L’Ape musicale

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Stile italiano

di Fabiana Crepaldi

Per celebrare il centenario di Renata Tebaldi: un omaggio al miglior stile italiano a San Paolo del Brasile

San Paolo del Brasile, 28 e 29 ottobre 2022. Al Teatro Comunale di San Paolo, il gala ha visto la partecipazione di Maria Pia Piscitelli, Marco Berti e Rodolfo Giugliani. L'ultimo fine settimana di ottobre ha offerto al pubblico di San Paolo una preziosa occasione per staccare, per almeno due ore, dall'atmosfera tesa che ha caratterizzato i giorni precedenti per le elezioni presidenziali e lasciarsi trasportare dal fascino dell'opera italiana. Il 28 e 29, il Teatro Comunale di San Paolo ha concluso la sua attività lirica annuale con un bellissimo galà dedicato al famoso soprano italiano Renata Tebaldi (1922-2004), il cui centenario ha avuto luogo il 1 febbraio.
L'omaggio non è stato un evento isolato, ma parte del progetto Tebaldi100, promosso da Renata Tebaldi Fondazione Museo, con sede a Busseto. L'idea del progetto era quella di promuovere in questo centenario attività didattiche e concerti intorno alla figura di Tebaldi, rievocando la carriera e i successi della grande cantante. L'iniziativa ha ottenuto il sostegno di istituzioni e teatri di tutto il mondo, come La Scala, il Regio di Parma, il San Carlo, il Maggio Musicale Fiorentino, il Metropolitan Opera e il Liceu di Barcellona. In Brasile, il Consolato Generale d'Italia di São Paolo, l'Istituto Italiano di Cultura de São Paolo, il Theatro Municipal do Rio de Janeiro, Theatro Municipal de São Paulo e Cia Ópera São Paulo, che, nella figura del suo direttore artistico Paulo Esper, ha portato all'inclusione dei teatri brasiliani in questa manifestazione tanto apprezzata dal mondo lirico.

Martedì scorso, 25 ottobre, Giornata Mondiale dell'Opera, si è svolto a Rio de Janeiro il Tebaldi Gala, con la presenza di tre soprani (Ludmilla Bauerfeldt, Marianna Lima e Tatiana Carlos) sotto la direzione di Priscila Bomfim. A San Paolo il format era un po' diverso, il galà aveva due nazionalità e tre tipi di voce: il soprano italiano Maria Pia Piscitelli, il tenore italiano Marco Berti, in sostituzione di Luciano Ganci, e il baritono brasiliano Rodolfo Giugliani, con il maestro Roberto Miczuk sul podio. Nel programma di San Paolo, che comprendeva titoli di Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini, Pietro Mascagni, Francesco Cilea e Umberto Giordano, sono stati scelti brani di opere che hanno segnato la carriera di Renata Tebaldi. Una menzione speciale merita la parte finale del concerto: l'Improvviso, "La mamma morta", "Nemico della patria" e "Vicino a te s'acqueta", tutti dall'opera Andrea Chénier, di Giordano, e, come bis, il celebre brindisi dalla Traviata di Verdi. Proprio in queste due opere, La traviata e Andrea Chénier, Tebaldi apparve, sullo stesso palcoscenico, durante la gloriosa stagione del 1951, l'unica volta che fu a San Paolo.
Con una voce potente, acuti squillanti e molto ben sostenuti, il tenore italiano Marco Berti ha mostrato il suo lato verista e il pubblico è rimasto incantato. Mancava però delle sfumature necessarie per trasmettere la poesia e il lirismo di arie come "Recondita Armonia" da Tosca di Puccini.

Rodolfo Giugliani, talentuoso baritono brasiliano, dotato di una voce bella e potente, ha interpretato uno dei numeri più importanti e applauditi, soprattutto al galà di venerdì: il "Te Deum" di Tosca. Con la recitazione coerente che viene naturale quando viene dato il giusto peso e la corretta intonazione a ogni parola, Giugliani ha dato vita a uno Scarpia forte ed espressivo. Grande anche la sua interpretazione di Michonet in "Ecco il monologo", dall'opera Adriana Lecouvreur, dove la teatralità è assolutamente determinante per il successo.
Ad un galà Tebaldi, tributo ad uno dei più grandi soprani del '900, la buona interpretazione dei due cantanti maschi sarebbe servita a poco senza un grande soprano, fedele rappresentante della scuola italiana, con una solida tecnica, con musicalità, sensibilità, espressività… insomma una vera artista. Ed eccola lì: Maria Pia Piscitelli. Fin dall'inizio, nella "Vergine degli angeli", da La forza del destino di Verdi, con un bel legato e una dinamica perfetta, la voce di Piscitelli fluttuava, delicata e sicura, sul coro maschile e sull'accompagnamento orchestrale. Anche nel piano la sua voce ha riempito l'intera sala di grande bellezza.
L'aria successiva, tratta dalla stessa opera, "Pace, mio Dio", ha già un'atmosfera molto diversa. Anche il modo in cui Piscitelli è salita in scena è stato diverso: amante del teatro, la sua postura era quella di una persona oppressa, con le braccia incrociate davanti a sé, stringendo forte la sciarpa che la avvolgeva. All'attacco del primo “Pace”, la potente messa di voce seguita da un portamento. Durante l'aria, il dramma di una Leonora delusa, disperata e implorante. Controllo del fiato, legato, dizione assolutamente perfetta e ricca dinamica sono i tratti distintivi di Maria Pia Piscitelli, che non ha mancato un solo piano, nemmeno quando era un si bemolle acuto. Ha attirato la mia attenzione il suo “Alvaro, io t’amo”, cantato “con passione”, come indica la partitura, e con buon gusto, senza esagerare.

Nel mese di novembre, Maria Pia Piscitelli resterà in Sudamerica: sarà lei a capeggiare il primo cast della Tosca al Teatro Colón, a Buenos Aires. Per questo il suo "Vissi d'arte" era attesissimo. Anche in una fase della sua vita in cui la voce non risponde sempre allo stesso modo agli stessi comandi, Piscitelli non smetteva di attaccare piano l'aria, cosa che di solito cantanti giovani e popolari ma tecnicamente carenti non rischiano di fare, e “dolcissimo con grande sentimento”, come indica in partitura di Puccini. È stato un momento di estrema bellezza e comunione con il pubblico. Sprizzando la passione e la drammaticità del protagonista, Piscitelli promette di portare in vita una grande Tosca al Colón, emozionando anche le persone che, con i biglietti già acquistati, sono andate a vedere quest'anteprima a San Paolo.
Dopo aver interpretato "Io son l'umile ancella"  (Adriana Lecouvreur di Cilea), Piscitelli ha tenuto una lezione di canto e recitazione nella "Mamma morta", da Andrea Chénier. E con "Vicino a te", il bellissimo duetto della stessa opera, Berti e Piscitelli hanno chiuso il concerto tra gli applausi del pubblico.

La serata ha visto la partecipazione del Coro Lirico Municipale e dell'Orchestra Sinfonica Municipale. Come sempre il coro ha brillato e finalmente ha avuto modo di interpretare, in piena formazione, la scena del Trionfo da Aida, poiché quando l'opera era in cartellone, nel giugno di quest'anno, il gruppo era ridotto per una forte ondata di covid. L'orchestra ha anche dimostrato coesione e precisione. Sotto la direzione di Roberto Minczuk, il suo direttore principale, la compagine ha avuto momenti con un suono bellissimo, ma altri un po' aggressivi, persino sgraziati. L'overture dalla Forza del destino, primo pezzo della serata, è stato un esempio di un suono che è andato oltre il vigore, che mi ha fatto temere per il resto del concerto, una paura che, fortunatamente, non è stata generalmente confermata. Al "Te Deum", soprattutto sabato, l'orchestra era troppo forte, troppo stridula, coprendo Giugliani nonostante la sua voce potente. Per fortuna non avveniva lo stesso con le arie eseguite da Piscitelli, dove avevano un suono piuttosto raffinato. Per quanto riguarda il tempo, a volte, specie nella "Mamma morta", si sentiva Piscitelli che cercava di accelerare, ma il direttore sembrava non se ne fosse accorto: durante le due esibizioni non ha guardato nemmeno una volta i solisti.
Faccio queste osservazioni per non dire che si è verificato un problema serio. Al contrario, nulla ha compromesso la serata o la qualità del risultato artistico. Ciò che emerge da queste osservazioni è l'importanza di tenere concerti come questo: che il direttore, l'orchestra e i cantanti nazionali raggiungano un grado di eccellenza nel repertorio lirico, come ci si aspetta da un teatro che ha ospitato non solo Renata Tebaldi, ma anche Maria Callas, la collaborazione con cantanti bravi ed esperti è essenziale. Inoltre, di fronte a una cantante con l'esperienza e la qualità di Maria Pia Piscitelli, il direttore avrebbe dovuto guardarla, ascoltarla, lasciarsi trasportare da lei. È comune per i cantanti commentare, nelle interviste, la differenza che si verifica quando sentono che il podio è con loro, la tranquillità che questo dà loro, il buon risultato. E quando ciò accade, il pubblico lo avverte immediatamente. Di recente l'ho visto accadere durante il Rigoletto del Teatro alla Scala, diretto da Michele Gamba. La concertazione è stata, in generale, grossolana. Quando però Nadine Sierra, nel ruolo di Gilda, ha cantato “Tutte le feste al tempio”, con sorpresa di tutti, il maestro l'ha accompagnata, le ha permesso di accelerare, rallentare e sostenere il suo bel pianissimo... È stato un momento magico, cosa possibile solo perché quel direttore, in quel momento, si è lasciato trasportare dall'ottimo solista.
Infine, c'è da dire che quello che si è visto lo scorso fine settimana è stato un galà lirico che non si vedeva in qui da molti anni: grandi voci, squisite interpretazioni e buona performance dei complessi della casa. Era buono e salutare per tutti: il pubblico esultava; i giovani cantanti osservavano attentamente e cercavano di assimilare alcune lezioni; il teatro ha ospitato uno spettacolo lirico di livello internazionale. Per questo, oltre agli artisti, anche Sustenidos, l'organizzazione sociale che gestisce il teatro, merita un plauso per la saggia decisione di aver aderito alla celebrazione internazionale del centenario di Renata Tebaldi. E lascio qui il suggerimento che i galà lirici siano eseguiti con una certa frequenza.


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