L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Il gesto ritrovato

di Roberta Pedrotti

Dopo un concerto trasmesso in streaming a porte chiuse dal Comunale, Oksana Lyniv incontra finalmente il pubblico bolognese con un concerto wagneriano d'altissimo livello salutato con giusto entusiasmo.

BOLOGNA, 29 maggio 2021 - Il 28 marzo sul canale YouTube del Comunale di Bologna vedevamo Oksana Lyniv dirigere Mozart e Schumann con l'orchestra del teatro nella sala vuota, per il pubblico a casa dietro uno schermo [Streaming da Bologna, concerti Oren, Milletarì, Capuano, Lyniv, marzo 2021]. Due mesi dopo, Oksana Lyniv è con la stessa orchestra per un programma che rende omaggio alla tradizione wagneriana della città al teatro Manzoni, questa volta esaurito in tutti i posti disponibili. Siamo tornati e la differenza si sente, eccome. 

Ciò che pure avevamo apprezzato, come un'ombra nella caverna mostra ora in piena luce il suo valore, la sua natura, la complessità che va oltre lo schermo bidimensionale, il filtro dell’inquadratura e del microfono. La fisicità del suono va, allora di pari passo con il gesto, a ricordare sempre che, bello o brutto che sia, non è un fatto estetico, non è un plastico atteggiarsi o dimenarsi in favor di telecamera, ma è stretto rapporto di causa effetto, azione e reazione con l’orchestra. Oksana Lyniv ha gesti ampi ed eloquenti, netti ed elegantissimi, esatti, mai plateali, esattamente come l’idea di suono e di fraseggio che imprime all’orchestra del Comunale. Si sente subito che la giovane ucraina si è formata nella tradizione bavarese e nel nitore dell’articolazione (non per nulla il suo mentore è Kirill Petrenko) e nella pienezza, nel nerbo con cui ogni sezione è portata a esprimersi. Il senso di magniloquenza non riserva, forse sorprese, ma non ristagna nella banalità o nel greve effettismo: tutt’altro, si anima nel perfetto controllo e nell’innata musicalità di una bacchetta che sa far nobile la grandezza e dipanare ogni voce, ogni dettaglio in un flusso limpido, in quel continuum musicale che è fulcro della poetica wagneriana. 

Se già il primo brano in programma, l’ouverture di Rienzi, scatena prolungati applausi, è chiaro che non è l’astinenza pregressa a muovere il pubblico quanto la qualità effettiva dell’esecuzione, che sa cogliere la solennità della pagina senza che mai la retorica paia insincera (e ci viene una gran voglia di ascoltare anche del Meyerbeer diretto da Lyniv). Fa il paio all’altro estremo il pezzo di chiusura, il preludio al primo atto dei Meistersinger von Nürnberg, parimenti grandioso nella sua recisa affermazione del valore assoluto della musica, del suo trionfare indiscusso e sicuro. 

Al centro del programma, una sapiente alternanza fra le ouverture impetuose di Der fliegende Holländer e di Tannhäuser e i preludi più lirici dai primi atti di Lohengrin e Tristan und Isolde ribadiscono la salda chiarezza di visione, l’ampiezza di respiro, la cura del dettaglio della direttrice. Lo scintillìo degli archi divisi nell’incipit di Lohengrin appare quasi straniante, con trasparenze e sospensioni che dall’astrazione di concentrano infine nei decisi accenti cavallereschi delle ultime battute, mentre il Tristan risuona quasi intimista nel suo ben studiato riserbo, espressione di quell’equilibrio che Lyniv sa conferire anche agli slanci grandiosi. Ecco, infatti, che i flutti tempestosi solcati da vascelli fantasma non travolgono mai una linea musicale in cui si intrecciano chiari i temi spettrali e i lieti canti marinareschi, mantenendo evidente la dialettica drammaturgica dell’opera che Lyniv concerterà quest’estate a Bayreuth per il suo debutto sulla sacra collina. Allo stesso modo la melodia dei pellegrini, con la sua squisita colorazione pastorale e la sua composta, meditativa solennità, è delineata con il nitore necessario proprio all’intreccio mobile e fluido con le lussuriose e inquiete impennate, nei contrasti spossanti che sorgono naturalmente nel discorso molteplice e unitario del Tannhäuser

Non stupisce se il pubblico, dopo quella prima entusiastica reazione al Rienzi, accompagna la serata con un crescendo di applausi e acclamazioni. Dopo tanti mesi di rinunce, filtri, inutili chiacchiere dietro uno schermo, ecco la sostanza che conta: un gran concerto, le note si sala di Maurizio Giani, una grande musicista capace e sicura sul podio, un’orchestra che la segue dando il meglio di sé.

 


 

 

 
 
 

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