Nel regno della lucertola verde

di Irina Sorokina

Il teatro Stanislavskij e Nemirovič-Dančenko ripropone un classico del repertorio sovietico ora meno frequentato: Il fiore di pietra su musica di Sergej Prokof'ev con la coreografia di Jurij Grigorovič.

MOSCA 23 febbraio 2024 - C'era una volta il Teatro Bol'šoj di Mosca. Ma come c'era, c'è ancora! E in tanti sono sicuri che ci sarà sempre. Ma dopo aver visto il balletto di Sergej Prokof’ev Il fiore di pietra c’è la voglia di immergersi per qualche istante nel “pozzo del tempo” perché inevitabilmente si parlerà dell’epoca quando sul palcoscenico più rinomato della Federazione Russa, сhe all’epoca faceva parte dell’Unione Sovietica, regnava il Jurij Grigorovič, guida del balletto del Bol’šoj.

Bei tempi, tempi gloriosi, direbbero tanti e avrebbero ragione. Quando l'epoca di Grigorovič giunse al termine, sorsero voci critiche; succede sempre quando un maître entrato nella leggenda lascia la propria compagnia, i propri artisti, l'istituizione teatrale importante dove aveva lavorato per alcuni decenni. Da trent'anni, la compagnia di balletto del Bol'šoj è diversa, diversissima da quella che fu diretta da Grigorovič e vantò artisti del calibro di Maja Plisetskaja, Ekaterina Maximova, Vladimir Vasil’ev, Maris Liepa, Yurij Vladimirov, Nina Sorokina, Ljudmila Semenjaka. Non è certo un dramma, i tempi cambiano. Tuttavia non sarà sbagliato di ammettere che alcuni balletti del maître al giorno d’oggi sono classici ormai, mentre non c’è nessuna certezza che lo diventeranno i balletti rappresentati al Bol’šoj oggi.

Dei balletti di Grigorovič, due ora si mantengono ora nel repertorio dei teatri: la sua versione dello Schiaccianoci e Spartacus. Senza il primo non si può immaginare il periodo di Capodanno nella capitale russa e ogni anno delle lunghe code si formano davanti alla casse del Bol’šoj per aggiudicarsi dei biglietti. Il secondo, che più di cinquant’anni fa fu uno dei simboli del balletto sovietico, non è dimenticato del tutto, ma si rappresenta molto meno e gli artisti d’oggi, nonostante il loro talento e la tecnica brillate, non posseggono il carisma di Vasil’ev, Liepa, Maximova, Semenjaka.

E cosa dire delle altre creazioni del maître sovietico? Piano piano le loro rappresentazioni vanno diminuendosi perché i teatri della Federazione Russa da tempo hanno aperto le proprie porte ai coreografi occidentali, ai loro balletti sia narrativi sia senza soggetto. Con un grande ritardo, al giorno d’oggi si dà il benvenuto a Balanchine, Ashton, Lifar, Kilian, Forsythe a tanti altri!

Ma il balletto sovietico ancora fa il capolino nelle sale dei teatri, con esiti differenti. Il fiore di pietra su musica di Sergej Prokof’ev è probabilmente il terzo balletto più riuscito di Grigorovič per la qualità della coreografia. Appartiene al genere narrativo, ma segna l'inizio della nuova tappa, concedendo uno spazio importante a grandiose suite di danza pura.

Il fiore di pietra si ispira dal racconto omonimo dello scrittore uraliano Pjotr Bažov che parla della storia d'amore tra la dolce Katerina e lo scalpellino Danila, un vero artista che vuole creare un capolavoro, scolpire di una pietra il fiore più bello. La loro felicità viene impedita dalla potente Padrona della Montagna di rame che trascina il giovane dentro il suo regno e gli fa vedere il fiore dei suoi sogni. In seguito si innamora di lui e lo trattiene dentro la montagna, mentre Katerina rimasta sola soffre a causa della scomparsa del suo fidanzato. Il rude Sever'jan le fa delle avances, ma lei rifiuta e va a cercare Danila. In una fiera incontra di nuovo Sever'jan che si diverte in compagnia degli zingari. Katerina gli sfugge, ma davanti a Sever'jan appare un'altra giovane: non riesce più a staccare i suoi piedi dalla terra. Capisce così che la fanciulla è la terribile Padrona della Montagna di rame e per lui non c'è salvezza. La maga riserva a Severl'jan una fine orribile: ordina alla montagna di spaccarsi e inghiottirlo. Katerina prega la Padrona della Montagna di rame di liberare e far tornare il suo fidanzato. Commossa dall'amore tra Danila e Caterina, la maga permette al giovane di tornare nel mondo degli umani.

Prokof'ev compose per Il fiore di pietra una bella partitura che fu coreografata da Jurij Grigorovič che andò in scena al Teatro Bol'šoj di Mosca 12 febbraio 1954, senza un successo notevole. Tre anni dopo Il fiore di pietra, Grigorovič creò una nuova versione per la compagnia del Teatro Kirov di Leningrado (oggi il Mariinskij di San Pietroburgo) con le scene del mitico Simon Virsaladze e magnifici costumi, per la gente russa nelle tinte pastello, per il popolo della fiera colori sgargianti col dominio del rosso e per le pietre il verde malachite e viola. Questa versione del balletto diventata ufficiale si può vedere oggi al Teatro Musicale K. S. Stanislavskij e V. I. Nemirovič-Dančenko con gli artisti da un'impressionante bravura tecnica a dal carisma indiscusso.

La sera in questione nel Fiore di pietra allo Stanislavskij e Nemirovič-Dančenko calcano la scena quattro ballerini migliori della compagnia, che “rischiano“ di entrare nel mito. Natal'ja Somova, uno dei gioelli del Teatro, trova in Caterina un personaggio a lei perfettamente consono: una ragazza russa dal carattere forte e dolce, dall'animo generoso e impavido. L'occhio non vuole staccarsi dalla sua figura bellissima, nello stesso tempo fragile e forte, e dal suo volto dalle sembianze slave e dagli occhi espressivi.

Ol'ga Sizykh fornisce una meravigliosa interpretazione del ruolo tutt'altro che facile della Padrona della Montagna di rame; nei suoi salti e i giri c'è davvero qualcosa che ricorda il movimenti veloci di una graziosa lucertola che appare e scompare, attira e impaurisce. L'attorcigliata coreografia di Grigorovič non crea un minimo problema alla ballerina dalla tecnica strepitosa, che rivela il personaggio fiabesco attraverso movenze scattanti e seducenti. Perfida, magica e irresistibile.

Ivan Mikhalev, a tutto diritto uno dei danseur noble della compagnia, presta il suo corpo tornito e dalle linee allungate al protagonista maschile positivo del balletto, un artista dall'animo nobile e nella ricerca continua di perfezione.

Georgi Smilevski che spesso è il ballerino ospite al Teatro Bol'šoj e porta il titolo dell'Artista del Popolo della Federazione Russa, veste i panni del tormentato Sever'jan; la natura gli ha regalato un'energia grandissima, quasi esagerata; sete d'amore, tentati abbracci, preghiere e minacce si realizzano tramite corse, salti, giri di di tali forza ed energia che quasi mettono in ombra la coppia degli innamorati. La scena della morte è indimenticabile per passione e tormento.

“Il cattivo“ del Fiore del fiore di pietra è affiancato dagli amici di Sever'jan – Anton Domašev, Roman Miller, Stanislav Bukharaev, in piena sintonia con il loro “capo” per quanto riguarda l’aitanza fisica e la bravura tecnica. Uno dei momenti più eccitanti dello spettacolo è un passo a due dei giovani zingari, Valeria Mukhanova e Taita Kodama-Pomfret che letteralmente stregano il pubblico con i loro virtuosismi e il temperamento focoso.

Da sempre la valorosa compagnia di balletto del secondo teatro d’opera e danza della capitale russa del vanta artisti preparatissimi e Il fiore di pietra è una bella occasione di dimostrarne la bravura, nei passi focosi come nella suite neoclassica delle pietre o nei momenti di carattere.

La partitura di Prokof’ev è diretta da Roman Kalošin, che la rende piena di energia e ricca di colori contrastanti e se la cava bene con i ritmi più complessi. Un grande, grandissimo successo di pubblico riserva agli artisti numerose chiamate a sipario aperto ed esclamazioni “bravo!”: l’amore per il balletto da sempre è caratteristica importante della cultura russa.