Ekaterina Bakanova, Aya Wakizono, Stefano La Colla, Modestas Sedlevicius,  Riccardo Zanellato in concerto a Verona

Brindisi a cinque voci

 di Andrea R. G. Pedrotti

Premiata Ekaterina Bakanova come miglior debuttante del Festival Areniano 2015 in occasione del concerto di chiusura della stagione del circolo Veronalirica. Con il soprano si sono esibiti il mezzosoprano Aya Wakizono, il tenore Stefano La Colla, il baritono Modestas Sedlevicius e il basso Riccardo Zanellato.

VERONA, 10 aprile 2016 - In occasione della chiusura della stagione 2015/2016 del circolo Veronalirica ritroviamo sui legni del palco del Teatro Filarmonico ben cinque artisti, a coprire di fatto l’intera gamma dei registri vocali, poiché – si sa - trovare un autentico contralto è sempre assai difficoltoso.

Come accadeva per il vecchio “premio Zenatello”, oggi viene consegnato al soprano Ekaterina Bakanova il riconoscimento come “miglior debuttante Festival Lirico Areniano 2015”, nella speranza, condivisa dal dottor Tuppini, che si possa recuperare la vecchia definizione.

Si parte con i registri gravi (maschili e femminili) e con il basso Riccardo Zanellato, pronto a interpretare con precisione e bel fraseggio “E il foglio io segnerò? … Di sposo, di padre...” dal Salvator Rosa del compositore brasiliano Antônio Carlos Gomes, non nuovo ai concerti di Veronalirica, come non nuovo alla città è il poeta di quest’opera, ossia Antonio Ghislanzoni.

Dal basso al mezzosoprano, passiamo da un’apparente struggimento a una nostalgia risolta, per il ritorno a una patria agognata. Aya Wakizono torna, infatti, a Verona dopo La Cenerentola di inizio anno sempre all’insegna di Gioachino Rossini, ma, questa volta, non con una fiaba, bensì con un melodramma eroico, che, lasciando l’aura di sogno delle vicende della giovane futura sposa di Don Ramiro, giunge alle gesta eroiche d’amore e morte (se il trapasso sia solo dell’antagonista dipende dal finale scelto) di Tancredi. “O patria … Di tanti palpiti…” viene interpretato dall’artista giapponese con grande attenzione allo stile e alla linea musicale.

Ancora voci gravi e ancora reminescenze, non più di Siracusa ma ancora della recente Cenerentola andata in scena al Filarmonico, con il baritono Modestas Sedlevicius, impegnato nell’interpretazione di “Come un’ape nei giorni d’aprile”.

Veronalirica è un circolo sempre dinamico, infatti, nel corso dell’ultimo periodo abbiamo udito numerosi brani rari, che hanno saputo dal grande repertorio. Grande autore –Giuseppe Verdi -, ma titolo poco conosciuto, forse ancor meno del più celebre Stiffelio, da cui ha ereditato molta musica. È il tenore Stefano La Colla a farci ascoltare la bella aria “Sotto il ciel di Siria” da Aroldo, in riprova del valore non inferiore dei titoli meno eseguiti del genio bussetano.

S’è prima abbiamo raccontato di fiabe, di gesta e gesta di uomini d’arme, ora siamo ai fantasmi e alle visioni della sventurata Lucia di Lammermoor, che nei suoi pensieri già deliranti ci narra degli spettri attraverso l’aria “Regnava nel silenzio”, affidata alla voce di Ekaterina Bakanova. Bello ascoltare come nell’accompagnamento di Patrizia Quarta sia stato arrangiata per pianoforte anche la parte di Alisa, evitando vuoti nella linea drammaturgica dell’ascolto. Il primo intervento del soprano russo è stato anche d’occasione per la consegna alla stessa del premio di cui si è detto in apertura.

Savio, ma sconsolato, è l’intimo dolore di Filippo II, mai ricambiato nel sentimento –almeno nel Don Carlo di Giuseppe Verdi - dalla sposa Elisabetta di Valois. “Ella giammai m’amò” è forse una delle più belle e intense arie del catalogo verdiano e, in questo caso, viene affrontata al meglio dal basso Riccardo Zanellato.

La chiusura è lieta con l’abbandono di un repertorio popolare (nel genere, non nei titoli) e si passa al genere più caratteristico dell’alta –nonché coltissima- alta società viennese e del suo sogno intellettuale, paragonabile agli antichi regni alessandrini. Finalmente si va oltre la brutta tradizione di affrontare l’operetta di Franz Lehár Die lustige Witwe (in italiano La vedova allegra) in traduzione, rendendo giustizia ai bei versi di Victor Léon e Leo Stein e allo splendido duetto che pone fine – si spera - alle disgrazie economiche del Pontevedro e, meno probabilmente, ai frequenti litigi fra Hanna Glawari e Danilo Danilowitsch. “Lippen Schweigen”, con le voci di Ekaterina Bakanova e Modestas Sedlevicius, è il brano che ci accompagna al breve intervallo.

Nella pausa viene dato spazio al breve invito, rivolto ai presenti, per I pagliacci che verranno messi in scena a San Rocco nell’agosto di quest’anno. Inoltre, il dottor Tuppini non ha mancato di rivolgere il suo saluto al presidente del circolo Parma Lirica, con cui si prospettano collaborazioni future.

Ci eravamo lasciati con Vienna e torniamo a Vienna, ma non più quella del 1905, ma il quella del 1789 con il recitativo e aria del conte da Le nozze di Figaro, “Hai già vinta la causa… Vedrò mentr'io sospiro”, affidata, ovviamente, alla voce di Modestas Sedlevicius. Di seguito è Aya Wakizono a proporre non più struggimenti e battaglie (del campo o dei sentimenti che siano), ma il termine lieto della sua sofferenza, con il celeberrimo rondò “Non più mesta accanto al fuoco”, da La Cenerentola di Gioachino Rossini.

“No, pazzo son” è quanto afferma il cavaliere De Grieux nella Manon Lescaut di Giacomo Puccini, con la squillante voce di Stefano La Colla.

Puccini fu inarrivabile interprete dei sentimenti umani, ma, talvolta, una preghiera e solitudine aiutano a superare i mali della vita. Ekaterina Bakanova ci propone l’inno alla luna dalla Rusalka di Antonin Dvořák. Un’altra fiaba, ma di morte.

Non fu fola, ma storia l’assedio di Aquileia di Attila ai tempi dell’imperatore Valentiniano ed è Riccardo Zanellato a regalarci, con fraseggio intenso e bella resa vocale, “Mentre gonfiarsi l’anima” dall’opera di Giuseppe Verdi.

Generalmente è il sacrificio degli amanti a far da cifra caratteristica del melodramma, mentre quello fraterno è più raro, anche se per difendere l’onore familiare. Torna Modestas Sedlevicius per proporci il suo “Avant de quitter ces lieux”, ossia l’aria di Valentin dal Faust di Charles Gounod.

L'ultimo brano per Stefano La Colla è la celeberrima canzone “Core ingrato”, interpretata con passione.

Léo Delibes è certamente famosissimo per la sua Lakmé, ma anche per l’aria “Les Filles De Cadix” (più conosciuta come Aria spagnola), affidata all’ugola di Ekaterina Bakanova, che chiude così la scaletta ufficiale.

Chiusura con un bis di tradizione, ossia “Libiamo ne’ lieti calici” da La Traviata di Giuseppe Verdi. È il brindisi dell’orgiastica festa a condurci al generale brindisi - sempre festoso, ma meno orgiastico - di arrivederci alla prossima stagione del circolo Veronalirica.