Essais senza tregua

 di Giuseppe Guggino

Senza tregua è il programma del recital con cui Jessica Pratt ritorna al Massimo di Palermo dopo il tanto fortunato quanto imprevisto debutto nella precedente stagione d’opera. Accompagnata con grande sensibilità da Vincenzo Scalera, è inevitabilmente un successo.

Palermo, 17 maggio 2019 - Esiste una non numerosa categoria di cantanti, in genere quella degli animali da palcoscenico, a cui il repertorio da salotto calza decisamente stretto. Sarà per l’indubitabile l’appartenenza alla categoria, sarà per l’entusiasmo contagioso che la anima dagli inizi dell’ormai decennale carriera, che Jessica Pratt si concede il lusso di provare a Palermo il programma privo delle usuali inframezzature pianistiche (che pure Vincenzo Scalera avrebbe saputo regalare da par suo) con il quale tornerà lunedì prossimo sulle tavole di proscenio del Teatro Alla Scala.

La prima parte del recital è giustamente dedicato ai due operisti romantici più frequentati dal soprano australiano. Donizetti, dopo le due ariette da camera Eterno amore e fe’ e La gondola, funzionali a scaldare l’ugola, offre il destro con L’amore funesto e Ne ornerà la bruna chioma di liberare rispettivamente la vena patetica e l’impressionante côté virtuosistico della solista. Con Bellini, invece, dopo una lettura della prima arietta dalla raccolta dedicata a Marianna Pollini, attaccata forse con un metronomo poco incline all’abbandono, si vira decisamente sul melodrammatico; segue infatti l’aria da camera per tenore dell’ultimo periodo parigino destinata a divenire quella grande scena d’Elvira ne I Puritani, cavallo di battaglia della Pratt sin dagli esordi, nonché l’aria e cabaletta con da capo da La sonnambula, in cui non si può non rimanere rapiti sia per il senso di sospensione delle mezze voci – pur sostenute da una respirazione importante – sia per lo smalto dei picchettati e l’eleganza delle variazioni.

La seconda parte del recital si apre con una lunga sequenza verticalizzante dedicata al liederismo mittleuropeo di Richard Strauss con Befreit, Breit über mein Haupt e Ich schwebe affrontati sempre con apprezzabile ampiezza e omogeneità di suono, per culminare infine in un’ammiccante e lieve lettura del lieder di Brentano Amor, che lascerebbe supporre una strepitosa Zerbinetta in scena (e sperare Großmächtige Prinzessin fra i bis, purtroppo vanamente).

Dopo un passaggio nell’esornativa canzone francese con Chère nuit di Bachelet e Villanelle di Eva dell’Acqua che poco gratifica i mezzi della Pratt, è la volta dei couplets della filles de Cadix di Delibes a sollecitarne il meno sonoro registro centrale e la scena di follia dall’Hamlet di Thomas, per chiudere in maniera trascinante, ancorché con qualche comprensibile segno di stanchezza.

Il non numerosissimo ma plaudente pubblico, dopo l’omaggio floreale di prammatica, ottiene la donizettiana sortita di Linda di Chamounix e Il bacio di Arditi.

Il prossimo appuntamento milanese è quindi da non perdere, per chi può.

foto Franco Lannino