Lo spessore del Belcanto

di Luigi Raso

Olga Peretyatko torna al Teatro di San Carlo con un recital in cui attraversa un vasto repertorio e mette in luce la piena maturità di una voce che ha acquistato corpo, colori e morbidezza senza perdere virtuosismo.

NAPOLI, 22 settembre 2022 - Ultimamente c’è un andirivieni di grandi soprani al Teatro San Carlo: dopo il trionfo riscosso da Lisette Oropesa nei panni di Elvira nei Puritani (qui la recensione) e in attesa di Anna Netrebko - il prossimo 8 ottobre inaugurerà la Stagione di concerti 2022 - 2023 e darà inizio alle celebrazioni del centenario della nascita di Maria Callas - ritorna a Napoli, dopo la sua unica apparizione nei panni di Adina dell’ Elisir nel lontano 2014, Olga Peretyatko.

Accompagnata al pianoforte da Matthias Samuil, nel dipanarsi dell’impegnativa esibizione sempre attento e funzionale alle esigenze vocali, Olga Peretyatko propone un interessante recital il cui programma, come a voler recuperare la lunga assenza dal Teatro San Carlo, lambisce ben tre secoli di musica: geograficamente si spazia tra le due sponde dell’Atlantico; cronologicamente, invece, le proposte musicali vanno da Mozart a Gershwin, con un’incursione nel repertorio russo di Rachmaninov e in quello belcantistico di Donizetti. Non mancano le eleganti melodie di Puccini e Tosti, i quali ci conducono alle sonorità e alle atmosfere di due compositori brasiliani, Claudio Santoro e Altino Pimenta.

Ma in principio era il Verbo, e il Verbo è W.A. Mozart: “Non mi dir, bell'idol mio” da Don Giovanni ci dà subito l’occasione per formulare qualche osservazione sulla vocalità di Olga Peretyatko: a seguito della recente gravidanza appare notevolmente irrobustito lo spessore vocale, imbrunito il colore, ora ancor più penetrante, timbrato, squillante e rotondo il registro acuto. Eppure resta ferma la capacità di dominare le colorature, assottigliare l’emissione il controllo certosino del fiato, delle messe di voce. E così la Donn’Anna ritratta dalla meravigliosa aria di Mozart è, nell’interpretazione di Olga Peretyatko, una donna adulta, consapevole, dilaniata tra dolore e passione, sui quali ben si innestano, senza fungere da vuoto ornamento, le colorature.

Dalla perfezione e linearità mozartiana il viaggio musicale del recital approda alla misteriosa atmosfera di “Me voilà seule... Comme autrefois” da Les Pêcheurs de Perles di Gergoes Bizet, aria particolarmente valorizzata e apprezzata per l’accentuazione dei colori notturni, particolarmente appropriati alle caratteristiche attuali della vocalità di Olga Peretyatko.

Con le liriche per canto e pianoforte di Sergey Rachmaninov (Zdyes khorosho , Vesenniye vody , Ne poy , krasavitsa e, infine, il celeberrimo Vocalise ) il soprano di San Pietroburgo si riappropria della propria madrelingua, dello spirito della cultura russa: l’esecuzione delle liriche, al di là del dominio dei mezzi tecnici e della intensa bellezza e suggestione del timbro, impressionano per l’analiticità e la varietà del fraseggio, per lo scavo interpretativo, per un’espressività malinconica, tanto perentoria quanto priva di ostentazione, che emerge dall’interpretazione. Vocalise , perfettamente adagiato sulle lunghe arcate dei fiati, è ipnosi sonora, per la precisione dell’esecuzione e l’intensità conferita alla linea vocale: eppure di quanti sentimenti e nuances gronda quella melodia nell’interpretazione di Olga Peretyatko!

Sussurrato con grazia e raffinato lirismo è la Sérénade di Charles Gounod; palpitante e funambolico, dalle colorature precise e acuti fulgidi, è il successivo “ Ah! Je veux vivre dans le rêve da Roméo et Juliette di Charles Gounod: la suggestiva evoluzione vocale non ha privato Olga Peretyatko del controllo della nitidezza delle agilità, dei trilli, della capacità di assottigliare l’emissione. Il risultato è un momento musicale sprizzante di debordante gioia, viatico perfetto per la successiva “O luce di quest‘anima” da Linda di Chamounix di Donizetti: il programma del recital vira quindi verso quel complesso armamentario di virtuosismi, acuti e sovracuti, trilli, picchiettati tondi e luminosi.

Ci si rilassa con la breve ma graziosa romanza da camera di Giacomo Puccini E l'uccellino , che quasi ci apre la porta alla intimistica e raffinata atmosfera dei salotti di fine ‘800, superbamente rievocata dalla Ninna nanna di Tosti. Qui l’interpretazione di Olga Peretyatko si fa “materna”; se la recente gravidanza ha irrobustito lo spessore vocale, la maternità ha accentuato la dolcezza e l’affettuosità della prosodia del brano: è una ninna nanna cantata sussurrando, che si spegne lentamente e pacatamente.

Dopo ildebutto bolognese dello scorso maggio (qui la recensione) Olga Peretyatko torna a vestire i panni, seppure per una sola aria, della Lucrezia Borgia donizettiana per il celebre “Com’è bello!.. Quale incanto” : si apprezzano, come nei precedenti “Non mi dir, bell'idol mio” e “ O luce di quest‘anima”, la capacità di rendere le colorature parti integranti dello stato psicologico della protagonista, la capacità di disegnare, forse memore del modello apollineo di Mariella Devia, una Lucrezia nobile e composta nelle linee di canto al di sotto delle quali si intravedono fremiti erotici, ben espressi dalla suggestione e seduzione del timbro e dall’avvenenza del soprano di San Pietroburgo.

Si vola verso l’altra sponda dell’Atlantico per i brani conclusivi del recital.

Prima tappa: il Brasile di Cláudio Santoro (1919 - 1989) con Luar de meu bem (1958) e Altino Pimenta (1921 – 2003) con Estrela. Olga Peretyatko ci immerge nelle malinconiche atmosfere della musica brasiliana e a stupire è la versatilità dell’artista, che nell’arco di pochi minuti passa dalle volute belcantistiche del Donizetti di Lucrezia Borgia alle fascinazioni della bossa nova carica di saudade. Estrela di Altino Pimenta è nella sua interpretazione un distillato di malinconia, dominato da dinamiche esasperate che esaltano l’emotività del brevissimo brano.

Ed è proprio una ninna nanna - genere musicale alla quale Olga Peretyatko, in occasione della recente nascita della figlia Maya, ha dedicato un CD - a chiudere il recital: è la celebre Summetime, affrontata con le giuste cadenze e malinconiche reminescenze blues.

Delle doti di ottimo accompagnatore di Matthias Samuil si è accennato in apertura di queste considerazioni: il pianista tedesco si è dimostrato sempre attento alle esigenze del canto, versatile nel saper affrontare con il giusto tocco e spirito i vari repertori affrontati. I brani in scaletta affidati al solo pianoforte - Morceaux de fantaisie “Élégie” di Sergey Rachmaninov e il Notturno in Do# minore op. postuma di Frédéric Chopin - sono eseguiti correttamente: maggior enfasi interpretativa ne avrebbe assicurato una lettura più personale.

Olga Peretyatko è accolta da un caloroso successo. I bis sono d’obbligo: il primo, Villanelle di Eva Dell'Acqua (1856 - 1930), compositrice belga di origine italiana, è un tripudio di smaglianti colorature dominate con maestria dalla Peretyatko; il secondo bis, “Signore, ascolta” d a Turandot , è interpretato con intenso lirismo, sfumando linea di canto e acuto finale.

E al termine di questo lungo peregrinare musicale, gli applausi, ben meritati, chiudono un recital tanto raffinato e vario nelle scelte quanto impegnativo per il soprano.