Enigmi e ricordi

di Antonino Trotta

Anche quest’anno il Cortile della Carrozze della Reggia di Venaria Reale ospita la rassegna estiva della Filarmonica TRT: nel secondo dei tre appuntamenti in programma Felix Mildenberger guida i complessi del Regio attraverso pagine di Smetana, Poulenc ed Elgar.

Venaria Reale, 15 luglio 2021 – Sembra passato un secolo da quando, proprio in questo stesso luogo, la Filarmonica TRT diretta da Noseda rompeva il claustrofobico silenzio imposto dall’incontrollabile emergenza sanitaria: un secolo durato appena un anno, in realtà, eppur ugualmente spinoso per l’intermittenza dell’attività musicale, specie qui dove il tempio della musica è in paziente attesa di restauro. Oggi il Cortile della Carrozze si raggiunge con un bagaglio emotivo differente, il ricordo di quel giorno è presente e correda inevitabilmente la percezione della serata, da un lato richiama alla memoria quegli stessi brividi che allora ondeggiavano lungo la schiena per il ritorno all’ascolto dal vivo, dall’altro inasprisce la bile al fegato per l’irresponsabilità, l’ignoranza, la stupidità che ancora dilagano e continuano a minacciare, tra le altre cose, questo mondo a cui la pandemia ha già sottratto tempo, denaro e vite preziose, anzi preziosissime.

Inseguendo un ricordo, quello dei paesaggi boemi osservati navigando lungo le rapide del fiume Vltava, Felix Mildenberger apre il concerto: del celeberrimo poema sinfonico La Moldava Mildenberger offre una lettura tutta costruita sull’arcata di un crescendo sonoro e emotivo, assai coinvolgente ora per la forza di un fraseggio volitivo che non ai adagia sugli allori delle straordinarie idee melodiche, ora per il minuzioso lavorìo condotto su colori e dinamiche che la Filarmonica TRT, in grandissimo spolvero – sulla sua eccellenza non s’è mai nutrito alcun dubbio –, realizza con precisione e bontà timbrica. Probabilmente aiuta molto, in tale dimensione, la rinnovata organizzazione del palcoscenico nel Cortile delle Carrozze: disposto stavolta sul lato corto del cavedio, trova le ali del palazzo a fare da miglior cassa di risonanza ai complessi e pur in presenza di amplificazione elettronica – chi scrive è però in quarta/quinta fila – non si rinuncia al velluto del manto orchestrale, alla compattezza delle sezioni, alla percezione dei volumi, insomma all’amalgama che spesso il microfono penalizza.

Dopo Smetana tocca alla suite dal balletto Les Biches, un vero gioiellino del repertorio sinfonico, opera decisamente pop per l’intelligenza acuta e graffiante con cui Poulenc filtra e mescola linguaggi differenti che spaziano da miniature squisitamente settecentesche a chiaroscuri d’ispirazione jazz. Se in orchestra i fiati della Filarmonica TRT, protagonisti di questo capolavoro, fanno un figurone, sul podio l’istrionica concertazione di Mildenberger, divertita e divertente, spicca sì per il vivace poliglottismo, per la capacità di porgere ogni passaggio con contezza di stile, di sbalzare all’uopo ciascun riferimento musicale senza che alla fine vi si noti una prevaricazione dell’uno sull’altro, ma anche per un tecnicismo direttoriale di prim’ordine che assicura, in un lavoro ricco di colpi di scena, un’eccellente tenuta d’assieme.

Infine le meravigliose Variazioni “Enigma” op.36 di Elgar, eccezionale commistione di raffinatezza compositiva e humor inglese. Alla giovanissima bacchetta tedesca va riconosciuta un’interpretazione sensibile e raffinata, anche nei passaggi di alta trazione sentimentale (l’Adagio della IX variazione) ben lontana da leziosità e stucchevoli smancerie, capace di alternare i momenti di commossa drammaticità (XII variazione) a momenti di scanzonata bonomia (variazione III), tanto di procedere in punta di fioretto tra le linee della delicata scrittura (nell’Intermezzo della X variazione) quanto di ergersi a statura e guidare un’orchestra rigogliosa e prorompente come fiume in piena (ultima variazione).

Applausi copiosi e pure una standing ovation, meritatissima.