La magnifica tenzone

 di Andrea R. G. Pedrotti

 

Il Gran Galà di danza che chiude la stagione di balletto al Filarmonico di Verona è una sorta di festoso cimento in cui si confrontano, senza decretare un vincitore, diverse scuole coreutiche europee: con i danzatori del corpo di ballo di Verona a far da padroni di casa si sono esibiti infatti ospiti dalla Scala di Milano, dall'Opéra National du Rhin e dal Mariinsky di San Pietroburgo.

VERONA, 14 maggio 2015 - Ultimo appuntamento con la danza al Teatro Filarmonico di Verona, appuntamento che ha dato spazio a un confronto, un cimento, una tenzone fra tre grandi scuole coreutiche: Francia, Italia e Russia. Sono scuole diverse, fra le quali non ci sentiamo di poter o dover decretare un vincitore, poiché questa decisione sarebbe, nei fatti, dettata eslusivamente dal gusto personale. A sfidarsi, abbiamo ammirato Alexandre Van Hoorde e Stéphanie Madec-Van Hoorde, dell'Opéra National du Rhin, Ernest Latypov e Nadezhda Batoeva del Mariinsky Ballet di San Pietroburgo, Marco Agostino e Nicoletta Manni della Scala di Milano, e, a far da padroni di casa, Teresa Strisciulli, Evghenij Kurtsev e Antonio Russo.

La serata, contraddistinta - come accade troppo spesso - da una colpevole assenza di pubblico, si è aperta con la Quadrille su temi di Un ballo in maschera op. 272, interpretata dalla sola Teresa Strisciulli. La medesima coreografia di Zanella aveva fatto bella mostra di sé nello spettacolo inaugurale della stagione, Valzer & Co; se allora l'impressione visiva era quella di una passeggiata in un fresco mattino viennese, con le note di Johann Strauss figlio a risuonare dalle finestre e dai numerosi conservatori cittadini, in questo giovedì di maggio la giovane girovaga pareva aggirarsi smarrita, alla ricerca del pubblico perduto. La Strisciulli è stata molto abile nel rendere questa Quadrille con grazie precisione e, soprattutto, interpretazione, poiché avulsa da un contesto narrativo e inserita in un Gala. Il brano immediatamente successivo è stato il celebre passo a due dal II atto della Giselle di Adolphe Adam. La coreografia di Mania Gielgud sarebbe stata sicuramente più funzionale, se l'interpretazione di Alexandre Van Hoorde e Stéphanie Madec-Van Hoorde non fosse stata discontinua e la fluidità dei movimenti non fosse apparsa eccessivamente legnosa: una pecca perdonabile, in quanto i due ballerini dell'Opéra national du Rhin non hanno avuto un ampio preavviso riguardo la partecipazione al Gala, per il quale, inizialmente, erano previsti degli ospiti da Parigi.

Torniamo all'Italia e al corpo di ballo dell'Arena, con la simpatica e divertente coreografia del Perpetuum Mobile (Ein musikalischer Scherz) op. 257 di Johann Strauss figlio. Anche questa già vista al Teatro Ristori, poco prima di capodanno, ma sempre piacevole per originalità e gusto.

I ghiacci della Russia, subito dopo, hanno saputo regalarci le magie incantate delle Mille e una notte, con una splendida interpretazione del Passo a due dalla Shéhérazade di Nikolaij Rimski-Korsakov, impreziosita dalla bellissima coreografia di Michel Fokine, con luci e costumi estremamente appropriati. Ernest Latypov e Nadezhda Batoeva hanno unito una tecnica ottimale a una passionalità e a uno spirito interpretativo raro e coinvolgente, fondendosi con le note del compositore russo e avvincendo tutto il publico. Di seguito, tuttavia, abbiamo assistito alla coreografia migliore, firmata da Renato Zanella, con il Passo a due (la frequenza del pas de deux non deve stupire, vista la quasi esclusiva presenza di coppie) da Il Lago dei cigni di Pëtr Il'ič Čajkovskij; un compositore sempre difficile da trattare in tutti i generi che affrontò. Teresa Strisciulli e Evghenij Kurstev si sono dimostrati abilissimi nel volteggiare nella fiaba, la linea era fluida e sensuale, caratterizzata da un'estrema morbidezza in ogni passo. I sollevamenti sono stati eseguiti con precisione, andando oltre il mero esercizio stilistico, in una forma - anche i costumi lo suggerivano - degna più di un sogno che di una fiaba, anche se, spesso, le due espressioni collimano.

Prima parte chiusa con il Passo a due del balcone dal Romeo e Giulietta di Sergej Prokof'ev: i costumi sono estremamente classici, così come la storica coreografia di Kenneth MacMillan, bella ed efficace. Marco Agostino e Nicoletta Manni (compagni anche nella vita) mettono in mostra entrambi belle proprietà tecniche, anche se la Manni si fa preferire dal punto di vista espressivo.

Non ci dilungheremo molto sul Leichtes Blut op. 319 di Johann Strauss figlio, nella coreografia di Zanella, che ci appare sempre ben eseguito, ma che è anch'esso piacevole riproposizione di quanto apprezzato lo scorso dicembre e di cui parlammo nel nostro articolo Sogno viennese.

Più moderna, nelle intenzioni, “Holde Gattin!” da Die Schöpfung di Franz Joseph Haydn. La coreografia di di Uwe Scholz è senz'altro ben eseguita da Alexandre Van Hoorde e Stéphanie Madec-Van Hoorde, ma dovrebbe toccare maggiormente l'animo dello spettatore, che risulta poco avvinto da ciò che accade sul palco.

Anche se già visto merita sempre una citazione d'onore il Waltzer dall'Adagietto della Quinta Sinfonia in do diesis minore di Gustav Mahler: lettera d'amore alla moglie Alma, coreografata da Zanella e interpretata senza possibili appunti da Antonio Russo e Teresa Strisciulli. Di grandissimo effetto la visione della scena scarna e il calar di nude piantane, che, con questo semplice gesto scenico, danno l'idea del tramonto, della fine, dello struggimento, poiché lo scemare della luminosità compie un atto narrativo di rimarchevole carica teatrale.

Chiusura tutta dedicata alla Grande Russia, con uno spettacolare Passo a due dal Don Quixote di Ludwig Minkus, coreografato da Oleg Vinogradov. Un grande lampadario scende dalla sommità della scena e i possi sono talmente spettacolari ed eseguiti a un tale livello di precisione da strappare numerosi applausi a scena aperta all'indirizzo degli straordinari Ernest Latypov e Nadezhda Batoeva. Al termine grandi applausi per tutti e l'esecuzione del Finale del III atto di La bella addormentata di Pëtr Il'ič Čajkovskij.

La concertazione di Roman Brogli-Sacher risulta piuttosto alterna, forse a causa di una scarsa propensione del maestro, che abbiamo molto apprezzato in altro repertorio, verso la melodia e il cantabile. Sicuramente migliorabile, ad esempio, la sua lettura della Quadrille da Un ballo in maschera.

Volendo fare un bilancio della stagione di balletto appena conclusa, non possiamo che dirci soddisfatti: quello di giovedì 14 era un Gala che non poteva consentire il continuum narrativo realizzato con somma maestria da Renato Zanella in belle serate come XX secolo, o capolavori della comunicazione registica come il memorabile dittico fra El amor brujo e Cavalleria rusticana L'invito è sempre a sostenere la danza e a presenziare numerosi ai prossimi appuntamenti, non solo quando questi rappresentino un evento mediatico del richiamo del Roberto Bolle and Friends, ma anche a serate che si preannunciano particolarmente interessanti, come quella del prossimo 14 agosto al Teatro Romano di Verona con L'uccello di fuoco e La sagra della primavera di Igor Stravinsky con coreografie,scene e costumi affidati sempre a Zanella.

Foto Ennevi