera di Angelin Preljocaj. La creazione è stata presentata in anteprima a Clermond-Ferrand nell’ottobre 2020. L’inedita versione non è certo priva di originalità nell’interpretazione. Abbandonati scene tradizionali e costumi del più puro accademismo, vengono qui reinventati dalla fertile fantasia di Igor Chapurin. Gli universi immaginari assumono le sembianze preponderanti della tecnologia e si stemperano in un j’accuse a favore della salvezza del pianeta, contro i cambiamenti climatici, verso una nuova primavera ambientale. I video di Boris Labbé, a tutto fondo, mostrano lo skyline di una metropoli ai giorni nostri e ci rimandano a una massiccia cementificazione, con l’avanzare inesorabile delle costruzioni che finiscono per inghiottire anche la vegetazione circostante il lago. Il contrasto visivo fra scena e fondale è netto. La tecnica del coreografo è impeccabile tra emotività e forma, ondeggiante in suggestive sinuosità, senza tralasciare il ballet blanc e gli aggiornati tutù (il tutto condensato in unico atto di due ore senza intervallo).

La presenza scenica dei suoi applauditissimi danzatori non viene mai meno. Ventisei giovani e portentosi: Lucile Boulay, Celian Bruni, Araceli Caro, Lucia Deville, Matt Emig, Chloé Fagot, Mar Gómez Ballester, Verity Jacobsen, Erwan Gall, Zoe McNeil, Théa Martin, Ygraine Mille Zahnke, Yu-Hua Lin, Florine Pegat-Toquet, Agathe Peluso, Mireia Reyes Valenciano, Simon Ripert, Micol Taiana, con i protagonisti Isabel García López nel doppio ruolo di Odette/Odile, Leonardo Cremaschi (Siegfried), Mirea Delogu (La madre), Eliott Bussinet (Il padre) e Antoine Dubois (l’ambiguo Rothbart) che hanno caratterizzato tutta la gamma di sentimenti in bilico tra illusione e realtà. Anche nei confronti della partitura di Čajkovskij, il coreografo conserva lo spirito del compositore (con l’aggiunta di altri suoi estratti di concerti, ouverture e sinfonie), permettendosi incursioni di musica elettronica firmata dal collettivo 79D. La danza si rivela a tratti molto gioiosa, tanto da trasformarsi anche in una festa techno (o cavalcando l’attualità sarebbe meglio dire in un rave party) nelle caldi luci realizzate da Éric Soyer. Ironico e godibile il pas-de-quatre dei cignetti, grazie ad un’inedita concatenazione. Grandioso il pas-de-deux del cigno nero. Il binomio musica-danza per Preljocai è la netta rappresentazione dell’anima, in perfetto bilanciamento. Ad esempio, quando Siegfried è vicino al lago, la musica figurativa sceglie l’oboe per illustrare il canto del cigno, mentre nella parte conclusiva le note si fondono in uno splendido passaggio, sfumando dolcemente in un decrescendo, quasi ad evocare la rinuncia del personaggio. Se l’oboe simboleggia il canto elegante del cigno, l’arpa illustra i movimenti dell’acqua del lago. Il tremolio delle corde restituiscono il riflesso della luce sullo specchio lacustre in un malinconico sogno. Quando Siegfried si rende conto del suo tragico errore e si riunisce ad Odette, la musica diventa espressiva e inquieta, traslitterando la potenza drammatica dell’epilogo. Geniale la lenta nevicata di piume nel chiaroscuro onirico di una finestrella. Preljocaj si attiene con riverenza alla storia della danza, tanto da avvalersi della coreologa Dany Lévêque per sviluppare attentamente la ricerca estetica del movimento e il suo desiderio di narrare aspetti nuovi non presenti nel libretto originale.

Qualunque siano le interpretazioni, Il lago dei cigni è un capolavoro essenziale del repertorio romantico e questo è innegabile. Da oggi, dopo la visione siglata da Preljocai, possiamo affermare che lo è anche del repertorio contemporaneo, perché il carattere dell’opera rimane integro ma non la coreografia e il processo inventivo che vengono riscritti totalmente – in omaggio a Petipa/Ivanov – prendendo così un rinnovato “volo”. La creazione ha conquistato gli applausi e le ripetute chiamate alla ribalta del Teatro Ponchielli, tutto esaurito.