Felix Aenigma, parte prima

di Roberta Pedrotti

Una sorta di mini Festival Mendelssohn chiude, con due date ravvicinate, la stagione 2013/2014 della Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna. Costretto a rinunciare al podio per problemi di salute Christopher Hogwood, gli subentra Paul Goodwin. Il maestro inglese propone una lettura brillante ed esuberante, che però non pare ancora sciogliere l'enigma del singolare romanticismo illuminato, di stampo goethiano, di Felix Mendelssohn- Bartholdy.

BOLOGNA 30 aprile 2014 - Christopher Hogwood era attesissimo a Bologna. Dopo i Carmina Burana inaugurali con la partecipazione del Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e la presenza sul podio di Jader Bignamini, le due serate ravvicinate dedicate a Mendelssohn sotto la guida del maestro inglese promettevano di chiudere in bellezza la stagione della Filarmonica del Comunale e di costituire uno (anzi, due) degli appuntamenti più importanti della stagione felsinea.

Purtroppo un problema di salute ha imposto a Hogwood di rinunciare a questi concerti bolognesi e il rammarico per non aver potuto gustare dal vivo un suo, seppur breve, ciclo medelssohniano è superato solo dal fervido augurio di una pronta e completa guarigione.

Frattanto lo sostituisce il connazionale Paul Goodwin, che ispira subito un'indiscutibile simpatia per l'aplomb tutto britannico con cui si presenta, anche accentuando con una gestualità divertita e dinoccolata i momenti più danzanti e, nella suite dal Sogno di una notte di mezz'estate, le mimesi asinine che alludono al personaggio di Bottom.

Il programma comprende l'Ouverture in do minore Ruy Blas, op.95, la Sinfonia n.3 in la minore, op. 56 Scozzese e la citata Suite per orchestra dal Sogno di una notte di mezz'estate, op.61 (Ouverture, Scherzo, Entrata del Re delle fate, Intermezzo, Notturno, Danza bergamasca e Marcia nuziale). Un felice campionario di diverse ispirazioni romantiche, due letterarie (Hugo e Shakespeare) e una autobiografica (il viaggio in Scozia), due dettate da sincero entusiasmo (la Sinfonia fu composta su iniziativa personale, le musiche di scena rispondendo a una commissione che risvegliava l'amore giovanile già ispiratore della precoce ouverture, volentieri recuperata) e una scritta controvoglia, per moto d'orgoglio e pura volontà (Felix detestava Hugo e il Ruy Blas, ma volle dimostrare di aver in primo tempo rifiutato di comporre l'ouverture solo per gusto letterario, non per incapacità tecnica).

Pendant ideale sarà la scaletta del concerto di domenica 4 maggio, con un altro souvenir scozzese (l'ouverture Le Ebridi: La grotta di Fingal, op.26) e due sinfonie, un'altra ispirata da un viaggio (l'Italiana) e una dalla ricorrenza del terzo centenario della Confessione augustana (la Riforma).

Goodwin dà il via a ogni brano con slancio, ricercando un suono brillante e luminoso, anche se non sempre la tensione e la concentrazione si mantengono vive fino alla fine, scivolando in qualche clangore e imprecisione di troppo, soprattutto nella Marcia nuziale che chiude la suite shakespeariana. Un pezzo così noto nelle mani di un grande direttore dovrebbe ripresentarsi ogni volta come la prima al pubblico, non esternare con tale sfrontatezza la propria popolarità; in realtà l'intenzione pare chiaramente quella di differenziare i registri espressivi della commedia: la féerie di Oberon Puck e Titania, il grottesco e il popolare di Bottom e degli artigiani attori, il nobile sentimento di Elena, Ermia, Demetrio e Lisandro, la solennità regale e fastosa di Teseo e Ippolita. Quest'ultima, tuttavia, rasenta un eccesso fra il pompier e il barocco, mentre altrove – eccezion fatta per il sonoro ragliare di Bottom – pare viceversa un po' troppo dimesso. Così una suite di mirabile unitarietà e completezza drammaturgica appare invero un po' impoverita, lascia intravedere perfino, rispetto alla (troppo) rara proposta teatrale integrale, una certa qual frammentarietà.

Trattandosi, però, solo della prima tappa di una sorta di mini festival Mendelssohn, sarà comunque interessante osservare come questa visione positiva ed esuberante, chiara e smaltata senza troppe trasparenze e ombreggiature, saprà svilupparsi. L'impressione della prima serata è quella di uno schizzo ben delineato nei tratti principali ma incompiuto in tutte le sue parti, fors'anche per un affiatamento ancora non ottimale con l'orchestra.

Il pubblico non manca e l'accoglienza è incoraggiante. Appuntamento, dunque, a domenica 4 maggio. [leggi la recensione del secondo concerto]