di Gabriele Cesaretti
Chi per la patria muor / Alma sì rea non ha
inEdition, 2009
ISBN 8889368691, 9788889368695
Pagine 94
È questo Chi per la patria muor / Alma sì rea non ha della inEdition editrice un libro agile e scorrevole (meno di 100 pagine) scovato per puro caso la scorsa estate a Pesaro e da me divorato in un paio di pomeriggi. L’autore Francesco Cento (scrittore e scultore, anche autore dell’immagine di copertina) propone un viaggio all’interno degli anni tumultuosi della Repubblica Romana, anni in cui vide la luce La battaglia di Legnano di Giuseppe Verdi, dedicando particolare attenzione alla carriera e alle idee patriottiche del librettista dell’opera Salvadore Cammarano, di cui viene presentato un rapido ritratto con versi tratti dai suoi libretti più celebri. Nel partire dal presupposto che il melodramma era la “Biblia pauperum” dei patrioti del XIX secolo Cento preferisce concentrarsi sugli aspetti più schiettamente comunicativi dei libretti d’opera, chiamati a parlare alle masse di un’epoca di libertà da costruire. Nel I Capitolo rivivono così gli episodi legati alle rappresentazioni degli Esiliati in Siberia a Modena, l’entusiasmo suscitato dalla Gemma di Vergy a Palermo e, ovviamente, il furore che scatenò il celebre coro della Caritea, regina di Spagna di Mercadante (proprio l’incipit del coro, seguito da un verso della Battaglia di Legnano, forma il titolo del volumetto). Nonostante l’ampiezza della materia c’è spazio non solo per parlare di lirica e di musica, ma anche per ricordare la partecipazione del Sud Italia alle rivolte per l’indipendenza nazionale in una serie di rivolte spesso scomparse dalla storiografia ufficiale per «la cosiddetta "lotta al brigantaggio" degli anni a venire che forgerà un forte pregiudizio nei confronti della partecipazione delle regioni del Sud alle lotte risorgimentali», come scrive lo stesso Cento. Nella carrellata di intellettuali e rivoltosi che agirono e operarono in quegli anni si ritaglia alcune pagine anche il musicista Pietro Maroncelli, nominato anche da Silvio Pellico ne Le Mie Prigioni, di cui Cento racconta la polemica netta con lo stile rossiniano imperante all’epoca che, forse, impedì a Maroncelli di emergere come avrebbe potuto. Al centro del volumetto, comunque, c’è proprio La battaglia di Legnano verdiana, le cui implicazioni patriottiche sono raccontate con schiettezza e osservazioni pertinenti, come quando Cento individua una possibile causa del rapido declino dell’opera durante l’Italia unita nel suo essere uno “scomodo, quando non fastidioso, promemoria di speranze tradite e di ideali compromessi“. Per un’Italia che era nata su radici, in fondo, malate doveva essere davvero doloroso ricordare un’opera che raccontava “quello spirito di indipendenza e di libertà che non ce la faceva più a stare tra le righe“… e altrettanto doloroso è ricordare oggi quello spirito di cui si nutriva l’ala repubblicana del nostro Risorgimento. Un libro che non ha certo pretese di enciclopedizzazione e/o di completezza ma che si rivela essere un contributo di piacevole e agile lettura alle “celebrazioni” per il 150° dell’Italia Unita, utile soprattutto per coloro che ricercano un possibile primo approccio alla materia.
Pubblicato in collaborazione con Non solo belcanto