Riscatto e debutto

 di Luis Gutierrez

Catalina de Guisa di Cenobio Paniagua, la prima opera scritta da un autore messicano e rappresentata in Messico dopo la dichiarazione d'Indipendenza, viene riscoperta in un progetto virtuoso mosso dall'entusiasmo di studiosi, professionisti, studenti. Un'iniziativa da incoraggiare anche con maggiori fondi.

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CITTA' del MESSICO, 27 aprile 2019 - Molti appassionati d'opera pensano che in Messico la sua epoca d'oro si collochi alla metà del XX secolo. Io direi, piuttosto, che è stata “una” delle epoche d'oro.  Dopo aver avuto una panoramica della tesi di dottorato di Áurea Maya, scopro che, durante la cosiddetta Primera República Federal, l'opera ha occupato una posizione molto importante nella vita di Città del Messico, che nel periodo 1831–1839 ci sono state circa trecentocinquanta recite, circa il doppio di quanto si sia avuto negli ultimi quarant'anni. Com'è facile indovinare, il repertorio era principalmente italiano, con una grande concentrazione di Rossini, Bellini e Donizetti. Questo ci raffigura un'immagine eloquente dello stato dell'opera in Messico nel XIX secolo.

Cenobio Paniagua (1812-1882) è nato un mese dopo la proclamazione dell'Indipendenza messicana, i suoi primi studi musicali si sono svolti sotto la direzione di Eusebio Vázquez , che dirigeva l'orchestra della Cattedrale di Morelia e gli impartì le prime lezioni di violino. Fin dalla tenera età, il musicista dimostrò la smania di conoscere tutti gli strumenti. Nella sua adolescenza studiò, quindi, vari strumenti e composizione a Toluca; inoltre, in questo periodo, creò le sue prime pagine da camera. Incoraggiato dai primi trionfi, il musicista decise di indirizzare le sue aspirazioni verso Città del Messico. Dopo vari tentativi falliti di ricevere lezioni da José Antonio Gómez, decise di studiare per proprio conto avvalendosi di metodi stranieri in diverse lingue. In seguito, Paniagua prese l'iniziativa di creare la sua prima opera e, non avendo libretti o librettisti, ne prese uno di Felice Romani per dar vita al suo primo lavoro, Catalina de Guisa. Il successo ottenuto con questo debutto lo incoraggiò a creare la Academia de Armonía y Composición, dove studiarono Melesio Morales, Mateo Torres Serratos, Miguel Planas e Carlos J. Meneses. Fu docente del soprano noto e apprezzato anche in Europa Ángela Peralta. Nell'istituto nacquero opere come  Cleotilde de Coscenza di Octaviano Valle; Adelaida y Comingio di Ramón Vega; La reina de las hadas di Miguel Meneses; Romeo y Julieta e Ildegonda di Melesio Morales, le quali furono rappresentate dalla sua compagnia, la prima impresa operistica messicana. Durante il governo dell'imperatore Maximiliano d'Asburgo, cercò di viaggiare verso Cuba, ma dopo tre anni d'attesa, nel 1868 si trasferì a Cordoba, dove visse fino alla sua morte il 2 novembre 1882.

Catalina de Guisa debuttò il 29 settembre del 1859, prima opera composta e allestita da un messicano nel Messico indipendente e il lavoro più rappresentato in messico durante il XIX secolo. I manoscritti originali dell'opera omnia di Paniagua, rimasti di proprietà della famiglia, sono radunati nell'Archivo Zevallos Zapata presso il Centro Nacional de Investigación, Documentación e Información Musical "Carlos Chávez" (CENIDIM). Ci sono casi, molto pochi, in cui le diverse istituzioni governative collaborano in maniera fruttuosa. Verónica Murúa, direttrice dell'Opera Studio della la Facultad de Música de la UNAM e Áurea Maya del CENIDIM si sono date da fare per recuperare quest'opera che tanto successo aveva ottenuto un secolo e mezzo fa. Il primo grande passo è sata l'edizione dello spartito canto e piano di tutta l'opera e dell'orchestrazione del terzo atto. A questo punto Abelardo Olivera si è unito al progetto.

Il passo successivo è stato completare l'orchestrazione dei primi due atti. Questo lavoro è stato affidato agli studenti del corso di orchestrazione tenuto dalle compositrici María Granillo e Gabriela Ortiz. Chiaramente questo aspetto è suscettibile di miglioramenti. Nello stesso momento, sotto la direzione di Samuel Pascoe, si sono costituiti l'Orquesta Sinfónica Estanislao Mejía e il coro con studenti della Facultad de Música, del Conservatorio Nacional de Música e della Escuela Superior de Música del INBAL (non ho mai capito perché si dovesse aggiungere la L: ho sempre pensato che la letteratura fosse già compresa nelle belle arti).

Verónica Murúa ha intrapreso la preparazione musicale dell'opera. I solisti sono pure studenti, con l'eccezione del basso Charles Oppenheim. Una delle prove al pianoforte ha costituito la prova finale degli studi diuna cantante del Conservatorio Nacional de Música, e fra qualche mese anche uno studente della Escuela Superior de Música si diplomerà alla stessa maniera.

Il balzo in avanti, al cui risultato finale ho presenziato, è stata la messa in scena a cura del regista  Horacio Almada, coadiuvato da una studentessa diLetteratura e Arte Drammatica della Facultad de Filosofía y Letras della UNAM che ha concentrato la sua tesi di laurea proprio sul progetto. Mauricio Trápaga ha disegnato la scenografiae i costumi con gli studenti della Facultad de Arquitectura della UNAM. Almada a sua volta ha anche curato le luci.

Per ragioni che ignoro, e che se conoscessi non capirei, l'opera è stata rappresentata al Foro José Luis Ibáñez della Facultad de Filosofía y Letras che non presenta una buca o un'altra possibile soluzione per collocare adeguatamente un'orchestra. Il luogo idoneo, con golfo mistico e strutture sceniche adeguate a un'opera come questa, sarebbe la Sala Miguel Covarrubias del Centro Cultural Universitario.

L'opera, in sé, è un tipico lavoro in stile italiano della metà del XIX secolo, con soggetto e libretto caratteristici del tempo. L'azione si svolge in Francia durante la rivolta della Lega Cattolica negli anni 1580. In un ballo mascherato, Guido, Conte di San Megrino (tenore), protetto di Re Enrico III e poer questo nemico del Duca di Guisa (basso) capo della Lega, corteggia Catalina, Duchessa di Guisa (soprano), che si sente imbarazzata, ma ricambia anche le attenzioni. Nell'andarsene, perde il suo fazzoletto. Entra il Duca e vedendo il fazzoletto sospetta che qualcosa non funzioni nel suo matrimonio. Ritorna il Conte e sfida a duello il Duca, che non accetta per la differenza di rango. Nel palazzo incontriamo Arturo de Cleves (baritono), paggio innamorato senza speranza della Duchessa sua cugina. La vede preoccupata per il fazzoletto perduto e cerca di confortarla recitandole un poema. Entra Guisa, che congeda la corte e obbliga la sua sposa a scrivere al Conte un biglietto in cui lo invita nei suoi appartamenti per la notte. Catalina chiede ad Arturo di consegnare la missiva e, sconsolata, si lamenta della sua sorte. Arturo compie la sua missione, Guisa ordina che chiunque possa entrare nel suo palazzo, ma anche che nessuno possa uscirne.

Giunge il Conte e, chiusa con cura la porta, si incontra con Catalina nei suoi appartamenti. Le dichiara il suo amore, mentre lei lo avverte della trappola. Arturo aiuta il conte a fuggire da un balcone proprio mentre la guardia abbatte la porta. I soldati li inseguono e li feriscono mortalmente. Prostrata di fronte allo sposo, Catalina gli chiede di ucciderla; per tutta risposta Guisa le rende il fazzoletto e le dice di usarlo per asciugare il sangue del suo amato. 

L'esecuzione dell'opera è stata molto meglio di quanto mi aspettassi dal lavoro di giovani entusiasti, tuttavia è chiaro che molti membri dell'orchestra e del coro abbiano ancora molta strada da fare per trovare uno spazio professionale nel mondo della musica. Catalina è stata affidata a Rosalía Ramos – che si è diplomata proprio con questa parte – dalla voce potente e intonata, anche se deve comunque sviluppare la coloratura che queste opere esigono. Charles Oppenheim ha cantato molto bene il Duca di Guisa. Ho sempre creduto che fosse un grande attore cantante, ma oggi l'ho visto e ascoltato come un ottimo cantante attore. Carlos Reynoso possiede una bella voce di baritono, benché ancora passibile di maturazione. Pablo Pérez de la Luz è il tenore cui è stato affidato il personaggio del Conte. È molto giovane e ha ancora molto da lavorare, soprattutto per quel campo minato che è il repertorio tenorile.

Horacio Almada ha fatto miracoli perché il coro e i solisti realizzassero un'accettabile interpretazione teatrale, così come Trápaga per realizzare una scenografia minimalista, vale a dire quasi nulla, con quattro soldi.

È molto incoraggiante che un progetto come questo arrivi a questo punto. Il lavoro e l'amore manifestati dalle promotrici, Verónica Murúa y Áurea Maya, unito a quello di tutti i ragazzi e professionisti come Horacio Almada, Mauricio Trápaga, e molti altri i cui nomi rimangono nella penna, hanno dato questi frutti. 

A mio parere, sarebbe davvero auspicabile che il progetto continuasse a svilupparsi fino a realizzare una produzione degna di presentarsi su qualsivoglia palcoscenico, cosa che richiede investimenti decenti. Le materie prime ci sono; i catalizzatori pure; mancano l'acciaio e i mattoni per l'edificio.

L'opera verrà proposta ancora  il 3, 7 e il 9 di maggio alle 13:00 nel Teatro Carlos Lazo della Facultad de Arquitectura della UNAM. Per di più, l'ingresso è gratuito.


Rescate y estreno

 por Luis Gutierrez

Catalina de Guisa de Cenobio Paniagua,  la primera ópera compuesta y puesta en escena por un mexicano en el México independiente, es redescubierta por un projecto virtuoso entre instituciones, profesionales y estudiantes. Sería muy deseable que el proyecto continuara su desarrollo hasta llega a ser una ópera digna de presentarse en cualquier escenario, para ello habría que invertir una cantidad decente.

CIUDAD de MEXICO, el 27 de abril de 2019 - Muchos aficionados a la ópera piensan que la ópera en México tuvo su época de oro hacia la mitad del siglo XX. Yo diría que fue “una” de las épocas doradas. Después de revisar a vuelo de pájaro la tesis doctoral de Áurea Maya, descubro que durante la llamada Primera República Federal, la ópera ocupó un lugar muy importante en la vida de la ciudad de México, en el periodo 1831–1839 se ofrecieron unas 350 funciones, en promedio el doble de lo que se ha ofrecido en los últimos 40 años. Como es fácil adivinar, el repertorio era principalmente italiano, con una gran concentración en Rossini, Bellini y Donizetti. Esto representa una muestra sólida del estado de la ópera en México durante el siglo XIX.

Cenobio Paniagua nació un mes después de la consumación de la Independencia de México, sus primeros estudios musicales los realizó bajo la dirección de Eusebio Vázquez quien dirigía la orquesta de la Catedral de Morelia y le impartió sus primeras clases de violín. Desde muy temprana edad, el músico demostró inquietud por conocer todos los instrumentos. En su adolescencia estudió la ejecución de varios instrumentos y composición en Toluca, además, durante esta época creó sus primeras piezas de salón. Alentado por sus primeros triunfos, el músico decidió encaminar sus aspiraciones rumbo a la Ciudad de México. Tras varios intentos fallidos por recibir cátedra de José Antonio Gómez, decidió estudiar por su cuenta mediante métodos extranjeros en diversos idiomas. Posteriormente, Paniagua tuvo la iniciativa de crear su primera ópera, y al no haber libretos ni libretistas, tomó uno de Felice Romani para dar vida a su primera obra, titulada Catalina de Guisa. El éxito que obtuvo con su obra lo animó a crear la Academia de Armonía y Composición, donde estudiaron Melesio Morales, Mateo Torres Serratos, Miguel Planas y Carlos J. Meneses. Fue profesor de Ángela Peralta. En dicho instituto se crearon óperas como Cleotilde de Coscenza, de Octaviano Valle; Adelaida y Comingio de Ramón Vega; La reina de las hadas, de Miguel Meneses; y Romeo y Julieta e Ildegonda de Melesio Morales, las cuale fueron representadas en su compañía, la primera empresa operística mexicana. Durante el gobierno del emperador Maximiliano de Habsburgo, intentó viajar a Cuba, pero luego de tres años de espera, en 1868 se trasladó a Córdoba, donde vivió hasta su muerte acaecida el 2 de noviembre de 1882.

Catalina de Guisa se estrenó el 29 de septiembre de 1859, siendo así la primera ópera compuesta y puesta en escena por un mexicano en el México independiente. La pieza fue la más escenificada en México durante el siglo XIX. Los manuscritos originales de toda la obra de Paniagua, que se mantuvieron como propiedad de su familia, se agruparon en el Archivo Zevallos Zapata que custodia el Centro Nacional de Investigación, Documentación e Información Musical "Carlos Chávez" (CENIDIM). Hay veces, muy pocas, en las que diversas instituciones gubernamentales colaboran exitosamente. Verónica Murúa, cabeza del Taller de Ópera de la Facultad de Música de la UNAM. y Áurea Maya del CENIDIM se dieron a la tarea de rescatar esa ópera que fuera tan exitosa hace siglo y medio. El primer gran paso fue la edición de la partitura vocal y piano de toda la ópera y de la orquestación del tercer acto. En este momento Abelardo Olivera se integró al proyecto.

El siguiente paso fue completar la orquestación de los primeros dos actos. Este trabajo se encomendó a alumnos del curso de Orquestación impartido por las compositoras María Granillo y Gabriela Ortiz. Es claro que la orquestación es susceptible de mejoría. Simultáneamente, bajo la dirección de Samuel Pascoe, se formó la Orquesta Sinfónica Estanislao Mejía, y un coro con estudiantes de la Facultad de Música, el Conservatorio Nacional de Música y la Escuela Superior de Música del INBAL (no sé el porqué se agrega la L ya que siempre he creído que la literatura es una de las bellas artes).

Verónica Murúa se echo a cuestas la preparación musical de la ópera. Los solistas son también estudiantes, con la excepción del bajo Charles Oppenheim. Uno de los ensayos con piano fue el medio para la titulación de una cantante del Conservatorio Nacional de Música, y en unos meses, un estudiante de la Escuela Superior de Música lo hará de la misma manera.

El salto adelante, cuyo resultado final presencié, fue la puesta en escena por el director Horacio Almada, auxiliado por una alumna de Literatura y Arte Dramático de la Facultad de Filosofía y Letras de la UNAM que realizó su tesis con lo que le dejó el proyecto. Mauricio Trápaga diseñó escenografía y vestuario auxiliado por estudiantes de la Facultad de Arquitectura de la UNAM. Almada también diseñó la iluminación.

Por alguna razón que desconozco, y si la conociera no entendería, la ópera se presentó en el Foro José Luis Ibáñez de la Facultad de Filosofía y Letras que no cuenta con foso orquestal u otra solución que permita una buena localización de la orquesta. El lugar idóneo, porque cuenta con foso orquestal y tramoya e iluminación diseñadas para obras como ésta, es la Sala Miguel Covarrubias del Centro Cultural Universitario.

La obra en sí es una ópera de estilo musical italiano de mediados del siglo XIX con un guion y libreto típico de la época. La acción se lleva a cabo en Francia durante la rebelión de la Liga Católica en los 1580s. En un baile de disfraces Guido, Conde de San Megrino (tenor), protegido del rey Enrique III y por lo mismo enemigo del Duque de Guisa (bajo) que encabeza la Liga, corteja a Catalina Duquesa de Guisa (soprano) quien se siente intimidada a la vez que le devuelve las atenciones. Al salir, ella pierde su pañuelo. Entra el Duque y al ver el pañuelo sospecha que algo no va bien en su matrimonio. Regresa el Conde y reta a duelo al Duque, quien no lo acepta por tener rangos diferentes. En el palacio se encuentra Arturo de Cleves (barítono), paje y enamorado sin esperanza de su prima la Duquesa. La ve preocupada por el pañuelo perdido y trata de confortarla recitándole un poema. Entra Guisa despidiendo a la corte y obliga a su esposa a escribir una nota al Conde para invitarle a sus aposentos esa noche. Catalina pide a Arturo entregue la nota y, desconsolada, se queja de su suerte. Arturo entrega la carta, Guisa ordena que se deje entrar a todos a su palacio, pero a la vez que no se permita la salida de ninguno.

Llega el Conde y, cerrando la puerta cuidadosamente, se encuentra con Catalina en sus aposentos. Le declara su amor pese a que ella le advierte de la trampa. Arturo ayuda al Conde a escapar por un balcón justo antes que la guardia derribe la puerta. Los soldados persiguen al Conde y al paje y los hieren mortalmente. Postrada ante su esposa, Catalina le pide que la mate; a cambio Guisa le arroja el pañuelo y le dice que lo use para enjuagar la sangre de su amado.

La ejecución de la ópera fue mucho mejor de lo que yo esperaba de un trabajo de muchos jóvenes entusiastas, sin embargo, es claro que muchos de los miembros de la orquesta y del coro tienen mucho camino para lograr un lugar en el campo profesional de la música. El papel de Catalina fue encomendado a Rosalía Ramos –quien se titulara con el papel– tiene una voz potente y afinada, aunque aún tiene que desarrollar la coloratura que exige este tipo de obras. Charles Oppenheim cantó un muy buen Duque de Guisa. Siempre he creído que es un gran actor-cantante, pero hoy lo vi, y lo oí, como un muy buen cantante-actor. Carlos Reynoso tiene una bella voz de barítono, aunque habrá que esperar para su maduración. Pablo Pérez de la Luz fue el tenor que cantó el papel del Conde. Es muy joven y aún le falta mucho por desarrollar, sobre todo en ese campo minado que es el de los tenores.

Horacio Almada hizo milagros para que el coro y los solistas tuvieran una aceptable interpretación teatral, lo mismo que Trápaga para lograr una escenografía minimalista, es decir casi nada, con 7.50 pesos moneda nacional.

Es muy esperanzador que un proyecto como éste llegue a esta etapa. El trabajo y el amor por él que manifiestan sus creadoras, Verónica Murúa y Áurea Maya, aunado al de todos los chicos y profesionales como Horacio Almada, Mauricio Trápaga, y muchos otros cuyos nombres quedaron en el tintero, logre estos frutos.

En mi opinión, sería muy deseable que el proyecto continuara su desarrollo hasta llega a ser una ópera digna de presentarse en cualquier escenario, para ello habría que invertir una cantidad decente. Las materias primas están ahí; los catalizadores también, lo que falta son los fierros y ladrillos del edificio.

La ópera se volverá a presentar el 3, 7 y 9 de mayo a las 1:00 horas en el Teatro Carlos Lazo de la Facultad de Arquitectura de la UNAM. Además, la entrada es libre.