Salvatore Accardo

Il dono dell'artista

 di Roberta Pedrotti

La collaborazione virtuosa fra Musica Insieme, Conservatorio e Unipol permette di offrire in un concerto a ingresso libero una preziosissima serata musicale in cui Salvatore Accardo, artista impareggiabile anche nella disponibilità generosa, incontra studenti e docenti del Martini.

BOLOGNA, 16 marzo 2017 - Se mai esiste un Iperuranio dove alberghi l’idea sublime del puro canto del violino, Salvatore Accardo deve aver fatto capolino fuori dalla caverna e averlo osservato molto da vicino. Una delle più sofisticate creazioni umane, un miracolo di perfezione e complessità artigianale che richiede un ulteriore miracolo tecnico per produrre un qualsivoglia suono controllato e distinto riesce a elevarsi a un livello perfino superiore se incontra un’intelligenza musicale come quella di Accardo. Il quale, sulla via dei settantasei anni, ha tuttora un archetto prodigioso, magari non pari al confronto con il sé stesso di qualche anno fa, ma sempre sorprendente, capace di siglare un Mozart e un Paganini d’altissimo livello. Soprattutto, è capace di sostenere sempre tecnicamente una sensibilità musicale sopraffina e di restituire quel senso del canto, del legato, del fraseggio che fanno di ogni sua interpretazione un manuale di belcanto (strumentale o vocale, non fa differenza), un manuale con l’anima.

Dove poteva trovare, quest’anima, habitat migliore che nel rapporto con le giovani generazioni? Generoso, generosissimo, e soprattutto con un’elettrizzante passione per far musica mettendosi in gioco in prima persona senza adagiarsi nell’aura dorata del suo nome, Salvatore Accardo arriva a Bologna per lavorare con l’orchestra del Conservatorio, per mettere la sua esperienza al servizio della formazione dei musicisti di domani: per i più giovani sarà stato un master inestimabile, ma anche per i docenti – che pure comparivano in organico – un corso d’aggiornamento dei più proficui.

L’iniziativa vede la collaborazione artistica della Fondazione Musica Insieme e del Conservatorio G. B. Martini, con il sostegno del gruppo Unipol, che, come in altre occasioni fra cui i cicli su musica e poesia, ha finanziato in toto il concerto mettendo anche a disposizione il proprio auditorium alle porte del centro per una serata offerta per di più a ingresso libero (sempre siano lodati i mecenati, oggi più che mai!). Accardo sul podio dimostra cosa possa fare un vero musicista anche con un’orchestra di esperienza limitata, quanto la sua finezza di lettura non ne faccia semplicemente un solista prestato alla bacchetta, ma un concertatore concreto e intelligente, che ci regala una Prima di Beethoven davvero sorprendente per incisività di lettura, per autorevolezza nell’affinare l’ensemble e tornire il fraseggio. Non sarà magari - né è l'importante - un’esecuzione assolutamente perfetta in tutti i dettagli, ma cresce di battuta in battuta, è un’esecuzione accurata e coinvolgente, è la migliore esecuzione possibile hic et nunc, è un esempio di cosa significhi fare musica insieme veramente, con entusiasmo, impegno, passione e serietà. Un Beethoven che non può non scatenare un meritatissimo applauso e non restare nel cuore di chi l'ha scoltato come di chi l'ha suonato.

Nondimeno il Concerto n. 5 Kv 219 per violino e orchestra di Mozart, che aveva aperto la serata, è stato un autentico regalo. Da parte dell’Accardo amorevole concertatore c’è la capacità di suggerire in piccoli dettagli un suono, un gusto, uno stile mozartiano differenziato dal linguaggio beethoveniano; da parte dell’Accardo solista, c’è la meraviglia di quel fraseggio elegantissimo e sensibile, di una cadenza di rara finezza, in cui il virtosismo riposa tutto nella poesia cantabile di trilli, colori, legature. Non si atteggia mai a divo, a ospite d'onore, ma da affettuoso primus inter pares e senza risparmiarsi, senza paura di rischiare ancora con il suo primo cavallo di battaglia, a quasi sessant’anni dalla vittoria nel concorso Paganini, offre come bis un Capriccio (il tredicesimo in Si bemolle maggiore) articolato con maestria sopraffina, quella che resta e splende anche a dispetto del tempo, quando si è grandi artisti. E Accardo lo è in tutto e per tutto: questo regalo a Bologna e al suo Conservatorio non poteva dirlo meglio.

Impossibile non uscire dall'Auditorium Unipol, in quella piccola oasi di corti porticati e verde che costituisce il complesso di via Stalingrado, con il sorriso sulle labbra.