L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Il flauto a Venezia e a Napoli

di Luigi Raso

Al Teatro Sannazaro per la stagione dell'Associazione Alessandro Scarlatti, Andrea Griminelli e Accademia di Santa Sofia propongono un porgramma dedicato al flauto nel XVIII secolo (e dintorni) fra Partenope e la Serenissima.

Napoli, 3 novembre 2022 - La stagione concertistica 2022 – 2023 dell’Associazione Alessandro Scarlatti è ricca di proposte musicale e schiera un parterre di artisti - giovani promettenti, giovani star, musicisti dalla carriera solida e duratura - che stuzzicano l’appetito musicale dei melomani più esigenti e curiosi. Qualche nome: la pianista Mariangela Vacatiello per il concerto inaugurale, il violinista Giuseppe Gibboni, vincitore del Premio Paganini di Genova del 2021, l’affermata e richiestissima Francesca Dego, e poi i veterani Massimo Quarta e Andrea Griminelli, giusto per citare alcuni artisti tra i tanti che calcheranno i palcoscenici dei Teatri Sannazaro e Acacia di Napoli.

Il concerto del flautista Andrea Griminelli e dell’Accademia di Santa Sofia è uno di quelli che si segnalano per la proposta musicale e per la presenza di un solista versatile, dalla lunga carriera e dall’indubbio appeal musicale. L’interesse del programma è riposto nel confronto tra due scuole musicali italiane del XVIII secolo (con una propaggine nel XIX per il concerto di Saverio Mercadante), quella di Venezia e quella di Napoli; Tomaso Albinoni e Antonio Vivaldi per la Serenissima, Francesco Durante e Saverio Mercadante per Partenope.

L’apertura è affidata all’Orchestra da Camera Accademia di Santa Sofia, formazione che annovera talenti giovanili emergenti e la cui stagione concertistica si svolge tra tre città, Benevento, Napoli e Roma. La Sinfonia per archi e basso continuo in sol minore La Serenissima di Tomaso Albinoni è eseguita con la giusta dose di impeto dall'ensemble, che si dimostra, soprattutto nel Larghetto centrale e nell’Allegro finale compagine affidabile, che ben riesce ad addentrarsi nelle peculiarità della produzione barocca veneziana. Esecuzione in crescendo, calibrata e accesa, ben “guidata” dal trascinante primo violino di spalla Riccardo Zamuner.

Una lettura, quella della Sinfonia di Albinoni, che anticipa i colori, i virtuosismi e l’inventiva dei successivo concerto di Antonio Vivaldi, introducendo il pubblico in quella vitalità musicale veneziana immediatamente riconoscibile per varietà ritmica e colori. Da Venezia si va, dunque, verso Napoli per rendere un doveroso omaggio a Saverio Mercadante, compositore, operista in particolare, meritevole di un’attenta opera di riscoperta.

Costruito con gusto e chiuso da un delizioso e orecchiabile Rondò russo, il suo Concerto per flauto e archi in mi minore, infatti, mostra un taglio quasi operistico per la genuinità e la cantabilità delle melodie affidate al solista e per il loro “dialogare” con l’orchestra: ricorrendo a un paragone, questo concerto per flauto è assimilabile, per fattura dei cantabili e arditezza del virtuosismo e al netto delle diavolerie tecniche squisitamente violinistiche, a uno dei concerti per violino e orchestra di Niccolò Paganini: musica strumentale nella quale è preponderante la suggestione operistica.

Andrea Griminelli, musicista versatile, che ha coltivato solide e lunghe collaborazioni con Luciano Pavarotti, Elton John e il geniale e leggendario Ian Anderson, affronta il concerto di Mercadante con sicurezza, ostentando con naturalezza un virtuosismo nitido e sgranato nell’affrontare le semicrome dell’Allegro - Affettuoso del primo movimento e del Rondò finale, e un suono caldo, rotondo nel suggestivo Largo centrale, soltanto in rari punti bisognevole di una dose maggiore di affondo sonoro.

Si resta all'ombra del Vesuvio, facendo un salto nel passato, verso le origini della gloriosa scuola napoletana, della quale Francesco Durante è buon diritto considerato il vero fondatore, nonché celebrato didatta (dalla sua scuola sono usciti, tra i tanti, Jommelli, Piccinni Traetta, Anfossi, Paisiello, Fenaroli e Pergolesi).

Il suo Concerto n. 8 in la maggiore La Pazzia è una silloge di trovate strumentali originali e “folli”, da cui probabilmente l’appellativo del concerto: di grande effetto e molto ben eseguito è il garbato e ironico “duetto” tra il primo violino di Riccardo Zamuner (per inciso, bravissimo!) e le viole di Francesco Solombrino e Francesca Senatore. Ma è tutto il concerto, che nei successivi due movimenti procede con maggior ossequio all’ortodossia musicale, a rivelarsi ricco di inventiva, di chiaroscuri e di colori, caratteristiche tutte ben evidenziate dall’eccellente esecuzione dell’Accademia di Santa Sofia.

Infine, Antonio Vivaldi, il figlio più celebrato e geniale della civiltà musicale veneziana: Andrea Griminelli e l’Accademia di Santa Sofia propongono il celebre Concerto per flauto, archi e basso continuo in re maggiore op. 10, n. 3 Il Gardellino (sic). Esecuzione puntuale, introdotta dal suggestivo e onomatopeico incipit che vede il flauto e il primo violino duettare a mo’ di imitazione del verso del cardellino, con note ribattute e trilli tipicamente vivaldiani. Il concerto è un profluvio di slanci melodici, pulsazioni ritmiche e colori che ci rimandano in poche battute alla cifra stilistica ddell'autore; molto intenso il flauto di Andrea Griminelli nel Cantabile centrale, eseguito con suono pieno e luminoso, prima addentrarsi e di ritornare nei virtuosismi dell’Allegro finale.

Concerto salutato da applausi e prolungati: Griminelli e l’Accademia di Santa Sofia concedono ben tre bis: il primo è una vorticosa esecuzione della Csárdás di Vittorio Monti, brano iconico per i violinisti, ma che poco perde, quanto a funambolismi, nella trascrizione per flauto; il secondo, invece, è affidato al solo flauto, il celeberrimo Volo del calabrone di Nikolaj Rimskij-Korsakov, eseguito da Griminelli in omaggio ai flautisti presenti in sala con la “tecnica della respirazione continua” (parole di Griminelli); infine, l’ultimo encore è l’altrettanto celebre Danza degli Spiriti beati di Christoph Willibald Gluck.

Le sublimi e aeree note di Gluck mi inducono, a chiusura di questa recensione, ad una divagazione, sollecitata anche dalla memoria dei tanti concerti della stagione concertistica dell’Associazione Alessandro Scarlatti ascoltati insieme nello stesso palco del Teatro Sannazaro, per ricordare, in concomitanza con il primo anniversario della prematura e improvvisa scomparsa, il carissimo amico Marco del Vaglio, critico musicale dalla penna raffina e acuta, fondatore e animatore del blog Critica classica, punto di riferimento per i napoletani (e non solo) appassionati di musica, ma soprattutto uomo dal grande cuore, persona buona, e gran signore nella vita e nei modi.

La sera del 5 novembre dello scorso anno l’inflessibile Àtropo recise brutalmente il filo della vita di Marco; tuttavia non riuscirà mai a spezzare quello dell’affetto e del ricordo che i suoi tanti amici continuano a nutrire e a coltivare per lui.

C’è da augurarsi che gli artisti, gli ensemble musicali e le istituzioni musicali che hanno ricevuto da Marco del Vaglio stima e incoraggiamento lo ricordino dedicandogli un concerto, per averlo ancora una volta spettatore e critico equilibrato tra noi.


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