Messiah secondo Pinnock

di Luca Fialdini

La rassegna Anima Mundi torna con la ventesima edizione e sorprende con il nuovo timoniere Trevor Pinnock.

PISA, 9 settembre 2021 – Dopo un anno di sospensione, finalmente la rassegna internazionale di musica sacra Anima Mundi torna ad abitare gli spazi del complesso monumentale di Piazza dei Miracoli. Assieme a questo ritorno anche una gradita sorpresa: la nomina di Trevor Pinnock come nuovo direttore artistico della rassegna. Coerentemente con il loro lignaggio, Pinnock e gli English Concert portano in dote il caro Sassone e il concerto d’apertura vede protagonista il Messiah.

Da parte di cultori della musica händeliana può sembrare una scelta usuale, tuttavia «usuale» non è un aggettivo adatto né per gli English Concert né per Pinnock. L’assetto è simile a quello già sperimentato nel 2019, con sonorità molto contenute, agogiche sempre corrette ma sempre comode e tutto è estremamente misurato; però questa volta si percepisce nettamente che Pinnock ha di fatto gestito il tutto in base allo spazio della Cattedrale pisana. La navata fa eco? E allora lo si usa come una caratteristica, creando degli effetti suggestivi con i solisti e le trombe. Esiste il pericolo che la Cattedrale impasti troppo i suoni? E allora si interviene con un numero di orchestrali e di coristi che sia giusto per garantire una sonorità - è proprio il caso di dirlo - “da chiesa”: il coro ha 22 elementi, mentre l’orchestra 6 primi (e un solo contrabbasso). È con questa intelligenza che si raggiunge un risultato grandioso ma senza grandeur. Ogni sforzo è volto alla chiarezza e alla pulizia dell’esecuzione, sia sotto il profilo strumentale sia quello vocale.

A proposito di questo, è interessante notare quanto strumento e voce - e quindi musica e testo - procedano di pari passo. Come c’è chiarezza in orchestra, così è anche nell’intonazione e soprattutto nella dizione del testo. Molto intelligente da parte di solisti e coro l’accentuazione del carattere naturalmente onomatopeico dell’inglese («shout», «break», «arise» ad esempio) per conferire un valore aggiunto all’interpretazione. Da notare anche il sapiente utilizzo del testo per creare ulteriori contrasti che si sommano alle dinamiche: il coro "For unto us a child is born" è gestito come una miniatura raffinata e preziosa, dove i suoni vengono tenuti piccoli, ma poi con l’intenzione giusta bastano due parole - «Wonderful, Counsellor» - e la Cattedrale si riempie di luce.

Prova assolutamente maiuscola per i quattro solisti: il contralto Claudia Huckle, dotata di una voce affascinante e scura, il solido basso Ashley Riches, il soprano Sophie Bevan (valida tanto nei passi più luminosi quanto nei patetismi della terza parte) e il tenore Joshua Ellicott, che dimostra non solo uno strumento cristallino ma anche grande intelligenza e capacità nella sua gestione. All’intero quartetto solista va riconosciuta grande efficacia nel trasmettere interpretazioni tanto sentite.

Il coro degli English Concert dimostra particolare versatilità in ogni situazione dell’oratorio, ma il loro punto di forza sono senz’altro i ricchi contrappunti che Händel riversa con tanta generosità in questo lavoro, senza trascurabile l’enorme carica emotiva che ha saputo infondere in "Since by man came death" e nei conclusivi "Worthy is the Lamb - Amen".

L’orchestra si dimostra eccellente sia nei passi sinfonici sia in quelli strettamente di accompagnamento-unione con la massa corale, riuscendo sempre a tenere un equilibrio mirabile in cui tutto è udibile quasi nota per nota ma non si sovrastano mai i cantanti; il tutto eseguito con un gusto e un colore che fa rinascere tutto l’amore possibile per Albione (e che fa notare in modo inequivocabile la consonanza tra la scrittura degli archi dell’incipit di "Surely he hath borne" e la stessa nell’«exaudi» del "Requiem aeternam" di Mozart».

Di fronte a tutto questo - contemporaneamente alla direzione e al clavicembalo - Trevor Pinnock, che ha regalato ad Anima Mundi una delle più memorabili aperture di stagione dei recenti anni.