Beatrix Cenci di Alberto Alberto Ginastera a Buenos Aires

Il martirio di Beatrice

 di Gustavo Gabriel Otero

La stagione del Teatro Colon di Buenos Aires si pare con un omaggio ad Alberto Ginastera nel centenario della nascita: Beatrix Cenci, l'ultima opera dell'autore argentino, viene resa musicalmente con tutti gli onori, mentre qualche perplessità è suscitata dal lavoro superficiale del regista Alejandro Tantanian.

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BUENOS AIRES, 18 marzo 2016 - Il Teatro Colón, in omaggio al compositore argentino Alberto Ginastera (1916-1983) nel centenario della nascita, ha proposto una nuova produzione della sua ultima opera: Beatrix Cenci.

Tre sono, infatti, i lavori di Ginastera per il teatro musicale: Don Rodrigo (1964), Bomarzo (1967) e Beatrix Cenci (1971).

Don Rodrigo fece il suo debutto assoluto al Teatro Colón e fu riproposto poi nelle stagioni 1966, 1967, 1970 y 1971 della New York City Opera, nel 1976 esordì in Europa a Strasburgo e, da allora, è rimasto assente dai cartelloni dei teatri lirici. Senza dubbio si sarebbe dovuto riprendere in occasione di questo omaggio. 

Bomarzo apparve per la prima volta nel 1967, al Lisner Auditorium della George Washington University, ed è segnato dalla triste fama della censura argentina, che ne proibì il debutto locale annunciato per lo stesso anno. Si tratta dell'opera più rappresentata di Alberto Ginastera e, in generale, dell'opera di un autore argentino di maggior diffusione, con recite a New York, Los Angeles, Zurigo, Kiel e Londra, nonché un'incisione ufficiale con il cast della prima assoluta. Al Colón si è vista nel 1972, 1984 e 2003, e quindi, essendo la più rappresentata in questa sala non sembrava il caso di riprenderla in quest'anno di omaggi. Il Teatro Real di Madrid presenterà Bomarzo nella sua prossima stagione.

Beatrix Cenci esordì il 10 settembre 1971 al Kennedy Center di Washington, apparve in due stagioni della New York City Opera (1973 e 1974), giunse in Argentina il 2 giugno del 1992 ed ebbe la prima rappresentazione europea il 12 settembre 2000 al Grand Théâtre de Genève. Arlene Saunders, Eileen Schauler, Mónica Ferracani e Cassandra Riddle hanno dato voce a Beatrix, mentre la bacchetta è stata impugnata da Julius Rudel, Christopher Keene, Mario Perusso e Gisèle Ben-Dor.

L'opera narra delle perversità del conte Francesco Cenci, dalla violenza sulla figlia Beatrice fino all'organizzazione di un ballo mascherato per celebrare la morte di due dei suoi figli maschi, che termina in un baccanale. La congiura dei fratelli e della sposa del conte per assassinarlo, l'arresto di tutte le persone coinvolte e l'esecuzione sul patibolo di Beatrice, che va a morte con il terrore di incontrarsi all'infermo con suo padre che, dibattendosi fra le fiamme, la guarderà "implacabilmente con i suoi occhi i figli, morti, per sempre...".

Il libretto di William Shand con interventi di Alberto Girri è povero, monocorde, privo di slancio. La musica di Ginastera si ascrive alle avanguardie e alle tendenze degli anni Settanta del secolo scorso, e appare antiquata. 

A ventiquattro anni dal suo debutto argentino Beatrix Cenci che tornata a calcare le scene del Teatro Colón con tre recite - fuori abbonamento - che inaugurano la stagione lirica con una produzione di ottimo livello musicale e una messa in scena provocatoria e vuota, con il risultato di un omaggio previsto ma non del tutto riuscito. 

La concertazione di Guillermo Scarabino è stata inappuntabile. Gran conoscitore dell'opera di Alberto Ginastera, ha guidato l'orchestra stabile del Teatro Colón con precisione in una partitura irta di difficoltà.

La compagnia di canto è stata adeguata e professionale, così come il Coro, con un'eccezione per la prova del baritono Víctor Torres (Conde Francesco Cenci), in molti momenti inudibile, sia nel canto spiegato sia nei parlati o di recitar-cantando. Nonostante ciò, la sua prestazione attoriale ha conferito autorità e perversione al personaggio.

L'intensità dell'orchestra non ha costituito un problema per il resto del cast. Così Mónica Ferracani - creatrice del ruolo nel debutto locale del 1992 - ha offerto una Beatrix Cenci compiuta e credibile, superando le estreme difficoltà della partitura fino al vertice di una scena finale veramente indimenticabile. 

Eccellenti le interpretazioni di Alejandra Malvino (Lucrezia) e Gustavo López Manzitti (Orsino), assai ben affiancati da  Florencia Machado (Bernardo), Alejandro Spies (Giacomo) e Mario De Salvo (Andrea).

Corretti nei loro brevi ruoli gli invitati alla festa Sebastián Sorarrain, Iván Maier e Víctor Castells, mentre le parti parlate erano affidate ad Alejandro Escaño Manzano (Olimpio) ed Ernesto Donegana (Marzio), insufficienti nella declamazione dei loro testi.

Il libretto colloca il primo atto nel Palazzo Cenci di Roma e ogni scena in un diverso luogo del medesimo, mentre i primi quattro quadri del secondo atto si svolgono in diversi ambienti del castello di Petrella, il dodicesimo nuovamente a Palazzo Cenci e le ultime due scene a Castel Sant’Angelo. Nulla di tutto ciò si è visto in questo spettacolo, che aveva come scena unica l'interno del Tribunale di Buenos Aires. Talora la statua della Giustizia si sposta, talora appare un prisma di cui lo spettatore deve decifrare la simbologia.

Naturalmente la scena unica non è discutibile di per sé, ma in molti casi toglie verosimiglianza all'azione, nonostante il lavoro di Oria Puppo per ricreare il Palazzo di Giustizia sia stato eccellente e a questo si siano accompagnati costumi genericamente contemporanei di adeguata fattura. Non stonavano le proiezioni di Maxi Vecco né le luci di David Seldes.

Alejandro Tantanián, regista, ha proposto un lavoro superficiale, di scarso impatto teatrale, con doppi dei personaggi e troppi figuranti in scena a compensare, probabilmente, un vuoto d'idee nella recitazione. 

Superflua la presenza di un fanciullo che si annuncia con nome e cognome prima di cominciare l'opera proclamando l'inizio dell'azione; risibile il mostro e povero il finale, con lo sfesso fanciullo che chiude l'opera abbracciando l'alter ego di Beatrix e spezzando totalmente l'atmosfera opprimente della scena.

Eccessivi i nudi maschili e il tentativo di drag queen gotico, inutili i travestiti e gli uomini con tacchi a spillo, che più che rimarcare un ambiente di degrado morale ricordavano un cabaret d'infimo livello. Queste orge tutte al maschile tolgono potenza drammatica all'incesto previsto nel testo e accentuano fuori di misura la bisessualità del conte rispetto allo stupro della figlia, alla sottomissione della moglie e alla sua spaventosa brutalità.

Prensa Teatro Colón /Arnaldo Colombaroli (campi lunghi) Máximo Parpagnoli (piani ravvicinati)

Buenos Aires, 18/03/2016. Teatro Colón. Alberto Ginastera: Beatrix Cenci. Opera in due atti e quattordici scene. Libretto di William Shand e Alberto Girri, dalle Cronache italiane di Stendhal e da I Cenci di Percy Bysshe Shelley. Alejandro Tantanian, regia. Oria Puppo, scene e costumi. Maxi Vecco, proiezioni. David Seldes, luci. Mónica Ferracani (Beatrix Cenci), Víctor Torres (Conde Francesco Cenci), Alejandra Malvino (Lucrezia), Florencia Machado (Bernardo), Gustavo López Manzitti (Orsino), Mario de Salvo (Andrea), Alejandro Spies (Giacomo), Sebastián Sorarrain, Iván Maier e Victor Castells (Invitados), Luis Alejandro Escaño (Olimpio), Ernesto Donegana (Marzio). Orquesta y Coro Estables del Teatro Colón. Maestro del coro: Miguel Martínez. Maestro concertatore e direttore: Guillermo Scarabino.


 

El martirio de Beatrix

 por Gustavo Gabriel Otero

La musica de Alberto Ginastera, en el centenario de su nacimiento, marca el inicio de la temporada del Teatro Colón de Buenos Aires: Beatrix Cenci, la última de sus tres óperas, se presenta en una versión de muy buen nivel musical y con una puesta en escena polémica y vacía que redundó en que el homenaje lírico planeado resultara desigual.

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BUENOS AIRES, 18 marzo 2016 -  El Teatro Colón ofreció en carácter de homenaje al centenario del nacimiento del compositor argentino Alberto Ginastera (1916-1983) una nueva puesta en escena de la última de sus tres óperas: Beatrix Cenci.

Ginastera compuso tres óperas: Don Rodrigo (1964), Bomarzo (1967) y Beatrix Cenci (1971).

Don Rodrigo tuvo su estreno mundial en el Teatro Colón y posteriormente se ofreció en las Temporadas 1966, 1967, 1970 y 1971 de la New York City Opera, en 1976 se produjo el estreno europeo en Estrasburgo y, desde esa fecha, está ausente de las carteleras de los teatros líricos. Sin dudas la obra que debió reponerse para este homenaje.

Bomarzo se estrenó en 1967, en el Lisner Auditorium de la George Washington University, y tiene la triste fama de haber sido censurada en la Argentina prohibiéndose su estreno local anunciado para ese mismo año. Es la ópera más representada de Alberto Ginastera y la obra lírica de un autor argentino de mayor repercusión con funciones en Nueva York, Los Ángeles, Zurich, Kiel y Londres; además de haber sido registrada comercialmente con el elenco del estreno mundial. En el Colón se vio en 1972, 1984 y 2003, y por ser la más vista en esa sala no ameritaba su reposición en este año homenaje. El Teatro Real de Madrid ofrecerá Bomarzo en su próxima Temporada

Beatrix Cenci se estrenó el 10 de septiembre de 1971 en el Kennedy Center de Washington, se ofreció en dos temporadas en la New York City Opera (1973 y 1974), llegó a la Argentina el 2 de junio de 1992 y tuvo su primera representación europea el 12 de septiembre de 2000 en el Gran Teatro de Ginebra (Suiza). Arlene Saunders, Eileen Schauler, Mónica Ferracani y Cassandra Riddle dieron voz a Beatrix mientras que empuñaron la batuta Julius Rudel, Christopher Keene, Mario Perusso y Gisèle Ben-Dor.

La obra narra las perversidades del Conde Francesco Cenci, que van desde la violación de su propia hija, Beatrix, hasta la organización de un baile de máscaras para celebrar la muerte de dos de sus hijos varones, que termina en una bacanal. La conjura de los hermanos y de la esposa del Conde para asesinarlo, el arresto de todos los involucrados y la ejecución en el cadalso de Beatrix, quien va a la muerte con el miedo de encontrarse en el infierno con su padre que debatiéndose entre las llamas la mirará ‘implacablemente con sus ojos fijos, muertos, para siempre …’.

El libreto de William Shand con aportes de Alberto Girri es pobre, monocorde y sin vuelo. La música de Ginastera adscribe a las vanguardias y tendencias de los ’70 del siglo pasado y luce anticuada.

A 24 años de su estreno argentino Beatrix Cenci volvió a subir al escenario del Teatro Colón en tres funciones -fuera de los abonos- que marcan el inicio de la Temporada Lírica, en una versión de muy buen nivel musical y con una puesta en escena polémica y vacía que redundó en que el homenaje lírico planeado resultara desigual.

La dirección musical de Guillermo Scarabino fue inobjetable. Gran conocedor de la obra de Alberto Ginastera guió a la orquesta estable del Teatro Colón con precisión en una partitura plena de dificultades.

El elenco vocal fue solvente y profesional así como el Coro Estable, con un débito para la actuación del barítono Víctor Torres (Conde Francesco Cenci) que resultó en muchos momentos de la obra inaudible. Tanto cuando cantaba a pleno, como en los momentos hablados o de recitar-cantando. No obstante su prestación actoral insufló autoridad y perversidad al personaje.

Las intensidades orquestales no fueron problema para el resto del elenco. Así Mónica Ferracani -creadora del rol en el estreno local de 1992-, ofreció una

Beatrix Cenci plena y creíble, sorteando las extremas dificultades de la partitura y brindando una escena final verdaderamente inolvidable.

De excelencia las interpretaciones de Alejandra Malvino (Lucrezia) y Gustavo López Manzitti (Orsino), muy bien acompañados por Florencia Machado (Bernardo), Alejandro Spies (Giacomo) y Mario De Salvo (Andrea).

Correctos en sus breves roles de invitados a la fiesta Sebastián Sorarrain, Iván Maier y Víctor Castells, mientras que en los roles hablados de los asesinos Alejandro Escaño Manzano (Olimpio) y Ernesto Donegana (Marzio) exhibieron una pobre recitación de sus textos.

El libreto ubica el primer acto en el Palacio Cenci de Roma y cada una de sus escenas en un lugar distinto del mismo, mientras que los primeros cuatro cuadros del segundo acto transcurren en diversos ámbitos del castillo de Petrella, el cuadro doce se ubica nuevamente en el Palacio Cenci y las últimas dos escenas en el Castel Sant’Angelo. Nada de esto se respetó en la puesta que ofreció como escenografía única el interior del Palacio de Tribunales de la ciudad de Buenos Aires. En algunas escenas la estatua de la Justicia se adelanta y en otras aparece un prisma de simbología a dilucidar por el espectador.

Naturalmente que la escenografía única no es en si misma objetable pero en muchos casos resta verosimilitud a la acción. No obstante el trabajo de Oria Puppo recreando el Palacio de los Tribunales fue excelente, lo que se complementó con un vestuario levemente contemporáneo de adecuada factura. No desentonaron las proyecciones de Maxi Vecco ni la iluminación de David Seldes.

Alejandro Tantanián en la puesta en escena ofreció un trabajo epidérmico, con poca actuación teatral, duplicación de personajes y plena de figurantes en escena para intentar -probablemente- tapar el vacío de ideas actorales.

Innecesaria la presencia de un niño que se presenta con nombre y apellido antes de comenzar la obra y dice que se iniciará la acción, risible el monstruo y pobre el final con ese mismo niño que cierra la obra abrazándose al alter ego de Beatrix rompiendo totalmente el clima sobrecogedor de la escena.

Sobreabundantes los desnudos masculinos y el intento de drag queen gótico, superfluos los travestidos y los hombres con tacos altos, que más que marcar el ambiente de relajo moral parecieron de un cabaret de pésimo nivel. Estas orgías sólo protagonizadas por varones le quitan potencia al incesto indicado en el libreto y acentuaron desproporcionadamente la bisexualidad del Conde por sobre la violación de su hija, el sometimiento de su esposa o su espantosa brutalidad.

Prensa Teatro Colón /Arnaldo Colombaroli (campi lunghi) Máximo Parpagnoli (piani ravvicinati)

Buenos Aires, 18/03/2016. Teatro Colón. Alberto Ginastera: Beatrix Cenci. Ópera en dos actos y 14 escenas. Libreto de William Shand y Alberto Girri, basado en las Crónicas Italianas de Stendhal y Los Cenci de Percy Bysshe Shelley. Alejandro Tantanian, dirección escénica. Oria Puppo, escenografía y vestuario. Maxi Vecco, diseño de proyecciones. David Seldes, iluminación. Mónica Ferracani (Beatrix Cenci), Víctor Torres (Conde Francesco Cenci), Alejandra Malvino (Lucrezia), Florencia Machado (Bernardo), Gustavo López Manzitti (Orsino), Mario de Salvo (Andrea), Alejandro Spies (Giacomo), Sebastián Sorarrain, Iván Maier y Victor Castells (Invitados), Luis Alejandro Escaño (Olimpio), Ernesto Donegana (Marzio). Orquesta y Coro Estables del Teatro Colón. Director del Coro: Miguel Martínez. Dirección Musical: Guillermo Scarabino.