Fuoco, navajas, gemiti

di Irina Sorokina

Grande successo per il dittico ormai classico del mitico danzatore e coreografo spagnolo Antonio Gades

MODENA, 25 maggio 2023 - Tanta, tantissima gente è venuta al Teatro Comunale Pavarotti Freni di Modena ad assistere ad una serata di balletto: una cosa che non potrebbe essere definita rara, ma da un certo punto di vista sorprendente. Non si è trattato di una première, come non si è vista la partecipazione delle grandi dive e dei grandi divi: anzi, lo spettacolo in questione della compagnia Antonio Gades, Nozze di sangue/Suite flamenca, non è vecchio, ma molto vecchio e viene considerato un classico da molto tempo. Non solo, Nozze di sangue create nel lontano 1974 diventarono un film firmato da Carlos Saura nel 1981 e nella versione cinematografica risultarono ancora di più coinvolgenti ed efficaci. Uno dei capolavori di Gades non è lungo abbastanza per riempire un’intera serata ed è accoppiato (pure da molto tempo) con una sua produzione giovanile, Suite flamenca. Sorprendentemente queste due cose datate, rappresentate in tutto il mondo, attirano ancora il pubblico e sono capaci di riempire i teatri: quindi, evviva la Spagna, evviva il flamenco, evviva la compagnia di Antonio Gades.

A distanza di tantissimi decenni, la storia raccontata da Garcia Lorca coinvolge, commuove e provoca lacrime e catarsi: non c’è da meravigliarsi, si tratta di alcuni archetipi dell’esistenza umana, come la passione proibita che travolge e induce la sposa di abbandonare la festa nuziale con un uomo sposato. La fuga inevitabilmente porta alla tragica fine: si tirano fuori le navajas, i tradizionali coltelli spagnoli e gli uomini cadono morti entrambi.

Desta ancora curiosità e ammirazione il fatto quanto lo stile di Gades coreografo e regista fosse già per sé “cinematografico”: la danza va di pari passo con la recitazione, anzi, forse, i dialoghi tra i personaggi coinvolgono di più del battere dei tacchi e dei movimenti circolari delle mani. Il coreografo spagnolo accorre a degli effetti tanto semplici quanto funzionali, i ballerini si fermano in pose di grande effetto, sottolineate dal gioco delle luci, i volti e i gesti dei protagonisti non si perdono mai grazie alle fermate, il finale realizzato come un vero film, al rallentatore.

La parentela evidente del balletto di Gades col cinema desta curiosità e ammirazione a distanza di tanti anni e i ballerini d’oggi, portatori della grande traduzione, risultano bravissimi, anche se i conoscitori rimpiangeranno quasi sicuramente il mitico Antonio che fu in possesso di un carisma che oggi non sembra possibile trovare: Maria Nadal – la Sposa, Alvaro Madrid – Leonardo, Stella Arauzo – la Madre, Miguel Lara – lo Sposo, José Lopez – la Moglie.

In aperto contrasto con la prima parte della serata la seconda, Suite flamenca, una parata delle coreografie focose firmate dallo stesso Gades con Cristina Hoyos, e, come non bastasse il mitico danzatore spagnolo firma anche il disegno luci ed è pure l’autore delle musiche insieme a Antonio Solera e Ricardo Freire. I sette magnifici brani, Solea, Solea por Bulerias, Farruca, Zapateado, Tanguillo, Tamgos de Malaga, Rumba, trasferiscono il pubblico nella Spagna, non edulcorata, ma vera: in una taverna da qualche parte dell'Andalusia i cantaores e i chitarristi prendono posto al tavolo rudimentale di legno e si mettono in gioco. Niente protagonismo, solo la voglia di rivelare l’anima andalusa attraverso il suono di castagnette, il battito delle mani, le esclamazioni prodotte dalle voci roche e tutt’altro che belle. I cantaores ci danno dentro con una passione simile aspasimi, mentre i danzatori si cimentano con l’arte di flamenco con tale impegno da raggiungere la perfezione.

Il pubblico in sala risulta letteralmente rapito dalla bravura della compagnia spagnola e premia con applausi generosi e rumorosi tutti gli artisti. Ci importa davvero poco del fatto che si tratti di una produzione storica ormai, ben nota al pubblico di moltissimi paesi. Evviva il flamenco, evviva la passione, evviva Antonio Gades.