L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Sogni, incubi, realtà

di Antonino Trotta

Benedetto dalle parole della senatrice Liliana Segre, Il diario di Anna Frank di Grigorij Frid va in scena al Teatro Regio di Torino in occasione del Giorno della Memoria in una sala gremita e commossa.

Torino, 27 gennaio 2022 – «Saluto tutti i partecipanti alla rappresentazione de Il diario di Anna Frank, opera di Grigorij Frid dal diario di Anne. Bene ha fatto il Teatro Regio di Torino a programmare l’esecuzione dell’opera, anche in diretta radiofonica, in occasione del Giorno della Memoria 2022, perché il Diario di Anne è veramente l’opera per antonomasia della Shoah. Di testimonianze, scritte e orali, ne furono prodotte molte, non solo dopo il 1945, ma persino durante la detenzione, da parte di scrittori, poeti, musicisti. Nessuna ha però l’impatto emotivo del Diario di Anne. Si tratta infatti di una narrazione in presa diretta delle paure, delle pene, ma anche delle speranze e dei sogni di un’adolescente nei due lunghi anni trascorsi a nascondersi prima di essere scoperta e destinata a morte, con la sua famiglia, nel campo di Bergen-Belsen. Le angosce e le pene di quell’adolescente furono anche le mie, per questo è con particolare commozione e partecipazione che mi accingo a seguire questa rappresentazione. Un sentito ringraziamento al Teatro Regio di Torino e a tutti coloro che hanno reso possibile un evento simile». Sono queste le parole con cui la senatrice Liliana Segre, a mezzo di una lettera, benedice la prima di Il diario di Anna Frank, opera monologo in due parti di Grigorij Frid che il Teatro Regio di Torino, con il patrocinio della Comunità Ebraica di Torino e nell’ambito delle manifestazioni realizzate in collaborazione con la Città di Torino e il Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, porta in scena in occasione del Giorno della Memoria.

L’opera di Frid, articolata in quattro scene e diciannove sezioni e qui presentata con la traduzione italiana di Rino Alessi e l’adattamento musicale di Eddi De Nedai, sfoglia il diario di Anne dall’inizio alla fine, dal giorno del suo compleanno a quello della deportazione, senza filtri. E lo fa con una scrittura musicale aspra, tagliante, che soffoca sul nascere ogni idea melodica pronta ad affermarsi nelle pagine più spensierate, e ribolle come sangue nelle vene nella buca dell’orchestra. A fine recita è difficile ricordarne lucidamente un pezzo; sarà altrettanto impossibile riprendersi da quella sensazione di angoscia, da quello scossone emotivo che fa accapponare la pelle. Giulio Laguzzi, alla guida dell’Orchestra del Teatro Regio di Torino, ne offre una lettura equilibrata e consapevole, consapevole del dolore che anima quelle battute infernali, consapevole della fanciullesca innocenza che squarcia l’orrore con raggi di speranza.

Lo spettacolo firmato da Anna Maria Bruzzese, con scene di Claudia Boasso, costumi di Laura Viglione, luci di Lorenzo Maletto e il fondamentale contributo di Controluce Teatro d’Ombre, è stupendo perché semplice e franco. In un’angusta stanza ritagliata sulle pagine del diario stesso, le percezioni della piccola Anne prendono vita grazie il teatro d’ombra che amplifica significativamente la carica drammatica del testo: in quei pochi, affollati, metri quadrati di libertà, sogni e incubi si avvicendano con disarmante naturalezza, spesso assumendo le stesse sembianze. Shira Patchornik è interprete eccezionale. In un dettato vocale che è prevalentemente declamato, con un fraseggio coinvolgente e una voce acuminata Patchornik rende il massimo onore al tourbillon emotivo che il diario descrive: nel suo canto si rivive la tensione della snervante ma sempre fiduciosa attesa, ci si scioglie nel dolce conforto del ricordo d’amore, ci si sente mancare il fiato soffocati dalla morsa dell’angoscia, si viene assordati dal fragore dei sogni distrutti dalla ferocia di una realtà che non merita redenzione.

<>Il ritorno nella sala del Mollino, gremita di pubblico e soprattutto di giovani, non poteva avvenire in occasione migliore. Di questo spettacolo il Teatro Regio di Torino dev’essere fiero.


 

 

 
 
 

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