L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

La notte dei giocattoli

 di Carla Monni

Dopo l'esecuzione in forma di concerto al Teatro Verdi di Trieste, la nuova opera di Marco Taralli, Il castello incantato, è stata rappresentata in prima assoluta al Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena nella sua versione integrale, nell'ambito del progetto annuale dedicato alla commissione e alla creazione di nuove opere, con particolare attenzione per gli autori italiani.

Modena, 16 dicembre 2018 – Dopo dieci anni dalla prima favola musicale commissionata dal Teatro Carlo Felice di Genova – Il vascello incantato – il compositore Marco Taralli si mette nuovamente alla prova con un'altra fiaba, Il castello incantato, in un unico atto e come allora su libretto di Fabio Ceresa.

Ambientata la notte di Natale e ispirata al Soldatino di stagno di Hans Christian Andersen, in un castello fantastico – dagli ambienti fiabeschi e dagli scorci pittoreschi di Francesco Esposito – si animano le vicende dei due protagonisti innamorati, marchiati dallo stesso destino infausto del difetto fisico: Piombino – interpretato dalla voce incisiva di Motoharu Takei –, lo sfortunato soldatino con una sola gamba perché fuso con lo stagno avanzato, e Stella – nell'elegante interpretazione coreografica di Cler Bosco – la ballerina che vive rinchiusa in un carillon. Quest'ultima è muta a causa del perfido Jack in the box – un Andrea Binetti dalla voce incisiva –, una sorta di grottesco clown che custodisce la chiave per il funzionamento della sua scatola musicale. Attorno a loro si aggirano figure popolari, leggendarie e folkloristiche, quali il Folletto Fiordarancio interpretato da un energico– per movenze e intonazione – Paolo Ciavarelli, l'elegante ma pavida Fata del Natale Selma Pasternak e tre goffe e boriose bambole simili a delle matrioske russe – Brunetta, Rossella e Biondina – interpretate abilmente dalle voci ben amalgamate di Elena Sabas, Silvia Pasini ed Elena Serra.

L'opera appare come una sorta di Toy Story teatrale (o di pronipote dell'Enfant et les sortilèges raveliano), in cui, durante la vigilia tanto attesa, la stanza dei giocattoli prende vita; un cartoon dove tutto si anima: dal fuoco del camino che divampa alle decorazioni che sfavillano, dall'albero di Natale che brilla ai giocattoli che iniziano a danzare. Cruciali in questo sipario favolistico sono gli sgargianti costumi di Elena Gaiani e la regia dello stesso Esposito, in cui i personaggi si muovono rappresentando appieno il mondo sognante, pensato musicalmente da Taralli e poeticamente da Ceresa. Le parole del librettista infatti ben si adattano alla tipologia narrativa della fiaba. Il testo abbonda di rime baciate, assonanze e spesso arricchito da un pizzico di ironia.

Un vero e proprio parco giochi insomma, dove inoltre traboccano da un enorme scatola cartonata una ventina di soldatini “coreuti” – caratterizzati dagli armoniosi impasti delle Voci Bianche della Teatro modenese, preparati da Paolo Gattolin e Melitta Lintner – che, al pari di un coro greco, hanno la funzione di commentare ciò che avviene in scena, intervenendo direttamente nell'azione.

Altro personaggio importante per lo sviluppo della narrazione è la Fata del Natale, che discende dall'alto su un quarto di luna argentea, e che appare come una sorta di deus ex machina classico, pronta a risolvere la situazione dei due amanti, che dopo essere stati ingannati da Jack in the box ed essersi lanciati insieme nel fuoco del camino, risuscitano grazie alla polvere di luna.

L'atmosfera magica si intuisce già a partire dall'ouverture dell'opera – un chiaro rifacimento ad alcuni frammenti di opere buffe rossiniane, rimescolate da Taralli come tributo al centocinquantesimo anniversario della morte del compositore pesarese – in cui primeggia il suono delicato del clarinetto, strumento ancora dalle sonorità sottili nella V scena della fiaba, in cui Stella sboccia dal suo carillon e inizia a danzare, suscitando l'ammirazione di tutti.

Taralli cerca dunque di creare musicalmente un'immagine, rispettando comunque il paesaggio visivo della messa in scena. Il direttore Takayuki Yamasaki – alla guida dell’Ensemble da Camera del Teatro – ha saputo dispiegare con attacchi precisi ed entusiasti la musica drammatica e leggera del compositore abruzzese, imperniata di melodie cantabili e accompagnamenti semplici. Taralli scruta la tradizione, ma senza dimenticare la sua contemporaneità.

La trama de Il castello incantato rientra, al pari della storia ottocentesca che l'ha preceduta, nel nostro immaginario collettivo, con il riscatto di chi arriva ultimo (Piombino e Stella) e con il perdono dei “cattivi” (le matrioske e Jack in the box). Nata per il pubblico dei più piccoli, in realtà è una favola godibile anche per un pubblico adulto. Il compositore ha avuto il«grande desiderio di riuscire a creare quell’atmosfera capace di generare il sorriso di un bimbo» e la «voglia di far divertire il pubblico che la sera si mette la cravatta e viene a Teatro». E ci è riuscito!


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