La scuola della vita

di Andrea R. G. Pedrotti 

W. A. Mozart

Così fan tutte

Persson · Brower Plachetka · Villazón Erdmann ·Corbelli

Chamber Orchestra of Europe

Yannick Nézet-Séguin

Int. Release 2013

3 CDs / Download 0289 479 0641 4 3 CDs DDD GH3

Ultimo titolo della collaborazione fra Lorenzo da Ponte e Wolfang Amadeus Mozart e seconda uscita, dopo il Don Giovanni, messa in commercio dalla Deutsche Grammophon della celebre trilogia. Così fan tutte, ossia la scuola degli amanti fu anche una delle ultime opere composte dal musicista salisburghese (seguiranno solamente La clemenza di Tito e Die Zauberflöte), che sarebbe deceduto appena un anno dopo.

Scritta al tramonto d’una vita, come suggerisce anche la completezza del titolo, non è semplicemente un “dramma giocoso”, ma, bensì, un autentico bildungroman ante litteram; essa rispetta tutti i dettami del romanzo di formazione, nell’evoluzione triste, dura, sconfortante e disillusoria dell’esistenza, non solo di Guiglielmo e Ferrando, messi di fronte all’infedeltà delle donne amate, ma è anche insegnamento di un uomo anziano, non cattivo, ma che ben ha conosciuto l’universo femminile, restandone deluso. Don Alfonso pone innanzi alla realtà i due giovani rampanti, riuscendo, invero senza troppa fatica, a dimostrar loro quale sia la vera natura della donna, presentata come figura cangiante ed estremamente volubile. Penelope, a suo dire, non esiste e, infatti, come già fece Odisseo, li invita a partire (seppur per finta) per la guerra e verificare di persona la bontà di quanto afferma. Tutto questo, incredibilmente, con l’aiuto di un piccolo demonio tentatore delle due giovani sorelle, che, è vero, non rimangono fedeli ai loro amanti (specialmente Dorabella), ma sono anch’esse figure di grande umanità, in quanto una persona, uomo o donna che sia, non necessariamente possiede la forza di restar fedele a quello che rischia di divenire soltanto un ricordo, come fece la nobile regina di Itaca.

Tutti i sei personaggi dell’opera hanno una precisa caratterizzazione e nessuno di essi può essere considerato banale nell’animo: “Sei personaggi in cerca d’una risoluzione”, come ben ricorda Gorge Hall, autore del saggio di corredo al cofanetto Deutsche Grammophon.

Realizzata in forma concertante, l’edizione eternata in questi tre CD – la cui confezione risparmia, saggiamente, sul costo di inutili materiali, o opulente presentazioni grafiche a vantaggio della qualità dei contenuti - si avvale di un cast vocale di giovani promettenti, astri del panorama lirico internazionale e cantanti dal grande passato e dal luminoso presente. Miah Persson, Fiordiligi, segue bene il carattere della giovane da lei interpretata: apparentemente fiera e risoluta tenterà sino all’ultimo di restar fedele in spirito, oltre che nel corpo, all’amato. Interdetta preannuncia la disperazione per la partenza di Guglielmo nell’aria “Come scoglio immoto resta”, sino a cedere nell’animo nel rondò del secondo atto “Per pietà, ben mio, perdona”. Gli accenti e le dinamiche sono estremamente corretti, con una buona sicurezza nel registro centrale e acuto, discreta nei gravi. Sicura vocalmente la Dorabella di Angela Brower, a suo agio in un ruolo piuttosto acuto per un mezzosoprano, ben supera le asperità della parte, offrendo la giusta gamma di colori e accenti alla dama ferrarese, connotando la differenza di spirito dalla sorella e svelando un carattere più libero e propenso alla novità amorosa, con buona pace di Ferrando, sinceramente innamorato di lei e pronto a non condannarla. L’aria “È amore un ladroncello”, compimento della sua formazione interiore, è piacevole e condita da appropriate sfumature, con l’unico difetto di una dizione non perfetta. Adam Plachetka (Guglielmo), è il cantante meno raffinato del cast: esegue l’intera opera con precisione, ma il colore non appare troppo adatto alla scrittura mozartiana. Le due arie sono sostenute dall’ottima direzione, ma permangono delle pecche di stile. Straordinario il Ferrando di Rolando Villazòn sin dal suo apparire: la voce è bella e squillante, l’approccio all’autore è tale da far pensare che il tenore messicano abbia concentrato la sua intera carriera sullo stesso compositore. “Un’aura amorosa” è eseguita con notevole proprietà di legato e fraseggio; mai eccessivo nell'espressione conferisce alla sua parola musicale la freschezza della gioventù incantata di Ferrando, che, nella sua ingenuità, non solo pregusta la, a suo parere, certa vittoria della scommessa con Don Alfonso, ma, al contempo assapora gli attimi di dolce tenerezza che vivrà con la sua Dorabella. La maturazione, tuttavia, è dietro l'angolo e Villazòn esplicita il sentimento del suo essere ferito dal tradimento dell'amante crudele, prodigandosi in un inarrivabile “Tradito, schernito dal perfido cor”, dove le pause, gli accenti, l'avvilimento e l'elegia, sono resi con eguale pathos, in ossequio a una totale catarsi dell'artista, che non può non cogliere nel profondo dell'anima chi si ponga ad ascoltare il canto del tenore messicano. Riguardo la Despina di Mojca Erdmann vale lo stesso discorso fatto per Angela Brower; il personaggio è ben inquadrato e la lettura della psicologia della vera longa manus della trama di Alfonso è estremamente corretta, così come accenti e colori, l'emissione è piena e corposa, tuttavia una dizione non perfetta, probabilmente dovuta a una scarsa frequentazione dei teatri italiani, inficia una prova tutto sommato più che positiva. Quando si può contare su Alessandro Corbelli, non si può che dire di essere giunti alla perfezione dell'idea di Don Alfonso: il baritono torinese ha una linea di canto priva di qualsivoglia difetto, il timbro è bello, fresco, scuro e immutato negli anni; non v'è un verso, un recitativo, una nota, che non celi in sé tutto lo spirito tristemente malinconico dell'anziano filosofo. Egli è un uomo che ha chiaramente vissuto molto e ha subito mollte beffe crudeli da parte dell'universo muliebre. Mai ci è capitato di ascoltare un “E' la fede delle femmine” con tale ricchezza di risvolti e significati intrinsechi. Egli non delinea un personaggio cattivo, ma malinconicamente smaliziato, che, quasi con desiderio di rivalsa, vuole mostrare ai due giovani militari quali asperità possa presentare la vita, in guerra, come nei sentimenti.

Se la qualità del disco può definirsi ottima, gran parte del merito va alla concertazione di Yannick Nézet-Séguin, giovane, ma affermato, direttore canadese, alla guida della Chamber Orchestra of Europe, segue la partitura con puntigliosa dedizione, donando alla scrittura mozartina quel tono di espressione indispensabile. Egli aiuta tutti i cantanti, senza mai ricorrere a espedienti che possano limitare la qualità espressiva di tutta la componente musicale. Una prova, invero, maiuscola, all'altezza di uno dei migliori maestri del nostro tempo e non solo. Va lodata anche la prestazione del vocalensemble Rastatt, diretto da Holger Speck. Al fortepiano, nonché maestro collaboratore, è Benjamin Bayl e Richard Lester è al violoncello.