Temperamento drammatico e dolente levità

di Valentina Anzani

Un concerto dell’Orchestra Filarmonica di Rotterdam, diretta da Yannick Nézet-Séguin, ha inaugurato la LXIII Sagra Musicale Malatestiana. Ospite vocale d’eccezione il soprano Anna Caterina Antonacci, per una parentesi wagneriana entro un programma perlopiù dedicato a Čajkovskij.

Rimini, 27 agosto 2013 – Un entusiasmante concerto al Palacongressi di Rimini ha ricordato al pubblico italiano il valore dell’Orchestra Filarmonica di Rotterdam, in una delle sue rare tournée in Italia. Sul podio è salito il suo direttore stabile, Yannick Nézet-Séguin, affiancato da un’ospite vocale d’eccezione, il soprano Anna Caterina Antonacci. Il concerto ha avuto luogo nel contesto della LXIII Sagra Musicale Malatestiana, annuale appuntamento estivo con le massime orchestre del mondo: dopo la Filarmonica di Rotterdam, fino al 15 settembre, quest’anno vi si esibiranno l’Orchestra Sinfonica Čajkovskij diretta da Vladimir Fedoseyev, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI diretta da Juraj Valčuha, l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino diretta da Zubin Mehta e la Philharmonia Orchestra diretta da Esa-Pekka Salonen.

Il primo tra i concerti sinfonici della Sagra si è aperto con l’Ouverture-fantasia in Si minore dal poema sinfonico Romeo e Giulietta di Pëtr Il’ič Čajkovskij, nella sua versione del 1870 (la seconda licenziata dall’autore). Se stupisce il fatto che un direttore così giovane (classe 1975) sia già stabilmente alla testa di un’orchestra importante come quella di Rotterdam, fin dalle prime note l’autorevolezza di Nézet-Séguin ha dimostrato il merito di tanta fama. Con gesto energico, egli ha ottenuto un impasto sonoro dove il vigore dell’espressione convive con la grazia del fraseggio. Sono così emersi i pregi dell’orchestra: archi equilibrati e compatti, legni che li colorano delicatamente, ottoni squillanti e disinibiti.

Ha fatto séguito un omaggio a Richard Wagner nel bicentenario della nascita: i Wesendonck-lieder intonati dall’Antonacci. La celebre cantante – come è noto – è avvezza a esplorazioni repertoriali a tutto campo, dal primo Seicento alla musica contemporanea. L’esordio nei lieder wagneriani è un’ulteriore conferma di ciò, con un esito tra i più felici. Non si tratta peraltro, nella collaborazione con Nézet-Séguin e con la Filarmonica di Rotterdam, di un debutto assoluto: l’Antonacci aveva infatti già eseguito i Wesendonck-lieder lo scorso 23 maggio, nel Teatro Goldoni di Firenze e per il Maggio Musicale, presentandoli tuttavia nella loro versione originale con accompagnamento di pianoforte. Timbro in sé ricco di forza espressiva e fatto più ricercato da una solida tecnica, unito alla precisa e croccante scansione di ogni asprezza verbale insita nella lingua tedesca: se a Firenze l’esecuzione con il solo pianoforte aveva dato adito a una lettura più intima e intenta alle sfumature, a Rimini il soprano ha impugnato un temperamento più drammatico e una declamazione più stentorea, dimostrandosi pronta per il grande salto al di là del repertorio liederistico, nel pieno del repertorio teatrale di Wagner.

Seconda parte del concerto interamente dedicata a Čajkovskij e alla sua Sinfonia n. 6 in Si minore op. 74 “Patetica”. Questa malinconica ed enigmatica ultima fatica del compositore russo termina con un movimento all’insolito passo di Adagio lamentoso: ed è fino a questo brano che lo stupore è andato aumentando, trascorrendo dalle esplosioni sonore e dalla mobilità agogica dei movimenti precedenti alla dolente levità di suono che Nézet-Séguin ha saputo trarre dai suoi musicisti. Un contrasto affascinante. E applausi entusiasti.